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 2021  settembre 10 Venerdì calendario

Le mille panchine di Mou

José Mourinho è pronto per la festa delle sue mille panchine, domenica sera all’Olimpico, con la sua Roma contro il Sassuolo. Fin qui è stato un anfitrione perfetto: schietto come sempre ma gentile nei modi, interessante nell’analisi senza mai (s)cadere nella provocazione fine a sé stessa. Lontano da quel Mou che, ad esempio, nel Real Madrid stressò tutti – gli avversari ma anche i suoi – come ha recentemente raccontato Gerard Piqué, che non riconosceva più Guardiola alla fine della battaglia omerica nella Liga. Lo dicono in molti, tra i vecchi frequentatori interisti: non sembra più Mou. Vorrebbe essere una critica, in realtà è un complimento. Come dice lui stesso: è maturato. Non si hanno 58 anni per caso. Ha capito che Roma ha bisogno più di pompieri che di incendiari, visto che da queste parti Nerone è già passato. Se ci sarà bisogno, lo farà in futuro. Adesso tiene il basso profilo e aspetta.
La partita di domenica sera, in questo senso, sarà un formidabile banco di prova. Le Nazionali, che hanno sempre scatenato la protesta del portoghese per la loro invadenza, rischiano di togliere parecchi invitati alla festa: Mancini, Zaniolo, Pellegrini e Viña potrebbero saltare la partita o non essere al top per gli acciacchi rimediati lontano da Trigoria. La conferenza stampa pre-partita rischia di essere esplosiva. Chissà se Mou sparerà ad alzo zero o si farà prendere dall’amarcord. Mille panchine non sono da tutti e da nessuno è la sua media punti: 2,11 a partita (in serie A è ancora più alta: 2,20) con 637 vittorie, 205 pareggi e 157 sconfitte. Lo storico del calcio Massimo Perrone ne ha vivisezionato la carriera: 1,9 media punti al Benfica (dove tutto iniziò con una sconfitta 0-1 contro il Boavista, il 23 settembre 2000, aveva preso in corsa il posto di Heynckes); 1,7 all’Uniao Leiria; 2,31 al Porto; 2,12 al Chelsea; 2,1 all’Inter; 2,31 al Real Madrid; 1,97 al Manchester United; 1,75 al Tottenham; 3 alla Roma (4 partite e 4 vittorie tra campionato e Conference League). Ma sarebbero numeri freddi senza 8 scudetti (in Portogallo, Italia, Spagna e Inghilterra) e 17 Coppe.
Mou a Roma si trova a casa. Anzi, ha trovato casa e, come capita spesso con lui, a volte suo malgrado, è stata anche e soprattutto materia di gossip. Prima si è parlato di Palazzo Taverna, tra Castel Sant’Angelo e piazza Navona, magione ideata nel 1405 dall’arcivescovo Giordano Orsini. Poi è uscita la notizia dell’affitto ai Parioli, vicino ai Friedkin, in un’altra specie di castello (più moderno) di proprietà dell’ex giallorosso Alberto Aquilani. Decine di chilometri da Trigoria, ma se ne occuperà un autista messo a disposizione dalla Roma.
Chi pensa a un Mourinho più vip e meno sul pezzo del solito, però, commetterebbe un errore. Gli allenamenti a l centro sportivo sono più intensi, più duri e più lunghi di quelli della precedente gestione. La preparazione delle gare è minuziosa e la Roma ha già dimostrato, a suon di gol, di saper affrontare avversari che giocano a viso aperto come la Fiorentina o che parcheggiano il bus davanti alla porta come la Salernitana. In più, come ha detto il g.m. Tiago Pinto è più facile presentarsi in una trattativa di mercato portando con sé un biglietto da visita con sopra scritto: José Mourinho. L’arrivo di Tammy Abraham ne è l’esempio più lampante: ha accettato di lasciare la Premier League anche perché aveva la garanzia di essere allenato da un top-trainer.
La stagione giallorossa, per ora, è fatta solo di vittorie: una striscia di 4. Nella sua carriera fatta di 1000 panchine, Mou non ha mai iniziato con 5 successi di fila. In questo pensiamo che José non sia cambiato. Di sicuro toccherà ferro se qualcuno avrà il coraggio di riferirgli la statistica in sospetto di gufata.