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 2021  settembre 07 Martedì calendario

Intervista a Miriam Sylla

L’ultimo punto è stato il suo, l’urlo il suo, è lei da capitana che ha sollevato la coppa, è lei che chiedeva all’intervistatrice della tv internazionale di ripetere “siete campionesse d’Europa”, una, due, cinque, dieci volte. E ogni volta Miriam Sylla sorrideva più forte, mentre la Stark Arena di Belgrado si svuotava delle sue diciottomila persone, «che altro non hanno fatto che gasarci moltissimo, anche se poi, quando vai in campo, ti estranei e diventi tutt’uno col pallone, con le compagne. Tu e la tua voglia di vincere».
In un mese esatto siete passate da Tokyo a Belgrado, dalla Serbia alla Serbia, da quella dura sconfitta all’oro europeo. Come si fa?
«Ragionando gara dopo gara, giorno dopo giorno. A Tokyo abbiamo perso, a Belgrado abbiamo vinto, ma sempre e solo partite di volley, niente di più e niente di meno».
Le tante critiche dopo l’Olimpiade erano forse conseguenza delle enormi aspettative che c’erano su di voi.
«Le aspettative le avevano i media, noi abbiamo solo lavorato e lavorato. Adesso che abbiamo vinto, è facile dire che siamo forti, le più forti del mondo. Certe critiche ci hanno colpito a livello personale. Non come giocatrici, ma come persone. Questo ci ha fatto male».
È stata una fortuna avere dopo pochi giorni una rivincita possibile all’Europeo?
«Sì, ma pensate cosa sarebbe successo se avessimo perso? Le critiche non hanno spostato nulla, comunque, e siamo andate in campo con le nostre conoscenze, la nostra consapevolezza».
La storia dei social e tutto quello che Paola Egonu ha riassunto nella parola “merda” hanno inciso in qualche modo nel vostro percorso durante l’Europeo?
«Quello che Paola ha scritto lo spiegherà lei. Noi abbiamo giocato bene a pallavolo e dentro non c’era altro».
Cosa c’era invece in quell’urlo, in quel suo ultimo punto?
«Esattamente quello: la gioia di aver messo a terra un pallone. Cose semplici come vincere o perdere e non il Mondiale 2018, la rivalità con la Serbia, la rabbia di Tokyo. Niente di tutto ciò: abbiamo vinto una partita che ci ha fatto vincere un torneo che l’Italia non portava a casa da 12 anni».
Tra un anno il Mondiale: sarà come ripartire dalla casella iniziale di questa vostra scalata, iniziata con l’argento di Yokohama?
«Ma in mezzo ci sono tante altre cose: la stagione di club, la Vnl, un anno intero da giocare ad alti livelli per arrivare bene a quell’appuntamento. Ora ci riposiamo. L’estate è stata lunga e piena di cose».
Da capitana è più bello, più difficile, più importante?
«Il mio rapporto con le compagne non è cambiato, sono la Miriam di sempre con loro e con me stessa.
Vincere è sempre bello, difficile e importante, con o senza la linea sotto il numero di maglia».
Prima dell’Olimpiade ha detto che avrebbe cambiato colore di capelli in caso di oro, da azzurri a biondi. Questo oro avrà conseguenze?
«Quello che avevo promesso prima dell’Olimpiade riguardava l’Olimpiade stessa. Per ora resto così. L’azzurro è così bello».