la Repubblica, 6 settembre 2021
Talebani, la guerra per il nuovo governo
KABUL – Litigano i talebani, non trovano la quadra per la formazione del nuovo governo di Kabul. L’impreparazione degli studenti coranici che non prevedevano di arrivare al potere così in fretta e soprattutto le discrepanze tra Haqqani, il Mullah Baradar e il mullah Yaqoob sono sempre più profonde. Nella capitale afghana, è di casa all’Hotel Serena Paiz Hameed, il responsabile dei servizi pachistani, volato in fretta e furia in città per porre fine a questa guerra fratricida. Sembra che Paiz veda in Haqqani una personalità più adatta al governo rispetto al più cauto Baradar, avvertito come più debole ma fino ad oggi accreditato come futuro premier. La rete di Haqqani controlla Kabul mentre il mullah Yaqoob domina a Kandahar. Il rischio dunque è che il governo talebano possa avere al suo interno una fazione pro-afghana e una fazione pro-pakistana guidata da Haqqani. Giudicato dagli osservatori più intransigente rispetto al rivale Baradar. Inoltre vi sono posizioni diverse su come condurre la guerra nel Panshir. Haqqani vuole continuare l’assedio fino alla capitolazione totale di Bazarak, il capoluogo della valle, mentre Baradar è più favorevole a una mediazione.
In questo contesto, i talebani stanno penetrando sempre più in profondità nella Valle del Panshir, l’ultima trincea della resistenza afgana. Il Fronte di resistenza nazionale (Nrf) fatica a difendere le proprie posizioni, mentre la popolazione civile fugge dai villaggi. Vi è il potenziale per una vera e propria crisi umanitaria. I talebani conquistano giorno dopo giorno sempre più distretti grazie agli armamenti sottratti agli americani che comprendono fucili M4, M16 ed occhiali per la visione notturna. Ormai siamo agli sgoccioli della battaglia e tutto fa protendere verso una schiacciante vittoria talebana nei prossimi giorni o settimane, seppur con gravi perdite. L’ex vicepresidente Saleh, insieme al generale Massud, figlio del “Leone del Panshir” Amhed Shah Massud, ucciso dai talebani nel 2001, affermano che la situazione è straordinariamente difficile per la resistenza. Fonti vicine al Fronte affermano che i due sarebbero già pronti per scappare in elicottero fuori dall’Afghanistan. Secondo Tolo News ieri è caduto negli scontri il portavoce della resistenza, il noto giornalista Fahim Dashti. Massud in un appello disperato ha dichiarato domenica di aver accolto le proposte dei religiosi ulema per un accordo negoziato che ponga fine ai combattimenti. «Per raggiungere una pace duratura l’Nrf è pronto a smetter di combattere a condizione che i talebani cessino i loro attacchi e movimenti militari nel Panshir». Fino ad oggi i distretti caduti nelle mani degli Studenti del Corano sono almeno quattro. L’unica certezza è che i talebani siano arrivati fino al villaggio di Anabah, dove si trova l’ospedale di Emergency, a 25 km dall’ingresso meridionale della valle che è lunga 115 km. Il capo di stato maggiore dell’esercito Usa, Mark Milley, afferma che in Afganistan «permangono le condizioni per una guerra civile» che potrebbe rilanciare Al Qaeda o l’Isis. Intanto nel sudovest del Pakistan un kamikaze ha provocato la morte di tre poliziotti e ferendo almeno 15 persone nei pressi di un checkpoint.
Ieri il ministro degli esteri Luigi Di Maio in visita in Qatar ha dichiarato che l’Italia ha «intenzione di spostare l’ambasciata di Kabul a Doha, come ufficio diplomatico, per continuare a seguire da vicino la crisi afghana».