Tag43, 6 settembre 2021
Influencer da banco
Centodiciannove euro per uno zainetto firmato Me contro te, 35 euro per un astuccio di Chiara Ferragni, 25 euro per un diario di Favij. Sono lontani i tempi in cui la cartella durava cinque anni e l’astuccio si passava di fratello in fratello: ormai superare le forche caudine di settembre senza arrivare col conto in rosso è un’impresa titanica. La nuova generazione di scolari vuole essere glam, aggiornata e soprattutto social condizioni che finiscono per ricadere pesantemente sulle finanze delle famiglie.
Il Codacons nel suo consueto bollettino periodico ha fatto sapere che per mandare un figlio a scuola a inizio ciclo si spenderanno circa 1.200 euro a famiglia con un aumento del 3,5 per cento rispetto al 2020; percentuale che lievita se il pargolo in questione ha una propensione per le griffe e per gli accessori alla moda; e bisogna farsene una ragione: quasi tutti fanno parte di questa categoria. E non si sta parlando di adolescenti che fanno il muso per avere l’outfit più competitivo perfino sui banchi di scuola, ma di mocciosetti di tre, quattro o cinque anni che vantano una competenza sbalorditiva in tema di firme, accessori, gadget e must have di cartoleria pure all’asilo.
Perché, cari genitori, quei 20 (facciamo anche 30) minuti di pace che si “barattano” col buon senso mentre si decide di affidare i figli al silenzio che solo tablet e smartphone riescono a ricreare finiscono per costare cari. Il ditino del bimbo di fronte allo schermo corre su Youtube (o TikTok) e i padroni di casa della piattaforma (youtuber o influencer da milioni di follower) prendono le redini della volontà dei piccoli utenti attratti dallo schermo del device come neppure Ulisse dalle Sirene. È un bombardamento. Non c’è altro modo per definire la quantità di input che i geni della comunicazione e del marketing che stanno dietro alle varie Charli Damelio, ThePantella, LaSabri e i mastodontici Me contro Te (per non scomodare Chiara Ferragni) riescono trasmettere alla materia grigia della nostra prole. E visto che è settembre tutto in rete parla di scuola. Gli studenti sentono, assimilano, trasmettono e i genitori decidono se assecondare il capriccio glamour o comprare l’intero kit scolastico al mercato. Questione di scelte. Il business dell’inizio del nuovo anno scolastico, però, non è di certo una novità. La generazioni di genitori di bambini in età scolare è probabilmente quella cresciuta col sogno della cartella dei Transformer o dell’astuccio multipiano di Barbie al top della wish list degli Anni 80 grazie a spot pubblicitari trasmessi a ripetizione dalle reti televisive commerciali.
Forse, se si dovesse fare una proporzione, il sacrificio dei genitori di allora per comprare il quaderno dei Miei mini pony sta a quello dei genitori di oggi per potersi permettere l’agenda di Chiara Ferragni (25 euro più le spese di spedizione – sold out). Viene da scuotere la testa, si capisce; però a loro – gli influencer – cosa si può dire. Cresce la domanda, aumenta l’offerta. Perché a voler comprare su Amazon il trolley di Me Contro Te da 119 euro non ci si riesce: tutto esaurito. Le gomme da 7 euro di Chiara Ferragni sono introvabili così le matite dalle quali ballonzola l’occhio azzurro della influencer più amata dagli italiani. Se non si trovano è perché qualcuno li ha comprati e questo implica il fatto che il business funziona. Quindi alla fine dei conti quando la propria figlia di quattro anni sostiene di non poter fare a meno dell’astuccio dei Po-Pit perché troppo stressata e si finisce per dare «giusto un’occhiata su Amazon per vedere quanto costa» viene da chiedersi se siano loro cinici a lucrare in maniera tanto capillare sulle menti della prole o noi genitori tanto stupidi da caderci.