la Repubblica, 8 settembre 2021
Intervista a Marco Borriello
La sua immagine whatsapp è un batman bianco a braccia larghe, sul tetto della sua casa di Ibiza: «È di un artista romano, Adrian Tranquilli. Mi piace personalizzare le mie case, amo i contrasti». Marco Borriello a 39 anni è nel board dell’Ibiza e ha deciso chi essere: «Uno sportivo, non sono uno che ama stare in giacca e cravatta».Borriello, riesce anche a vedere la Nazionale?«Sempre. L’Europeo ci ha garantito un grande rispetto internazionale.Ha elevato l’autostima degli italiani, ma non nascondiamoci: il calcio italiano non sta benissimo. La Serie A non ha tutto questo appeal. La situazione politico-economica è quella che è e il Covid l’ha aggravata, abbiamo stadi fatiscenti, è inevitabile che un grande calciatore preferisca altri campionati. Quelli più competitivi, o dove si guadagnano più soldi».Abbiamo ancora giocatori come Immobile. Che però in azzurro stenta.«Non è molto adatto al tipo di gioco che fa la squadra, ma ha vinto gli Europei sfiancando i difensori, ha lavorato per tutti. Ciro è un grandissimo, già al Genoa a 22 anni era potenza pura, sbagliava tanto ma glielo dicevo, era solo questione di tempo. Vedrete che batterà anche il record di gol di Totti in Serie A. Deve essere titolare, ma...».Ma?«Ma io Raspadori vorrei vederlo di più. Per me è un piccolo Agüero, veloce, tecnico, velenoso. Per il gioco dell’Italia può essere ideale. E poi c’è Scamacca, c’è Kean, che ha potenzialità fisiche rilevanti».Anche lui è tornato in Serie A.«Sì, ma non è un bel segnale se uno come Ronaldo decide di andare via: vuol dire che non ritiene più quella realtà adatta alla sua dimensione. La Juve ha preso una bella bastonata.Anche per l’Inter vendere Lukaku e Hakimi è un segnale allarmante: conta poco che li abbia sostituiti bene, è difficile ripetersi, quando ti privi dei migliori».Il caso più singolare è il Milan, che dagli addii non ha incassato nulla.«È la squadra che mi sta più a cuore, insieme a Genoa e Roma. Hanno fatto operazioni da un punto di vista etico bellissime. Ma a farti vincere sono i campioni, se ti lasci sfuggire Donnarumma che è un fuoriclasse, o Çalhanoglu e Kessié, anche se non campionissimi, competere diventa più difficile. Non la compri una Ferrari se hai i soldi per una Volkswagen».Soluzioni?«Il tetto salariale in Europa, altrimenti le competizioni saranno sempre più sbilanciate. Non competi con società che hanno come proprietà uno Stato, come il Qatar o gli Emirati Arabi. Se hai due dei migliori portieri al mondo, Sergio Ramos, i migliori quattro attaccanti al mondo, alla fine vinci».Qualcuno avrebbe voluto un calcio in cui le grandi giocassero solo tra loro.«Io alla Superlega non ho mai creduto. Ci hanno provato, non ce l’hanno fatta e hanno fatto una figuraccia. Non ci credevano nemmeno i miei amici proprietari dell’Ibiza né Radrizzani del Leeds. Il calcio è lo sport dei campionati nazionali, quelli che esaltano la passione della gente. Facciano pure una nuova Superchampions, ma il calcio è l’Atalanta che nelle logiche della Superlega non ci sarebbe ma poi arriva seconda».Le piace la sua nuova vita?«Smettere è stata la decisione più bella che abbia preso. Ho scoperto la libertà, avevo tante passioni anche prima ma non il tempo di curarle. Mi piacciono l’architettura, l’interior design, l’arte. E ho scoperto il padel».Anche lei?«Ne sono malato, giocherei tutti i giorni, ma con 4 operazioni al menisco devo accontentarmi di 3 volte a settimana. Miglioro, imparo. E mi atteggio».Totti lo ha sfidato?«Vedremo, se viene in Spagna. Ma presto ci saranno dei tornei tra ex calciatori, perché lo praticano in tantissimi. È uno sport che ha a che fare con la vita: riflessi, strategia, coordinazione, freddezza. Hai quattro amici, i vetri, e poi a 40 anni quando vedi un campo di calcetto ci pensi un attimo. Il campo di padel è più piccolo, meglio».Ha fatto pace col mondo del gossip?«Non abbiamo mai litigato perché non ne ho mai fatto parte: mai fatte interviste su riviste di gossip, ci finivo quando stavo con Belen, ma perché ero innamorato, e poi lei non era nemmeno famosa. Sa quanti inviti ho ricevuto? Grande Fratello, Ballando con le stelle... Io non ho mai dato corda, mi hanno fatto una pubblicità che non ho mai sfruttato. Anzi, spesso mi ha danneggiato. Bastava che non giocassi per infortunio e c’era chi pensava avessi fatto chissà cosa».Anche i suoi allenatori?«No, mai. Ma anche da giovane al martedì potresti accusare lo stress psico-fisico della partita più di altri, per una maglia pesante o per le responsabilità. Serve sensibilità, non basta un gps. Se chiedi un riposo dopo la partita un allenatore che non ti conosce pensa: a questo non va di fare un cavolo. Invece è importante che gli staff capiscano. Soprattutto per evitare infortuni. A 35 anni con Rastelli al Cagliari se chiedevo un riposo in più me lo dava, e ho giocato 36 partite da 90 minuti senza infortuni».È dell’idea di Antonio Conte, che predica l’astensione prima delle partite?«Ma è studiato. Se fai sesso prima di una partita il testosterone si abbassa.Io sono per non fare nulla per 48 ore: mangiare bene, riposare bene e avere il testosterone alto serve per una prestazione migliore».L’allenatore che l’ha valorizzata di più?«Gasperini. Con lui avrei fatto 15-20 gol a campionato. Un rivoluzionario.Vedrete, entro qualche anno porterà il portiere sulla linea dei difensori.Magari a volte litiga con i campioni, ma se sei un talento addormentato, lui ti risveglia: guardate Muriel, Ilicic, Gomez. Però devi lavorare».La Roma l’ha delusa?«A Roma mi vogliono bene, è la proprietà americana che voleva mandare via Borriello mettendomi avanti chiunque: Destro, Osvaldo, Okaka, Borini. Mi mettevano alla porta, tornavo, muto in panchina, ripartivo. Mi ha danneggiato.Dicevano “er progggetto, er progggetto”, ma poi l’unico risultato di Pallotta sono state le 10 vittorie di fila. Arrivate grazie a un gol mio».A proposito: progetti futuri?«Sto pensando di prendere lezioni di vela questo inverno, magari poi prenderò una barchetta. Le avete viste le velette sul mare di Ibiza?Irresistibili».