il Fatto Quotidiano, 10 settembre 2021
Gli aforismi del dott. Freud
Pubblichiamo una cernita di “Aforismi” di Sigmund Freud, in libreria con Bollati Boringhieri e la curatela di Francesco Marchioro.
Soltanto quando si studia il patologico s’impara a conoscere il normale.
Mi son sentito spesso obiettare dai miei pazienti, quando promettevo loro aiuto o sollievo per mezzo di una cura catartica: “Ma se dice lei stesso che il mio male si collega probabilmente alla mia situazione e al mio destino: a quelli lei non può certo recare alcun mutamento. In qual maniera mi vuole allora aiutare?”. Ho potuto loro rispondere: “Non dubito affatto che dovrebbe essere più facile al destino che non a me eliminare la sua sofferenza: ma lei si convincerà che molto sarà guadagnato se ci riuscirà di trasformare la sua miseria isterica in una infelicità comune. Contro quest’ultima, lei potrà difendersi meglio con una vita psichica risanata”.
I medici dovrebbero abituarsi a spiegare all’impiegato che si è ammazzato di lavoro in ufficio, o alla massaia per la quale la casa è divenuta troppo pesante, che essi non si sono ammalati perché hanno cercato di svolgere mansioni che di fatto, per un cervello civile, sono propriamente leggere, ma perché, mentre svolgevano tali mansioni, hanno trascurato e deteriorato in modo grossolano la propria vita sessuale.
Stando alla mia esperienza, sarebbe estremamente desiderabile che i direttori medici degli stabilimenti (idroterapici) si rendessero sufficientemente conto che non hanno a che fare con le vittime della civiltà o dell’ereditarietà, ma – sit venia verbo – con minorati sessuali.
Il sogno è il custode, non il perturbatore, del sonno.
Oggi forse il dimenticare ci è diventato più enigmatico del ricordare.
Con una vita sessuale normale la nevrosi è impossibile.
Il confine fra gli stati psichici definiti normali e quelli patologici è per un verso puramente convenzionale, e per l’altro così fluido che ognuno di noi rischia di sorpassarlo più volte nel corso di una sola giornata.
La nevrosi ossessiva non è che la caricatura, per metà comica e per metà tragica, di una religione privata.
Il contrario del gioco non è ciò che è serio, ma ciò che è reale.
Già gli antichi dicevano che il coito è una piccola epilessia.
L’uomo preistorico è anche nostro contemporaneo.
Un forte egoismo instaura una protezione contro la malattia; tuttavia, prima o poi bisogna ben cominciare ad amare per non ammalarsi.
I bambini più smaccatamente egoisti possono diventare i cittadini più generosi e più disposti al sacrificio; la maggior parte degli apostoli della pietà, dei filantropi e degli zoofili erano originariamente piccoli sadici e tormentatori di animali.
Considerati in base ai nostri inconsci moti di desiderio, altro non siamo, come gli uomini primordiali, che una masnada di assassini.
L’inconscio di tutti gli esseri umani è pieno di desideri di morte, che talvolta sono anche diretti contro persone peraltro amate.
L’uomo è un animale che (non) vive in gregge… è piuttosto un animale che vive in orda, un essere singolo appartenente a un’orda guidata da un capo supremo.
La psicoanalisi ha messo la parola fine alla bella favola dell’asessualità dell’infanzia.
La vita, così come ci è imposta, è troppo dura per noi… Tre sono forse i rimedi di questo tipo: diversivi potenti, che ci fanno prendere alla leggera la nostra miseria; soddisfacimenti sostitutivi, che la riducono; sostanze inebrianti, che ci rendono insensibili a essa.
Non tutti gli uomini sono degni d’amore.
Tutti i nevrotici, e molti oltre a loro, si scandalizzano del fatto che inter urinas et faeces nascimur.
Seguendo il noto detto di Kant, che accosta la coscienza morale dentro di noi al cielo stellato, un essere pio potrebbe volgersi a venerare queste due cose come i capolavori della creazione. Le stelle sono magnifiche, ma, per quanto riguarda la coscienza morale, Dio ha compiuto un lavoro disuguale e mal fatto, poiché la grande maggioranza degli uomini ne ha ricevuta soltanto una quantità modesta o addirittura talmente esigua che non vale la pena di parlarne.
Le cose, una volta venute al mondo, tendono tenacemente a restarvi. Talora verrebbe perfino da dubitare che i draghi preistorici si siano davvero estinti.
Certo, ammettiamo che alla fine si deve morire, ma questo “alla fine” riusciamo a collocarlo in una lontananza smisurata.
©2021 Bollati Boringhieri editore, Torino