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 2021  settembre 08 Mercoledì calendario

Intervista ad Alice Pavarotti, figlia del Maestro

Dal papà dice di aver preso la determinazione e la testardaggine. Dalla madre uno degli insegnamenti più importanti: credere nei suoi obiettivi. «Per quanto riguarda l’aspetto, invece, penso di essere un bel mix tra loro, anche se probabilmente assomiglio di più a mio padre».
Alice Pavarotti ha 18 anni. Lunedì, nel parco della Casa Museo di Santa Maria Mugnano nel Modenese – «sicuramente è il luogo che me lo fa sentire più vicino» – per la prima volta ha presentato con Nek il concerto per il 14° anniversario della scomparsa di Luciano Pavarotti: il suo papà. «I momenti più emozionanti sono stati l’apertura, quando mi sono trovata il pubblico davanti: alle prove c’erano solo le sedie! E poi la chiusura, quando sul palco sono saliti tutti gli artisti. È stata una serata emozionante. Ci tenevo a viverla in modo diverso rispetto agli altri anni. Non più solo da spettatrice: desideravo esserne parte», racconta per telefono la figlia del tenore e di Nicoletta Mantovani, mentre sceglie i ricordi di quel padre che era di tutto il mondo, ma anzitutto suo.
«Quando è mancato avevo quattro anni. Ho ricordi bellissimi e precisi e sono legati alla quotidianità: banalissimi pranzi o cene in famiglia, tanto affetto da entrambi i miei genitori, loro che mi tengono in braccio o noi che giochiamo. E poi le vacanze, per esempio quando andavamo alle Barbados, queste spiagge e tramonti spettacolari, e sempre, ancora, tanti momenti semplici e bellissimi».
In casa padre e figlia dipingevano insieme. «Tra le tante cose che sapeva fare c’era pure quello. E io spesso gli facevo compagnia e con le mie mani imbrattavo le tele con lui». Mentre è un ricordo indotto, perché glielo raccontano gli altri, di quando durante le audizioni scendesse giù dalle sue ginocchia se il cantante di turno non gli piaceva. «Seguirlo alle prove era sempre un momento divertente, questo lo ricordo bene».
Alice non ha mai vissuto male il fatto di essere la figlia di un personaggio così famoso. «Per me è sempre stato un grande onore. Non ho mai pensato di vivere sotto i riflettori, non mi sono mai preoccupata di quello che potevo dire o non dire. Con i miei compagni di scuola non l’ho mai sbandierato, per pudore, ma se mi chiedevano di lui ne parlavo con tranquillità».
A giugno si è diplomata con 100 al liceo classico Marco Minghetti di Bologna. Adesso sta per cominciare i corsi di Sviluppo e cooperazione internazionale. «In fondo penso che anche questo tipo di interesse mi arrivi dalla sensibilità di mio padre». E per certo, non ha mai pensato di intraprendere la carriera artistica. «Era lontanissima dalla mia vita fino a martedì! Ho studiato il copione per settimane. Mia madre era molto contenta, la serata le è piaciuta e immagino sia stata anche orgogliosa di me. Spero... Perché è la donna più speciale che io conosca, la migliore madre che potessi desiderare. Senza di lei non ce l’avrei fatta. L’anno scorso si è risposata con Alberto: è stato un matrimonio bellissimo. Penso che papà avrebbe voluto che fosse felice come è adesso».
L’opera le piace, l’ha respirata appena nata, il pianoforte l’ha abbandonato alle scuole medie, però ha la sua vera passione è il rock. Ecco perché ama soprattutto certi duetti dei Pavarotti & Friends. «Tra tutti preferisco quelli con Dolores O’Riordan, con Céline Dion e la Viva Forever con le Spice Girls: pazzeschi, meravigliosi».
Del papà conserva ancora i cappelli. «Ho una marea di panama nella mia stanza, gli altri sono nella Casa Museo». Se oggi qualcuno le chiedesse chi era Luciano Pavarotti risponderebbe così: «Era un grandissimo cantante lirico, ma anche una persona meravigliosa, generosa, dal cuore grande. Certo, avrei voluto che fosse presente in tanti traguardi importanti della mia vita, dall’esame di terza media alla maturità. Ma so che lui è con me. Anche se non fisicamente, sento che mio padre è sempre con me».