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 2021  settembre 05 Domenica calendario

Campiello, vince la Caminito

Venezia Fragile per un recente problema di salute, indossa scarpe rosse in onore delle donne. Dedica il Premio alla sua casa editrice (Bompiani), all’agente letterario, alle lettrici e ai lettori. «Alle donne e alla loro possibilità di leggere e di scrivere in ogni parte del mondo».
È Giulia Caminito, 33 anni, la vincitrice della 59esima edizione del Premio Campiello con il romanzo L’acqua del lago non è mai dolce. Si era piazzata al quarto posto, nella graduatoria della Giuria dei Letterati. Vittoria a sorpresa? No, se si considera che è accaduto sovente, nel corso delle edizioni del Premio degli industriali veneti, che il verdetto fosse ribaltato dalla Giuria Popolare.
L’applauso va alla scrittrice e a tutto il pianeta femminile. Si è chiusa così la finale dell’evento letterario di Venezia andato in scena ieri sera in un luogo insolito. Non è la «bomboniera» del Teatro La Fenice, luogo prescelto da anni per la serata finale del Premio Campiello; e neppure la monumentale Piazza San Marco dove nel 2020 (a causa della pandemia) si era cercato uno spazio ampio sotto il cielo. Nel 2021 la scena è periferica ma non meno suggestiva, l’Arsenale. Un palco, ottocento ospiti, un musicista e cantautore d’eccezione, Lodo Guenzi, la conduttrice Andrea Delogu (trasmissione in diretta su Rai 5).
Si comincia dopo il tramonto in Laguna, con un momento di emozione: il ricordo di Daniele Del Giudice, Premio Campiello alla carriera 2021, scomparso giovedì scorso. Lo scrittore viene ritratto in un breve filmato dove c’è lui a Venezia, che era la sua città di adozione. Per ricordarlo c’è Ernesto Franco, direttore editoriale della casa editrice Einaudi, suo amico fraterno. Tra gli applausi, viene letta la motivazione del Premio al romanziere scomparso.
Quindi, si entra nel vivo, con la presentazione dei cinque finalisti, identificati con una lettera dell’alfabeto, nell’intento di cogliere l’essenza dei loro romanzi. A Paolo Nori (Sanguina ancora. L’incredibile vita di Fëdor M. Dostoevskij, Mondadori) tocca la lettera P come passione. A Carmen Pellegrino (La felicità degli altri, La nave di Teseo) A come abscissione. Ad Andrea Bajani (Il libro della case, Feltrinelli), S come spazio. A Paolo Malaguti (Se l’acqua ride Einaudi) P come passaggio. A Giulia Caminito (L’acqua del lago non è mai dolce, Bompiani) D come definizione.
La dedica
«Alle donne e alla loro possibilità di leggere e scrivere in ogni parte del mondo»
L’ultima a raccontarsi è la prima nella classifica finale. La Giuria popolare, infatti, ha scelto lei e il suo romanzo, assegnandole 99 voti. A seguire Malaguti (80), Nori (37), Pellegrino (36), Bajani (18). In tutto hanno votato 270 giurati.
La trama, coinvolgente, spesso dura, del romanzo di Caminito, narra la storia di un riscatto mancato da parte di Gaia (bambina e poi adolescente), in lotta con la madre durissima ed esigente. Famiglia disastrata e lei che sogna di accedere ai consumi dei coetanei ricchi. Roma e un borgo sul lago di Bracciano sono l’ambientazione del romanzo. «C’è anche un po’ di me stessa – ammette l’autrice – anche se non è un’opera autobiografica. C’è la generazione sospesa degli anni Duemila».
L’anteprima della finalissima era cominciata in mattinata, nella sala convegni del Fontego dei Tedeschi, all’ultimo piano del grande magazzino chic a due passi dal Ponte di Rialto, dove Giancarlo Leone ha presentato autori e ospiti. In prima fila il presidente della Fondazione Campiello (e degli industriali veneti) Enrico Carraro e il presidente della Giuria dei Letterati della 59esima edizione, Walter Veltroni. Felice di questa esperienza veneziana, Veltroni sottolinea tre pregi del Premio: «L’autonomia e la trasparenza, in primis: la doppia valenza e quindi il doppio giudizio delle Giurie, quella tecnica nella scelta dei cinque finalisti, e la popolare che vota per il vincitore. Infine, il punto di incontro di qualità e leggibilità delle opere». Il presidente ricorda Daniele Del Giudice, Premio Campiello alla carriera 2021, scomparso in questi giorni. «Inghiottito dalla malattia che lo perseguitava da anni. Un grande. Gli volevo molto bene. Il premio non è alla memoria ma alla sua vita, a ciò che ha dato, in particolare a Venezia», sottolinea Veltroni.
Ma è il momento di annunciare il vincitore del Campiello Giovani, sezione importante del Premio, giunto alla 26esima edizione. Dal 1996 ad oggi hanno partecipato più di ottomila studenti. Quest’anno il podio è per una ragazza di diciotto anni di Vigevano (Pavia) in gara con il racconto Ritratto di Parigi. Si chiama Alice Scalas Bianco, ha frequentato il Liceo classico e ora studierà Lettere moderne. Aspira a un lavoro nell’editoria. Emozionata, va al microfono e si presenta in poche parole, spiegando di «essersi chiusa in casa tutto il tempo necessario per scrivere il suo racconto». La motivazione della Giuria: «Il testo ha la qualità di unire in un solo gesto ingenuità e intelligenza, dispersione e lampi di lucidità ironica. Ai luoghi comuni inevitabilmente vincenti l’autrice ha cercato di resistere con la dolcezza di un racconto che si fa leggere fino alla fine».
Il premio all’Opera Prima va a Daniela Gambaro Dieci storie quasi vere (Nutrimenti). La Giuria dei Letterati guidata da Veltroni è composta da Federico Bertoni, Daniela Brogi, Silvia Calandrelli, Edoardo Camurri, Chiara Fenoglio, Luigi Matt, Ermanno Paccagnini, Lorenzo Tomasin, Roberto Vecchioni, Emanuele Zinato.