Corriere della Sera, 5 settembre 2021
Jake Angeli si dichiara colpevole
Pare si aspettasse la grazia da Donald Trump, ma anche se il suo presidente l’ha deluso, avrà sempre un debole per lui.
Petto nudo tatuato, collanone al collo, copricapo con le corna, faccia dipinta dei colori della bandiera americana: Jake Angeli, universalmente noto come lo Sciamano di QAnon, resterà per sempre il simbolo dell’assalto al Congresso di Washington il sei gennaio scorso. L’esempio più plastico del misto di follia e pericolosità della massa che ha creduto alle sirene della cospirazione sulle elezioni rubate.
All’anagrafe Jacob Chansley, Angeli, 34 anni, senza vestiti «di scena» è un ragazzo un po’ pelato ma di bell’aspetto. Gli esami clinici ai quali è stato sottoposto nel carcere di Washington hanno concluso che è schizofrenico, soffre di disturbo bipolare, ansia e depressione. A marzo ha dato una intervista allo storico programma di approfondimento 60 Minutes dicendo che l’assalto del sei gennaio era «un modo di riportare Dio al Senato». In cella aveva perso quasi dieci chili, finché non ha ottenuto una dieta vegetariana consona al suo credo «credo e stile di vita sciamanico». Che però ora pare (in parte) rinnegare.
Venerdì infatti si è dichiarato colpevole per uno dei capi di imputazione che pendono sulla sua testa – ostacolo al procedimento del Congresso – per il quale rischia quattro anni, sperando di evitare condanne sulle altre accuse più pesanti. E il suo avvocato ha detto che Angeli non vuole più essere associato alle teorie cospirative di QAnon, che considerano Trump una sorta di figura messianica e i democratici satanitsti cannibali e pedofili. Da oggi in poi, solo sciamano.
Appena poche ore prima un altro protagonista dell’assalto, il 38enne Paul Hodgkins, condannato a otto mesi a luglio dopo essersi dichiarato anche lui colpevole di ostruzione al corso dei lavori del Congresso, ha presentato un esposto in cui dice di essere stato forzato dal suo avvocato e di voler ritirare quella ammissione.
Sono circa seicento le persone che sono state sinora arrestate per aver partecipato all’attacco al Campidoglio nel giorno in cui il Congresso era riunito per certificare la vittoria elettorale di Joe Biden alle presidenziali.
A Washington intanto si sta accendendo lo scontro attorno all’inchiesta politica su come si sono svolti i fatti del 6 gennaio. Liz Cheney, figlia dell’ex vice presidente Dick e una delle più rumorose tra i (pochi) repubblicani critici di Trump, è stata nominata numero due della commissione che indaga sull’assalto. L’organo del Congresso ha chiesto a 35 compagnie tecnologiche di conservare i dati di telefoni e social media di un numero imprecisato di persone coinvolte, tra le quali sembrerebbero esserci alcuni parlamentari di estrema destra del Congresso e membri dello staff di Trump che spingevano per invalidare il risultato delle elezioni. Il leader della minoranza repubblicano alla Camera McCarthy ha parlato di ritorsioni contro le compagnie che dovessero adempiere. «Una maggioranza repubblicana non lo dimenticherebbe», ha minacciato facendo riferimento alla possibile vittoria alle elezioni di metà mandato del novembre 2022.