Corriere della Sera, 7 settembre 2021
Intervista a J-Ax
La prima volta con un rapper. «Mi definisco ancora così? Si potrebbe dibattere, non so se sono un rapper, ma in ogni caso so rappare». J-Ax è il protagonista dell’Artista Day di oggi, l’iniziativa di Corriere e Radio Italia che celebra i protagonisti della canzone italiana.
Una medaglia?
«Quando ti dicono che sei un pezzo di storia o ti danno un premio alla carriera è un modo velato per dire di togliersi dalle scatole, ma io voglio rimanere ancora per molto. Più che essere il numero 1 per 5 anni lavoro per essere il numero 10 per 40 anni».
Però con «Re-Ale», album del 2020 di cui è appena uscita l’edizione ampliata «Surreale», aveva giocato a mettersi la corona in testa...
«Era un gioco per dire il contrario, sono reale, vero, più che re-ale».
Ora c’è «Surreale», entrato al numero 3 della classifica Fimi. Che è successo?
«Quello che è successo a tutti. Stiamo vivendo un periodo surreale. Per questo repack dell’album avrei dovuto fare i soliti tre inediti, ma la pandemia mi ha regalato tempo libero. Ho avuto più amplificata del solito la sensazione del “non me frega niente, faccio senza filtri”».
In pandemia è stato fra i pochi ad annullare i concerti e rimborsare i biglietti...
«Io non chiedo mai anticipi ai promoter, preferisco essere pagato dopo: mi consente di non essere ricattato. È vero che per altri show qualcuno aveva investito in anticipo, ma non avere il vizio della Lamborghini e degli orologi da 100k aiuta. Molti colleghi mi hanno scritto dicendo che così gli facevo fare una figuraccia, ma credo che anche pochi euro possano far comodo alle famiglie dei fan».
Il nuovo singolo «Sono un fan» è una dichiarazione d’amore a sua moglie e un racconto delle sue passioni.
«Sono fan di cose che la gente non si aspetta. A partire da Gaber. Racconto la mia dualità: amo sia Dua Lipa che Mina, Wes Craven e film della Pixar, Machete e Pausini».
Dal 2014 con «The Voice» la si vede speso in tv. In autunno ritorna con «All Together Now» su Canale 5...
«Sono carriere separate. Ho fatto la tv per primo e mi hanno dato del venduto, salvo poi farla tutti. La tv va di anno in anno, mi sento parte di un progetto ma senza la responsabilità diretta della musica. “All Together Now” mi piace perché è leggero, senza la ricerca dell’emozionalità».
Primato
Ho fatto la tv per primo fra i colleghi e mi hanno dato del venduto,
salvo poi farla tutti
Il giorno speciale della sua carriera?
«Nel 1995 quando con gli Articolo 31 vincemmo il Disco per l’estate con “Ohi Maria”. Eravamo così sfavoriti che ci avevano messo in un albergo a tre stelle e non in quello di tutti gli altri artisti...».
A proposito di maria...
«La Bibbia dice che ogni pianta e ogni animale sono come un dono. Quindi considerare illegale la marijuana è contro la Bibbia... Battute a parte, ho smesso di fumarla 5 anni fa. Quando è nato mio figlio sono stato in ospedale tre giorni e ovviamente non l’avevo portata. Il corpo si è ripulito, ci vuole poco, e quando ho riprovato non sentivo più le proprietà calmanti ma ansia. Ho smesso anche con le sigarette tradizionali, non bevo... l’ultimo vizio è la svapo al gusto Coca Cola».
Il momento più buio della carriera, invece?
«Anche se il primo disco solista, “Di sana pianta”, ha dei pezzi che sono diventati importanti nelle scalette dei concerti, quando uscì nel 2006 vendette pochissimo. Più che come Robbie Williams, mi vedevo come tutti gli altri Take That, scomparsi dopo lo scioglimento».
La rottura con DJ Jad?
«La separazione, sia personale che artistica, fu graduale. Eravamo stati assieme in un furgone per troppi anni. C’è voluta distanza prima di ritrovarsi dopo anni».
Il momento surreale?
«Ce ne sono due. Nel 2009 Pino Daniele all’Mtv day sarebbe dovuto salire sul palco con me per “Anni amari” brano in cui aveva suonato la chitarra. Invece conosceva tutte le canzoni e ha suonato per tutto il concerto. E poi quando con gli Articolo ricevemmo la chiamata dal management di Dylan che chiedeva la nostra “Una pietra scalciata”, in cui c’era un campionamento di “Like a Rolling Stone”, per la colonna sonora del film Masked and anonymous».
Non si autoelogi troppo...
«Nel 1997 facemmo Milano-Arezzo andata e ritorno per ritirare un Telegatto con una Uno rubata... Il nostro accompagnatore, un ragazzo del nostro quartiere, aveva lasciato la sua sui binari del tram e gli era stata rimossa. Così ne aveva rubata un’altra senza però dirci nulla...».