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 2021  settembre 09 Giovedì calendario

I 60 anni di Brembo

Viviamo in un’epoca in cui tutto scorre velocemente, un mondo dove ognuno sembra costretto a correre perdendo di vista che nei momenti più importanti bisogna saper frenare. Vale nella vita, vale soprattutto nelle corse motoristiche.
Quest’anno compie 60 anni un’eccellenza italiana conosciuta in tutto il mondo, cuore pulsante della nostra industria e simbolo della laboriosità e dinamicità bergamasche. Una realtà che negli anni non ha mai smesso di crescere diventando leader mondiale degli impianti frenanti. Stiamo parlando ovviamente di Brembo, fiore all’occhiello del Made in Italy. La storia di successo di questa realtà ha inizio nel 1961, quando Emilio Bombassei e Italo Breda fondano una piccola officina meccanica a pochi chilometri da Bergamo. La svolta arriva però nel 1964 quando, e raccontarlo sembra un capitolo di un romanzo, un camion che trasportava freni a disco prodotti in Inghilterra per Alfa Romeo si ribalta in autostrada e la Casa del Biscione, preoccupata che l’incidente possa avere causato danni ai freni, chiede proprio a Brembo (che allora non aveva ancora questo nome) di controllarli e ripararli. La genialità dei tecnici italiani li porta a studiarli e a proporre ad Alfa Romeo nuovi freni più avanzati e meno costosi rispetto a quelli d’Oltre Manica.
Da questa brillante intuizione, nasce una favola imprenditoriale. In poco tempo, Brembo diventa la prima azienda in Italia a produrre dischi freno auto e il primo cliente è proprio Alfa Romeo. Dopodiché, l’azienda si espande decidendo di cimentarsi nel mondo degli sport motoristici. È il 1975, l’anno del famoso incontro con Enzo Ferrari, organizzato grazie al rapporto di stima tra un giovane Alberto Bombassei e il figlio del Drake, Piero Ferrari. Incontro che permise l’ingresso direttamente nell’olimpo del Motorsport con una piccola fornitura di dischi in ghisa al team di Maranello. Ma Brembo cerca altre e nuove sfide, dna imprenditoriale della famiglia che fa dell’innovazione e del non fermarsi mai il proprio credo. Nella seconda metà degli anni ’80, infatti, nelle officine Brembo vede la luce la prima pinza monoblocco anche per la Formula 1, oggi realizzata in lega di alluminio nichelata, lavorata partendo da un blocco unico di materiale. Nello stesso periodo l’azienda inizia a produrre dischi in carbonio per le monoposto del campionato che vanno a sostituirsi a quelli in ghisa.
Proprio in F1 il gruppo Brembo fornisce ora la gran parte di team con componenti idrauliche (pinze in alluminio litio, pompe e Brake by Wire – BBW – il sistema di ripartizione elettronica della frenata) e materiali di attrito (dischi e pastiglie in carbonio). Ma oltre alla semplice fornitura c’è un rapporto di continuo scambio di informazioni e dati con i team e con i piloti stessi, che richiedono impianti frenanti personalizzati. Come sono lontani i tempi dei pionieri, quando quel coraggioso e formidabile cavaliere del rischio di Tazio Nuvolari affermava: «Freni? A cosa servono i freni? Non saprei dire, non è che li abbia usati un granché». Si sbagliava.
Per Brembo, il mondiale in corso che da oggi accende i motori a Monza rappresenta il 47° campionato di fila. Un impegno che non ha mai fatto mancare, suggellato dagli oltre 500 titoli mondiali vinti nel Motorsport. Legame strettissimo che ha reso la Formula 1 sempre più sicura e l’azienda bergamasca celebre nel mondo per qualità e livello di innovazione. Brembo vanta infatti oltre 450 Gp vinti sui 798 disputati in Formula 1 in 47 anni di attività (799 qui a Monza in questo week end, a Sochi dunque il n° 800). Di questi, oltre 185 Gp sono stati vinti soltanto con la Scuderia Ferrari, a cui si aggiungono 14 Mondiali Costruttori e 9 mondiali piloti con freni Brembo. Numeri da capogiro pensando che tutto è partito da una piccola officina e da una grande intuizione: migliorare i freni recuperati da un camion incidentato in autostrada.
Ora Brembo conta oltre 12.000 collaboratori, opera in 15 paesi di 3 continenti, con 26 siti produttivi e sedi commerciali. Ma è nell’area bergamasca che si concentra il cuore produttivo dell’azienda, che in Italia ha più di 3.000 dipendenti. La sede centrale è a Stezzano. A Curno, a meno di 10 km di distanza, si concentra la maggior parte degli stabilimenti produttivi tra cui quello dedicato al Racing. È qui dove la squadra composta da poco più di 200 persone, con a capo l’ingegner Mario Almondo, lavora per fornire i freni alle monoposto di Formula 1 e al Motomondiale, mentre a Mapello, sempre nella stessa area bergamasca, sorgono la fonderia di ghisa e la fonderia di alluminio. Un lavoro certosino ma anche prolungato nel tempo, se si considera che per produrre un singolo disco anteriore in carbonio di un sistema frenante di F1 occorrono fino a 9 mesi. Però vale la pena aspettare. E Nuvolari si sbagliava. Frenare è importante. Sempre. Nella vita e in pista.