Il Messaggero, 9 settembre 2021
Perché si uccide, spiegato da Lucarelli e Picozzi
«L’uomo uccide e sempre ucciderà. Mettiamocelo bene in testa». Parola di Carlo Lucarelli che oggi torna in libreria con Massimo Picozzi, firmando Nero come il sangue. Storia dell’omicidio dalla Rivoluzione francese ai giorni nostri (Solferino, pp.496 19). È il primo di quattro volumi per una vera e propria enciclopedia dell’omicidio, un ambizioso progetto editoriale – anticipato dall’omonimo podcast su Audible per narrare l’evoluzione della nostra società attraverso il crimine per moventi personali, dall’ira alla gelosia. Un narratore-conduttore tv, Carlo Lucarelli (in procinto di concludere il nuovo romanzo e tornare in tv con la seconda stagione de Il cuore nero delle fiabe) e uno psichiatra-criminologo, Massimo Picozzi, per un sodalizio professionale che va avanti dal 2003 (Serial killer. Storie di ossessione omicida, Mondadori), un successo nato dalla mescolanza fra l’arte del cantastorie con il mestiere del profiling, aizzando il brivido del pubblico.
Nell’arco di venti capitoli, gli autori (intervistati al telefono per questa anteprima) seguono il modus operandi di celebri serial killer e assassini in epoca contemporanea – da Jack lo Squartatore a Ted Bundy, da Charles Manson a O.J. Simpson illustrandone gli omicidi, seguendo le indagini sino alle sentenze in tribunale. E mentre a Venezia approda fuori concorso La scuola cattolica (tratto dal romanzo di Edoardo Albinati, vincitore del Premio Strega) fra le pagine spunta il mostro del Circeo: «Uno psicopatico senza alcuna attenuante afferma Picozzi – se esiste un’incarnazione del male è Angelo Izzo».
Com’è nato questo progetto?
Carlo Lucarelli: «Una vera e propria enciclopedia degli omicidi non era mai stata realizzata. L’idea è di Massimo Picozzi, una fucina di idee criminali, in senso buono naturalmente».
Massimo Picozzi: «Hai fatto bene a specificarlo!».
Parlate di una pornografia dell’orrore. Cos’è?
CL: «Rimanda alla logica del giallo, un mistero che ci sconvolge e attrae. Del resto, prima ancora del gossip c’erano i settimanali sugli omicidi. C’è chi va a vedere un dipinto e chi si reca sui luoghi degli omicidi eclatanti, non c’è nulla di male ma bisogna stare attenti a non perdere il controllo».
Il male esiste?
CL: «Da Caino in avanti, il mondo non cambia. Il male c’è».
MP: «Personalmente ho stilato una perizia di Angelo Izzo, il mostro del Circeo, dopo l’uccisione di Maria Carmela Linciano e Valentina Maiorano, nell’aprile del 2005. Se esiste un’incarnazione del male, è lui, Angelo Izzo».
Anche voi avete sentito il richiamo del male?
CL: «Scrivendo romanzi poteva capitare. Ma da quando sono iniziate le riprese di Blu Notte, guardando le foto e parlando con le vittime, non più».
MP: «Mai, perché non ho mai incontrato un genio del crimine. Non esiste un Hannibal Lecter, semmai ho visto la banalità del male, la mediocrità di chi uccide senza pietà».
I femminicidi ci sono sempre stati?
CL: «Assolutamente. Femminicidio è una parola bruttina ma serve a dare un nome, a vedere finalmente le vittime. Oggi abbiamo il tasso degli omicidi più basso dall’unità d’Italia eppure le donne continuano a morire».
Non c’è rimedio?
MP: «Serve una vera rivoluzione culturale per non far percepire più le donne come esseri inferiori. Pensi al DDL Zan, sarà utile per sensibilizzare ma non è abbastanza, bisogna partire dalle scuole».
Ma il cosiddetto raptus omicida, esiste?
MP: «Il termine raptus in criminologia non esiste. Purtroppo, ad alcuni giornali piace fare spettacolo».
E la storia del serial killer che si vuole far prendere dalla polizia?
MP: «Una menzogna bella e buona».
Quale serial killer vi ha colpiti maggiormente?
CL: «La storia che mi ha affascinato è quella di Jack Unterweger, lo Strangolatore di Vienna, l’unico scrittore nell’elenco dei serial killer».
MP: «Donato Bilancia, perché un delitto dopo l’altro ha cambiato stile e modus operandi. Se non avesse commesso errori, sarebbe stato impossibile stilarne un profilo».
E talvolta si incolpa la vittima. Perché?
CL: «Si chiama victim blaming, quell’odioso se l’è andata a cercare per via di un atteggiamento o di una gonna troppo corta. Serve a coprire i cattivi e l’ignavia dei buoni».
Avete inserito anche il caso Gucci. Un richiamo al film di Ridley Scott?
CL: «Ma non solo. L’uccisione di Maurizio Gucci è un caso giallo da manuale».
MP: «È poi c’è Patrizia Reggiani, la mandante, che viveva in cella con un furetto e un pappagallo e ha ucciso per non perdere il suo status economico. Altroché fiction, la realtà fa davvero paura».