La Stampa, 8 settembre 2021
In America le ragazze studiano di più
Di questo passo, non ci sarà nulla che aiuterà le pari opportunità più della stoltezza dei ragazzi. Almeno in America, dove si iscrivono all’università e si laureano sempre meno delle ragazze. Così quello che la società ha tolto alle donne nel mondo del lavoro per pregiudizio, sarà costretta a restituirlo per necessità, visto che non ci saranno più abbastanza uomini per occupare i posti migliori.
La notizia, rilanciata dal Wall Street Journal, viene dalla National Student Clearinghouse, un gruppo di ricerca non profit, secondo cui alla fine dell’anno accademico 2020-2021, le ragazze erano il 59,5% degli studenti universitari, e i ragazzi il 40,5%. In generale le iscrizioni sono diminuite di 1,5 milioni rispetto a cinque anni fa, in larga parte per il Covid, e il 71% del declino è venuto dai maschi. La situazione peggiora ancora di più, quando si vanno a guardare i risultati degli iscritti, dove il 65% delle donne arriva alla laurea nell’arco di sei anni, contro il 59% degli uomini. Quindi non solo i ragazzi vanno meno all’università, ma quelli che alla fine decidono di frequentarla sono pure più somari delle colleghe. Siamo al punto che alcuni college, in silenzio, meditano programmi per aiutare e rilanciare la frequenza maschile.
Sarà pure un pregiudizio, ma la maggior parte dei genitori è pronto confermarlo, almeno su base empirica: le figlie sono più disciplinate, diligenti e concentrate dei figli. Magari i ragazzi le soffocano in classe perché sono più aggressivi, ma quando vai a guardare compiti ed esami, le prime stanno quasi sempre più avanti dei secondi. Ora però il problema si sta complicando, perché qualcosa spinge i maschi a mollare prima ancora di provare. Gli studiosi non sono ancora sicuri di cosa si tratti. Un po’ sono le distrazioni maggiori dei ragazzi, un po’ la voglia di cominciare a guadagnare subito, un po’ la percezione che ormai la laurea non sia così fondamentale, visto che le capacità digitali portano lontano anche senza un pezzo di carta.
Le cose però non stanno così. È vero che alcune compagnie della Silicon Valley non richiedono più l’obbligo della laurea per certe posizioni, ma negli Usa chi la possiede guadagna ancora in media almeno un milione di dollari in più rispetto a chi non ce l’ha, nell’arco dell’intera carriera. Per non parlare poi delle posizioni dirigenziali, che in molti casi non possono proprio andare a chi non ha ricevuto un’istruzione formale accademica.
Il mondo del lavoro è uno di quelli dove la disparità di genere resta più forte ed evidente. Negli Stati Uniti le donne continuano a guadagnare circa 70 centesimi per ogni dollaro intascato dai colleghi maschi con la stessa posizione e le stesse mansioni, nonostante l’Equal Pay Act del 1963 e il Lilly Ledbetter Fair Pay Act del 2009. Per non parlare poi delle differenze nei numeri dei presidenti uomini e donne, i senatori, i deputati, i ceo delle aziende, i generali delle forze armate, i direttori di giornali e tv. Dove non sono arrivate le leggi, però, potrebbe arrivare la pigrizia dei ragazzi, che evitando l’università costringeranno finalmente il mondo del lavoro a rivolgersi alle ragazze per colmare i vuoti.