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 2021  settembre 08 Mercoledì calendario

Bitcoin per far diventare El Salvador il paradiso delle criptovalute

Vuoi un caffè? Bitcoin. Il mutuo per comprare la casa? Bitcoin. Devi pagare le tasse? Bitcoin. Da ieri El Salvador funziona così, disguidi tecnici dell’esordio a parte, perché il paese dell’America centrale un tempo famoso soprattutto per la crudeltà della guerra civile che lo aveva insanguinato, è diventato il primo al mondo ad adottare la criptomoneta come divisa ufficiale. Al punto che la gente, almeno quella che ci crede, già usa i bitcoin presi dal portafoglio elettronico «Chivo», ricevendo in cambio una gentile mancia di incoraggiamento dal governo di 30 dollari.
L’idea è venuta al presidente Nayib Bukele, un millennial quarantenne eletto a sorpresa nel 2019 dalla gente stanca di povertà e violenza. Nel giugno scorso il cripto imprenditore Jack Mallers aveva organizzato una conferenza a Miami, intitolata «Un piccolo passo per bitcoin, un balzo gigante per l’umanità», parafrasando le parole di Neil Armstrong sulla Luna. Poco dopo era intervenuto Bukele, annunciando che El Salvador avrebbe adottato la criptomoneta come divisa ufficiale, insieme al dollaro: «Le grandi idea sono belle e hanno enorme potere».
La sua idea è che bitcoin potrebbe aiutare il paese di 6,5 milioni di abitanti, molto indebitato, a saltare un’intera generazione e lanciarsi direttamente nel futuro. La criptomoneta dovrebbe favorire le rimesse da circa 6 miliardi di dollari mandate a casa ogni anno dai salvadoregni emigrati negli Usa, per sostenere le loro famiglie senza pagare commissioni. Poi dovrebbe facilitare i pagamenti, e avvicinare alle attività finanziarie persone che non hanno neppure accesso a internet, in un paese dove il 70% della forza lavoro opera in contanti nel mercato sommerso e non ha un conto in banca. Infine il vero retropensiero di Bukele è quello di poter attirare gli investimenti della comunità cripto, adottandola prima degli altri e facendole pubblicità.
L’esperimento era iniziato nel 2018 a El Zonte, villaggio sull’Oceano Pacifico amato dai surfisti, che aveva adottato Bitcoin Beach per le transazioni. Ora però si è trasformato in un’impresa nazionale, e per lanciarla il governo ha investito oltre 225 milioni di dollari, presi dal gettito fiscale. La nuova legge stabilisce che tutte le imprese devono accettare la criptomoneta come pagamento. Lo stato ha creato un portafoglio digitale chiamato «Chivo», grosso modo «fico» nello slang locale, offrendo 30 dollari di mancia a chi lo scaricherà. Quindi ha costituito un fondo da 150 milioni di dollari per facilitare la conversione con bitcoin. I salvadoregni potranno prelevare i fondi cripto in contante da 200 bancomat appositi, e in 50 centri di consulenza.
Ieri mattina c’è stato subito qualche intoppo tecnico con l’app. Però Bukele non si è perso d’animo, ha sospeso le operazioni per aggiustare i «glitch», e ha approfittato del calo del 17% dei bitcoin, provocato in buona parte dalle sue iniziative, per acquistarne altri 150. Così al momento il governo di El Salvador ne possiede 550, quasi 22 milioni di euro.
Il 65% dei cittadini non condivide l’iniziativa, e l’Fmi ha avvertito che potrebbe aiutare il riciclaggio. I critici poi sottolineano che le oscillazioni abituali delle criptomonete potrebbero mettere in ginocchio i risparmiatori e il paese. Bukele però crede di non avere molto da perdere, e quindi ha scommesso su bitcoin. —