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 2021  settembre 05 Domenica calendario

Come si diventa una spia

Nel 1935 il giornalista tedesco Richard Sorge, accreditato a Tokyo e iscritto al partito nazista, scrisse un articolo molto chiaro su un’oscura e preoccupante crisi militare che stava avvenendo in Giappone, di cui in Occidente non si stava capendo molto. L’articolo ebbe una discreta risonanza e venne addirittura tradotto in russo e pubblicato sulla Pravda, il quotidiano del Partito Comunista Sovietico. Gli amici fecero i complimenti a Sorge, ma lui invece non ne fu affatto contento e contattò i vertici sovietici per ammonirli: «Nessuno deve immaginare che c’è un collegamento tra me e l’Unione Sovietica».
Sorge, la cui storia è stata raccontata anche da Alessandro Barbero nel 2017, era una spia da anni al servizio dei sovietici. Era diventato comunista da giovane, dopo aver prestato servizio nella Prima guerra mondiale, e poi si era fatto un nome grazie all’abilità con cui osservava e capiva le dinamiche politiche dei paesi stranieri. Proprio la fede a un’ideologia è citata tra i motivi più ricorrenti che spingono una persona spesso ordinaria e senza lunghi trascorsi militari a diventare una spia. I motivi furono riassunti nel 1988 da Stanislav Levchenko, ex ufficiale del KGB, nell’acronimo MICE: money (“soldi”), ideology (“ideologia”), 
Chi aveva bisogno di soldi, in passato, era considerato un bersaglio perfetto per essere reclutato. Come ha raccontato il sito The Conversation, un esempio è l’impiegato del ministero degli Esteri John Herbert King, che nel 1935 era l’addetto a cifrare i messaggi. King si era separato da poco dalla moglie, era uno spendaccione e aveva un figlio e un’amante da mantenere, perciò attirò le attenzioni della spia sovietica Henry Pieck che lo contattò fingendosi un uomo d’affari e chiedendogli informazioni riservate in cambio di soldi, con la scusa di cercare vantaggi in borsa per la propria società.
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L’accordo andò avanti per due anni, poi Pieck fu richiamato a Mosca durante le purghe staliniane. Nel 1939 King fu arrestato e condannato a dieci anni di prigione.
In certi casi, per reclutare le spie venivano usati metodi meno sottili, quando non esplicitamente ricattatori. Negli anni Cinquanta, racconta The Conversation, il britannico John Vassall era impiegato all’ambasciata britannica a Mosca. Vassall era gay in un’epoca in cui l’omosessualità era considerata un grave reato. I sovietici scoprirono il suo segreto e lo ricattarono fabbricando delle foto compromettenti. Quando Vassall fece ritorno a Londra e venne impiegato nell’intelligence della marina militare, i sovietici lo costrinsero a lavorare come spia (pagandolo comunque cospicuamente) fino al 1962. Quell’anno l’attività di Vassall venne scoperta e fu condannato a 18 anni di prigione.
Le persone fortemente ideologizzate attiravano facilmente l’attenzione dei servizi di intelligence, da una parte per tenerle sotto controllo se militavano nel campo avverso, dall’altra per inserirle in una rete di spie se, viceversa, il loro impegno politico poteva rivelarsi utile.
Nel caso di Richard Sorge, per esempio, il fatto che fosse comunista era noto già nel 1920 alla polizia tedesca, la quale però a un certo punto si perse la sua schedatura e quindi non si preoccupò di sorvegliarne gli eventuali contatti con l’Unione Sovietica. A metà degli anni Venti venne chiamato da Mosca per lavorare nel Comintern, l’organizzazione che riunisce tutti i partiti comunisti, e poi gli fu proposto di organizzare una rete di spie all’estero. Sorge accettò e andò prima in Cina e poi in Giappone, diventando una delle spie più preziose e efficienti di quel periodo. Nel 1941, però, alcuni messaggi di Sorge furono intercettati e fu scoperto dalla polizia segreta giapponese. Tre anni più tardi fu processato, condannato a morte e impiccato.
Un altro esempio di ferme convinzioni politiche che si tramutano in attività di spionaggio sono i cinque membri del cosiddetto Cambridge Ring of Spy, un gruppo di spie reclutate mentre frequentavano l’Università di Cambridge e che, grazie al fatto che erano ragazzi ben introdotti nella società, trovarono lavoro in campo diplomatico, accademico, giornalistico e nell’intelligence, e dalle loro posizioni passarono informazioni a Mosca per più di dieci anni.
In mancanza di un’ideologia, il desiderio di alimentare il proprio ego – unito a una propensione nel cercare situazioni rischiose – può spingere le persone a diventare spie. Tra il 1976 e il 2001, per esempio, Robert Hanssen condusse una normale vita da agente dell’FBI. Apparentemente era felicemente sposato e viveva in una tranquilla cittadina residenziale vicino a Washington DC, ma in realtà viveva una doppia vita e faceva la spia per l’Unione Sovietica. Sembra che nel suo ufficio non si sentisse abbastanza apprezzato, e quindi sviluppò questa attività parallela per sentirsi superiore ai suoi colleghi, ma in parte contribuirono anche motivi economici, dato che ricevette quasi un milione e mezzo di dollari per la sua attività.
Quando fu arrestato, nel 2001, disse che nessuna ragione politica lo aveva spinto a fare la spia. Hanssen peraltro era cattolico praticante e iscritto all’Opus Dei. Dopo la cattura fu condannato a 15 ergastoli e sta scontando la pena nel carcere di massima sicurezza di Florence.