ItaliaOggi, 9 settembre 2021
Nel nuovo aeroporto di Berlino non funziona quasi niente
Perché i tedeschi hanno un problema con le opere pubbliche, non riescono a finirle in tempo e costano almeno il doppio del previsto? Sarei dovuto partire dal nuovo aeroporto di Berlino il giorno dell’inaugurazione, nove anni dopo il previsto, lo scorso 1°novembre, e rinunciai all’ultimo momento a causa del Covid. Sono partito a luglio per un breve viaggio a Roma.
Lo scalo è triste, la tinta dominante è il bruno, nello stile chiamato brutalismo che, credo, sia fuori moda da anni. I display con le informazioni dei voli sono pochi e bisogna cercarli. Io ho dovuto informarmi da una poliziotta per sapere dove andare.
Per raggiungere il mio gate ho percorso a piedi circa un chilometro e 200 metri, mi ha informato il cellulare, i tapis roulant erano fuori servizio. Anche al ritorno tre giorni dopo. La sala d’attesa era tra due gate, sempre senza display. Il mio volo ha cambiato gate, e l’ho scoperto per caso, alzandomi per andare a controllare.
Piccole magagne, dopo i problemi che hanno ritardato l’inaugurazione di otto anni, ma incomprensibili. E a proposito dei controlli, avevo il certificato del doppio vaccino, non in verde, e un modulo di 5 pagine con tutti i dati, ma nessuno mi ha controllato.
L’aeroporto è nato male ma non è un caso unico. La Corte dei Conti europea ha già mostrato il cartellino giallo alla Germania per il ritardo del tunnel sotto il Baltico dall’isola di Fehmarn all’isola di Lolland, in Danimarca. La galleria, lunga 17,6 chilometri, per i treni e il transito di auto e camion, ridurrebbe il tempo di percorrenza di circa mezz’ora.
I danesi sono al lavoro e rispettano le scadenze, i tedeschi non hanno ancora cominciato. Si continua a litigare perché il progetto sarebbe pericoloso per la natura. I costi previsti nel 2011 intorno a 5,5 miliardi di euro, già sei anni fa erano saliti a nove miliardi. Per rifarsi con i pedaggi ci vorranno 50 anni. Non è il tunnel a mettere in pericolo animali e piante, ma dovranno essere costruiti nuovi ponti e allargata l’autostrada dal Baltico a Amburgo.
I lavori per la nuova stazione di Stoccarda sono iniziati il due febbraio del 2010, dovevano essere completati entro il dicembre del 2019, ma si rinvia di continuo, ed ora la nuova data è prevista per la fine del 2025. Il progetto risale al 1995 e il costo in marchi era pari a 2,5 miliardi di euro, nel 2010 era salito a 4,1 miliardi, nel gennaio del 2018 si era già a 8,2 miliardi. Oggi siamo oltre i 10 miliardi. Il record dell’aeroporto di Berlino è battuto.
Colpa dei politici megalomani (e della speculazione). All’inizio si prevedeva di trasformare la stazione di testa in una stazione di transito sotterranea, come è stato fatto a Bologna, per accorciare i tempi tra Parigi e Monaco. Poi, la stazione si è trasformata in un mega progetto che ha sconvolto il cuore di Stoccarda, provocando proteste popolari.
Anche progetti più modesti sono in ritardo. Il tunnel dello Starnbergsee, vicino a Monaco, lungo 1,7 chilometri, procede a rilento dal 2017, doveva essere completato entro il 2026, ma non si farà in tempo. Doveva costare 200 milioni di euro, siamo arrivati a 320. Colpa della burocrazia, a quanto pare.
In un’intervista alla WirtschfatsWoche, il settimanale economico, Klaus Schmidt, professore di economia sociale all’università di Monaco, indica quatto cause che bloccano i progetti pubblici. All’inizio, per motivi di opportunità politica, i costi previsti sono calcolati troppo ottimisticamente, lontani dalla realtà.
Lo Stato sopravvaluta le proprie capacità di controllare i lavori e non si affida a imprenditori privati, con maggiore esperienza. «Le grandi imprese», ha detto Schmidt, «sono più efficienti e hanno personale preparato».
Terza causa, le misure da rispettare, il che è giusto, ma scatena la puntigliosità dei burocrati, che continuano a porre ostacoli ai lavori. Infine, il progetto viene affidato spesso a chi presenta il preventivo più economico, ma senza controllare le sue reali capacità. I lavori sono disastrosi, ma intervenire dopo per porre rimedio non sempre è possibile. È quanto avvenuto all’aeroporto di Berlino. I lavori sono stati suddivisi tra varie imprese, anche per motivi politici. Se una compie errori blocca anche le altre.