Avvenire, 7 settembre 2021
Chi è il generale Faiz Hameed, eminenza grigia del Pakistan
È considerato l’eminenza grigia del Pakistan, dove guida l’Isi, acronimo inglese di Inter-Services Intelligence. Il generale Faiz Hameed si è recato sabato scorso a Kabul a capo di una delegazione militare per «discutere delle future relazioni bilaterali» con l’Afghanistan. Sarebbe stato credibile se non fosse che la visita è coincisa con le complicazioni sorte, all’interno dei taleban, sulla formazione del nuovo governo. Un bel colpo d’immagine per un uomo arrivato poco più di due anni fa al vertice dell’Isi. Nel giugno 2019, la nomina di Hameed a capo dell’agenzia che si pone come unico garante degli interessi nazionali del Pakistan aveva sollevato più di un interrogativo, essendo giunta solo otto mesi dopo quella del suo predecessore, il generale Asim Munir. Secondo gli esperti, la scelta dell’allora capo del controspionaggio era voluta dal capo dell’esercito pachistano, il generale Qamar Javed Bajwa. La carriera dei due ufficiali si era intrecciata attorno agli anni 2010-2015, quando il primo era un brigadiere distaccato come capo di Stato maggiore presso il 10° corpo di Rawalpindi, mentre Bajwa fungeva da comandante sul campo. In seguito, Hameed è stato promosso maggior generale e inviato alla 16a divisione di fanteria a Pannu Aqil. Al suo ritorno a Rawalpindi, era diventato «così potente che molti lo vedevano come l’uomo principale alla guida del-l’Isi». Hameed è ben navigato in materia di mediazioni. Al generale si deve infatti l’accordo – da lui siglato a nome dell’esercito – che mise fine, nel novembre 2017, al sit-È in di protesta dei manifestanti radicali islamici del Tehreek-e-Labbaik Pakistan ( Tlp) che avevano bloccato per tre settimane la principale arteria di Islamabad. Allora, un giudice della Corte Suprema espresse – inutilmente – dubbi sulla validità giuridica di un simile accordo in cui «nessuna clausola era conforme alla legge». Di nuovo, alla fine di luglio, quando era chiaro che l’offensiva dei taleban avrebbe messo in difficoltà i piani del ritiro americano, Hameed si è recato a Washington insieme con Moeed Yusuf, il consigliere per la Sicurezza nazionale di Islamabad. Poco è trapelato dei colloqui avuti nella capitale statunitense, ma è stato osservato che i due alti funzionari non hanno potuto incontrare il segretario di Stato, Tony Blinken, allora in visita (altra coincidenza) in India. I giornali del Pakistan hanno scritto che i due avrebbero sconsigliato agli americani di ritirarsi dall’Afghanistan. Intanto altre fonti confermavano che l’Isi partecipava a tutte le fasi dell’avanzata taleban, con nuclei che operavano come “consiglieri”. Pochi giorni dopo la visita, infatti, ha destato scalpore sui social media una foto che ritraeva Hameed con il mullah Abdel Ghani Baradar. Il candidato dei taleban alla presidenza dell’Afghanistan conosce bene le trame dell’Isi, che lo aveva arrestato nel 2010, pare per sabotare un accordo con il governo di Hamid Karzai senza il beneplacito del Pakistan. Rimarrà in carcere fino al 2018 quando, su richiesta di Washington, sarà liberato. Un anno dopo, Baradar era il capo della delegazione dei taleban ai colloqui di Doha con gli Usa.