Questo sito utilizza cookies tecnici (propri e di terze parti) come anche cookie di profilazione (di terze parti) sia per proprie necessità funzionali, sia per inviarti messaggi pubblicitari in linea con tue preferenze. Per saperne di più o per negare il consenso all'uso dei cookie di profilazione clicca qui. Scorrendo questa pagina, cliccando su un link o proseguendo la navigazione in altra maniera, acconsenti all'uso dei cookie Ok, accetto

 2021  settembre 05 Domenica calendario

Intervista a Paola Ferrari

 Malgrado l’1-1, Italia-Bulgaria ha avuto un vincitore: la Rai, con 7 milioni e 366mila spettatori, 36% di share.
«Questa Nazionale piace, e non solo perché è campione d’Europa: diverte e si diverte, è fatta da un gruppo di amici, è unita e unisce». Paola Ferrari a questa squadra ha associato il proprio viso, «sono entrata nella storia anch’io che non c’entro nulla».
Dopo Qatar 2022 lascerà la Rai.
«Ma ai Mondiali dobbiamo ancora arrivare e la Svizzera ha due partite meno di noi, se le vincesse ci andrebbe avanti».
Sembrano lontane le notti di luglio che lei ha cantato con toni quasi nazionalistici.
«Vedremo se è un appannamento o c’è qualche problema in più, forse in attacco. Gli Europei sono stati una liberazione. Siamo tornati a essere rispettati nel mondo. E io sì, sono fiera e orgogliosa di essere italiana, non lo nascondo».
Eppure lascia. Sul serio?
«Credo che non tornerò indietro. Bisogna sapersi reinventare. Col Lucisano Media Group scriviamo format tv, giriamo documentari. E vorrei mettere in piedi un allevamento di cani bovari bernesi. Di idee ne ho, dormo 5 ore a notte».
Mancherà a qualcuno, non a Galeazzi, che le ha dato della invadente e della prevaricatrice.
«Che dolore queste parole. A me invece Giampiero manca. Però sì, sono stata un po’ invadente e prevaricatrice, e lo rivendico. È il solo modo delle donne di potersi fare avanti dove spesso siamo considerate solo ornamento, solo bellezza e mai competenza. E tante, evito i nomi, puntano sul vestito succinto, ammiccano, e di calcio non sanno nulla, facendo del male alla categoria. È un caso se non c’è mai stata una donna a dirigere un giornale sportivo o Raisport? Non mi candido, eh? Io sono fuori, ormai».
A proposito, mai avuto problemi di #MeToo in Rai?
«Non sa quanti! Chi nega che in Rai certe cose esistano è un ipocrita.
Tutti tentativi respinti con perdite. Il primo a Portobello, il debutto tv, Enzo Tortora mi difese a spada tratta».
Ci dica di più di “Portobello”.
«1977, avevo 16-17 anni, ero una delle centraliniste. Facevamo 28 milioni di ascolti, Italia-Inghilterra ne ha fatti 20. Tortora aveva un senso etico: non ci fece mai mettere la scollatura. Ed era sempre prodigo di consigli. A me di tenere la schiena dritta e la testa alta e guardare sempre la gente negli occhi. In senso fisico e metaforico.
Mai dimenticato».
Fantastica estate Rai tra Europei e Olimpiadi, ora c’è giusto l’Italia, il grande sport è su satellite e web.
«Dazn impiegherà un paio d’anni a essere digerita. Nel frattempo 90° minuto e Domenica sportiva saranno un servizio pubblico ancor più importante per chi non può pagarsi Dazn. Io avrei fatto qualche sacrificio in più per la Champions, ma i soldi sono quelli che sono e le scelte aziendali pure. Spero che si riscopra la nostra straordinaria radio e che si sparigli con trasmissioni evento e racconti. Pensi a Messias, in tre anni dalla D al Milan. O idee nuove. Ad esempio a me diverte la Bobo Tv».
Rimpianti?
«No. Ma mi è dispiaciuto non condurre un talk show, avere una riconoscibilità maggiore che solo il giornalismo sportivo».
L’orgoglio maggiore?
«La Domenica Sportiva, il mio sogno da piccola quando guardavo Alfredo Pigna, Sandro Ciotti, Gianni Minà e la straordinaria Maria Teresa Ruta».
E se la Rai gliela riproponesse?
«Non tornerei indietro. Anzi sì, ma a condizione di presentarla con Amadeus. Per anni a Radio Deejay parlavamo di calcio, siamo amicissimi, Ma direi che ha troppo da fare. O l’Edicola di Fiorello, il lunedì, con la rassegna stampa dei giornali sportivi».