il Fatto Quotidiano, 5 settembre 2021
Sant’Andrea (Orcel) e la terza epistola a Unicredit
Per la terza volta in cinque mesi, Andrea Orcel, amministratore delegato di UniCredit, l’altroieri ha scritto agli 80.879 dipendenti del gruppo. È uscita di scena Elkette, l’alce di peluche cara al suo predecessore Jean Pierre Mustier, i toni però restano più quelli del fervorino da oratorio che non della comunicazione di un top manager. La terza epistola di Sant’Andrea ai fedeli ha dei passaggi notevoli: “Spero che siate tutti riusciti a prendervi un momento di pausa e vi sentiate carichi di energia ed entusiasmo per quello che ci aspetta nei prossimi mesi” (traduzione: “Siete stati in ferie, ora sgobbate”); “Solo quando lavoreremo in sintonia come un’unica UniCredit saremo in grado di esprimere tutto il potenziale della nostra banca” (traduzione: “Vi tengo d’occhio, non remate contro”); “Ciascuno di voi gioca un ruolo essenziale per la trasformazione della nostra organizzazione e per questo desidero che continuiate a concentrarvi sul raggiungimento dei nostri obiettivi” (traduzione: “Parte del mio stipendio da 7,5 milioni l’anno è legata a target finanziari, non mi fate perdere i bonus o sarà peggio per voi”). Ma è nel finale che si tocca il misticismo: “Il processo di due diligence relativo a Mps procede come stabilito dal protocollo d’intesa. Vi esorto a volare più in alto dei pettegolezzi che sentite o leggete e vi assicuro che continuerò ad aggiornarvi ogni volta che avremo nuove e concrete informazioni da condividere”. Traduzione: “Cari sindacati, smettetela di chiedere rassicurazioni sui rischi che l’operazione crei nuovi esuberi oltre le 5.200 uscite già previste dal piano 2020-2023. A tempo debito vi farò sapere di che morte dovrete morire”. Sant’Andrea, ora pro nobis!