la Repubblica, 8 settembre 2021
Un’altra intervista a Oscar Farinetti
Mai fermo, “mai tranquil” (in piemontese), Oscar Farinetti sostiene di essersi fatto dettare l’ultimo libro dalla scimmietta che porta sulla spalla. «È lei quella inquieta, io dormo fino alle 11, sono pigro di natura». La scimmia ha scelto per Rizzoli anche il titolo: “Never quiet”, appunto. E c’è poco da stare quieti se si vuole riprendere la porzione di mondo sfarinata dalla pandemia. Bisogna muoversi, "bougè”.Farinetti, le è tornata la voglia di fare il guru?«Ma neanche un po’! Mi avete rivisto in tivù l’altra sera dopo otto mesi. La colpa è della scimmia che mi parla solo di crescita, di sfida, di urgenza e di profitto mentre io le spiego l’etica, la pazienza, la prudenza, la sostenibilità. La porto in spalla da 67 anni, ormai siamo una coppia di fatto».Oscar, sa che lei è un bel paraculo?«Ma no, chiedete ai miei amici, io davvero sono diversissimo dalla mia scimmia. Mi piace leggere, lei invece adora scrivere. Lei giudica, io se posso do una mano».Ci spiegate, lei o la scimmia, come di esce dalla “bagna”, cioè dal pantano del Covid per respirare un po’ di futuro?«L’Italia deve alzare il sedere e vendere bellezza al mondo, perché nessuno ne ha più di lei. Sento profumo di ripartenza, ma anche puzza di vecchia politica. Abbiamo avuto i peggiori, ora ci servono i migliori, quelli che hanno lasciato perdere e delegato a terzi».Veramente è “terzo” anche il presidente del Consiglio.«E qui abbiamo avuto un colpo di fortuna, o forse solo un colpo d’ala del mio amico Renzi. Perché Mario Draghi è il più bravo di tutti. Urge riforma costituzionale per permettergli di fare il capo dello Stato e del governo insieme, poi una bella riforma elettorale per andare alle urne ogni cinque anni con tre sole schede: Parlamento, Regione e Comune. Basta con i politici in comizio perenne. O pensano a loro, o a noi».Oscar Farinetti riformatore del mondo?«Ma no, io ne ho già di cose da fare… Parliamo di numeri?»Parliamone.«Oggi in Italia arrivano 50 milioni di turisti stranieri all’anno, come a Manhattan. Pochi! Bisogna raddoppiarli. Ancora: l’Italia esporta 40 miliardi di cibo all’anno. Pochi! Anche qui, ne servono un centinaio. Due cifre facili da ricordare: 100 più 100».Vendere bellezza è come vendere peperoni e alici?«Ma è la stessa cosa!L’inconfondibile bellezza italiana si chiama cibo, arte, cultura, paesaggio, moda, automobili.Nessuno come noi. Ma per rimettere l’Italia al centro del pianeta serve il meglio della politica, dell’imprenditoria, del lavoro, della cultura, dei media.Dobbiamo vendere bellezza al 99,17 della Terra, dal momento che l’Italia ne rappresenta solo lo 0,83.Siamo un puntino, però meraviglioso anche se sfrutta meno del 10 per cento delle sue potenzialità».Può cortesemente domandare alla scimmia cosa non dovremmofare?«Essere sovranisti, perché il sovranismo è antipatico e non fa vendere. Trump era antipatico, Orban è antipatico. L’ultima cosa di cui ha bisogno il nostro paese, per risorgere anche economicamente, è il sovranismo. Il quale, però, secondo i sondaggi sarebbe ora il partito più votato e questo è tremendo, porterebbe solo danni. E smettiamo di sprecare soldi col reddito di cittadinanza, puntiamo invece sul lavoro vero».A proposito di danni: il progetto Fico a Bologna le sta costando un bagno di sangue.«Infatti la scimmia non era mica d’accordo. Forse dovevo ascoltarla perché lei punta solo all’alto profitto, se ne frega abbastanza dell’etica. Ma adesso ritroveremo la rotta: Fico sarà la Disneyland del cibo».Che ci dice invece di Green Pea?Il “pisello verde” del Lingotto funziona?«Sferico come il pianeta, verde come la natura. Funziona sì! Al mondo non esiste un simile luogo di commercio ecosostenibile».Dalle lavatrici al formaggio di fossa, lei pensa solo a fare soldi facendo bella figura?«Oh no, perché quando ne hai per vivere non te ne servono di più. Io ho creato lavoro, spesso azzeccando e qualche volta sbagliando, ma per il made in Italy credo di avere fatto qualcosa di importante. Eataly ha 42 punti vendita in 17 paesi, quando abbiamo aperto sulla Quinta Strada ci davano dei matti. Ricordo che la sera mi facevano compagnia solo Giovanna Botteri, il suo direttore e quel giornalista con le bretelle».Però quando siete sbarcati a Tokyo, forse la scimmia avrebbe dovuto urlare no.«All’inizio, è vero, siamo partiti male. È stata una cazzata aprire prima in Giappone e poi negli Usa, avremmo dovuto fare il contrario ma ero troppo pieno di me. Poi le cose sono cambiate, ci siamo imparentati con Matsui e abbiamo appena aperto a Ginza, cioè la Quinta Strada di Tokyo».A che velocità riparte il mondo?«Rapidissimi Oriente e States, più lenta l’Europa che resta il vecchio continente in tutto».Lei e la scimmia che idea vi siete fatti del futuro?«Sarà all’altezza del passato costruito dai nostri nonni. Ce la faremo, lo dice la storia che da Traiano al dopoguerra è sempre stata ciclica per l’Italia. Ogni tanto, per fortuna nasce qualche genio.La vera speranza sono i ragazzi con meno di trent’anni perché sono già nati nella merda, con rispetto parlando, e hanno capito come nuotare per uscirne».