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 2021  settembre 06 Lunedì calendario

Intervista a Matteo Salvini

CERNOBBIO – «Il nucleare è un’energia molto più pulita e molto meno pericolosa rispetto ad altre».
Matteo Salvini non ha dubbi e si mette dalla parte del ministro della Transizione ecologica Roberto Cingolani, difendendo le parole di apertura sul nucleare di ultima generazione. Negli stessi minuti, nella sessione del workshop Ambrosetti a lui dedicata, il ministro dello Sviluppo economico Giancarlo Giorgetti fa un discorso molto simile: «Il tema della transizione non può diventare un discorso eticofilosofico». E quindi bisogna esigere «un terreno di confronti e competitività uguale per tutti.
Evitando che le risposte dei vari Paesi siano asimmetriche». Francia e Cina sul nucleare stanno già puntando.
«Noi ci dobbiamo chiedere come ci comportiamo, difendiamo o non difendiamo questo tipo di fonte di energia», chiede Giorgetti. La posizione del segretario della Lega – espressa in un dialogo con i giornalisti prima di lasciare Cernobbio – è identica.
Segretario Salvini, crede anche lei che la risposta degli ambientalisti e del Movimento 5 stelle alle parole del ministro Cingolani sia sbagliata?
«Se uno già dice no a valutare dimostra chiusura mentale. La valutazione non comporta già un giudizio. Secondo me è stato un errore fermarsi in passato. È chiaro che è un tipo di scelta che ti porta i risultati dopo 15 anni, non dopo 15 giorni, però idrogeno verde, blu ed energia pulita perché no? Sostengo assolutamente l’idea del ministro Cingolani».
Ha incontrato la ministra Lamorgese, anche lei a Cernobbio?
«No purtroppo. Non ce l’ho fatta».
Auspica un incontro che non cerca?
«Non qui, ma l’incontro ci sarà».
La ministra dell’Interno ha spiegato che i maggiori sbarchi di immigrati sono dovuti alla pandemia?
«Se invece di 5.000 ne arrivano 40mila è un doppio problema, oltretutto con la pandemia, perché arrivano tutti dal continente africano e asiatico dove la vaccinazione arriva al 3 per cento. Questi sono dati del ministero dell’Interno (mostra alcuni fogli presi da una cartellina stampa della Lega). Da 5.019 a 39.000, capite che se questo è il ritmo di crescita altro che pil. Ve lo lascio, questo l’ho dato a Draghi».
Il presidente del Consiglio ha detto che la ministra dell’Interno lavora benissimo e soprattutto che nessuno ha la bacchetta magica.
«Pensi se avesse lavorato male, sarebbe stato un disastro. Io non avevo la bacchetta magica. Non è che fossi un genio o avessi leggi particolari».
Ci sono congiunture internazionali che hanno un effetto sui flussi migratori.
«Nel 2019 però eravamo in piena crisi libica però. Adesso c’è la crisi tunisina, certo, ma il secondo Paese per arrivi è il Bangladesh. Arrivano egiziani perché noi non abbiamo più alcun tipo di relazione col governo egiziano. C’è evidentemente un problema. In Libia prima c’eravamo noi, adesso ci sono turchi e russi».
Il problema quindi è la
geopolitica, non il mancato blocco delle navi.
«Ma certo, non si tratta di lavorare a Lampedusa. Tu devi lavorare a Tunisi, a Tripoli, oltreconfine».
Questo riguarda anche il ministro degli Esteri, però.
«Certo».
Quindi la sua critica è anche a Luigi Di Maio?
«Non è una critica. Io offro dei dati, in tempi di Covid non sono numeri sostenibili. È un casino. Con la crisi afghana questo 39 rischia di diventare 49, 59, 69mila».
Com’è andato il colloquio con la leader di FdI Giorgia Meloni?
«Benissimo».
Lei ha detto, con una battuta, che siete come i Promessi sposi sul lago di Como.
«Governeremo insieme».
Chi dei due sarà il premier?
«Quello lo decideranno i cittadini. Chi prende più voti guida. In democrazia è così».
Il punto è anche quando.
«Dipende da Draghi. Se vuole fare il presidente della Repubblica. A differenza di Letta io non sposto Draghi sulla scacchiera a seconda delle mie convenienze».
Quindi se fa il presidente della Repubblica non si fa un altro governo per portare la legislatura a scadenza naturale?
«Complicato, eh? Il quarto governo in quattro anni. Capisco che ci sarà la voglia del tirare a campare soprattutto da parte dei 5 stelle, però...».
Anche qui a Cernobbio nessuno sembra aver voglia di elezioni anticipate. Vorrebbero Draghi almeno fino al 2023.
«Io lo vorrei allenatore del Milan, ma deciderà Draghi cosa fare e noi lo sosteniamo. Tenendoci la libertà in Parlamento, se ci sono alcuni provvedimenti dallo ius soli allo Zan all’obbligo vaccinale che noi non vogliamo, senza che questo metta a rischio la vita del governo».
Come possono eventi come quello della settimana scorsa, con Borghi che vota contro la maggioranza sul Green Pass, non mettere a rischio il governo?
«La Lega fa quello che decide il segretario. Quel voto ha portato a dieci emendamenti approvati? Dai tamponi ad alcune esenzioni? Sì.
Allora il nostro lavoro in Parlamento serve».
Il Green Pass va esteso agli statali?
«Per quelli che hanno contatti col pubblico il Green pass può essere un ragionamento. Se ne parla in settimana cabina di regia».