La Stampa, 10 settembre 2021
Londra non vuole i migranti che attraversano la Manica e Parigi s’arrabbia
La Gran Bretagna minaccia di rimandare indietro i migranti che attraversano il canale della Manica, respingendo le imbarcazioni degli scafisti verso la costa francese. A Parigi, il governo reagisce duramente, accusa Londra di violazione del diritto del mare e di mancato rispetto degli impegni presi. Mentre salgono le tensioni tra i due Paesi, le organizzazioni umanitarie accusano il governo britannico di mettere a repentaglio vite umane in uno dei tratti di mare più trafficati e pericolosi al mondo.
La ministra dell’Interno Priti Patel, falco del Partito Conservatore che tiene una linea durissima sull’immigrazione benché sia lei stessa figlia di immigrati, è sotto pressione a fronte di un marcato aumento del numero di imbarcazioni arrivate a Dover. Quest’anno finora circa 14 mila persone hanno attraversato la Manica, secondo una stima dei media inglesi, rispetto alle 8.500 dello scorso anno. Sono numeri non altissimi se paragonati ai flussi migratori di altri Paesi, ma la lotta all’immigrazione è uno dei cavalli di battaglia dei Tory, tanto più dopo la Brexit.
E cosí Patel ha lasciato filtrare alla stampa inglese l’intenzione di respingere alcune delle imbarcazioni di migranti: una politica selettiva, da applicare solo in determinate circostanze e solo con l’autorizzazione di Patel in persona.
La polizia di frontiera sta completando l’addestramento, che va avanti da alcuni mesi, su nuove tecniche per effettuare l’operazione. Londra minaccia inoltre di revocare il contributo britannico di 54 milioni di sterline (circa 60 milioni di euro) destinato a finanziare i controlli francesi alla partenza, parte di un accordo bilaterale siglato a luglio.
La replica di Parigi non si è fatta attendere. «La Francia non accetterà nessuna pratica contraria al diritto del mare, né alcun ricatto finanziario», ha detto il ministro dell’Interno francese, Gérald Darmanin, all’indomani di un faccia a faccia con Patel a Londra durante la riunione dei ministri degli Interni del G7. Ha invitato la sua omologa a mantenere gli impegni presi, pena il rischio di compromettere «la cooperazione tra i nostri ministeri». Il deputato francese eletto a Calais, Pierre-Henri Dumont, ha definito il piano «indegno» e ha aggiunto: «Brexit significa lasciare l’Unione Europea, non lasciare la comunità internazionale».
Le associazioni umanitarie si sono unite al coro di critiche. Steve Valdez-Symonds, direttore di Amnesty International UK per i diritti dei migranti e dei rifugiati, ha dichiarato: «Il piano di respingimento del governo è insensato, pericoloso e quasi certamente illegale». Ma per il governo, il piano rispetta il diritto internazionale e il respingimento verrà applicato solo in circostanze specifiche (specifiche, ma non specificate, almeno per ora). Un portavoce di Downing Street ha assicurato che qualunque misura sarà «rispettosa del diritto internazionale e della nostra normativa interna».