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 2021  settembre 05 Domenica calendario

La siccità minaccia 7 milioni di afghani

In Italia. La rinfrescata da Nord-Est di fine agosto, normale per il periodo, ha chiuso un trimestre estivo che molti al Settentrione hanno percepito come mediocre a causa di un luglio atlantico, nuvoloso e temporalesco. Tuttavia i termometri dicono che, per effetto dei calori di giugno e metà agosto, si è trattato nel suo insieme dell’ennesima estate calda con quasi 1 °C sopra la media dell’ultimo trentennio, settima in classifica nella serie dal 1878 a Parma, ottava dal 1871 a Piacenza, nona dal 1753 a Torino, decima dal 1929 a Pontremoli. Ma la calura anomala è stata ancora più presente al Sud, dove gli anticicloni nord-africani hanno insistito più del solito, con eccesso termico di 2 °C. E mentre le Alpi hanno sofferto nubifragi rovinosi, dal Po in giù ha prevalso una grave siccità che i rovesci sparsi degli ultimi giorni non hanno risolto. A Pachino (Siracusa) non cade una goccia dal 19 aprile (138 giorni), fatto inconsueto anche per la secca estate siciliana. Tra il 30 e il 31 agosto per la prima volta nella stagione le temperature minime sono scese sotto i 10 °C in alcune località padane; inoltre, spruzzata di neve a 2000 m sulle Dolomiti, grandine sul Ravennate e pomeriggi a 30 °C confinati tra Tirreno ed estremo Sud.

Nel mondo. L’uragano Ida, di categoria 4, si è abbattuto domenica 29 agosto sulle coste della Louisiana producendo raffiche di vento distruttive fino a 277 km/h e vaste inondazioni per le piogge torrenziali e una marea di tempesta da tre metri. A differenza di 16 anni fa con Katrina, le dighe di protezione a New Orleans hanno retto ma la città è rimasta al buio. Benché declassato a depressione extra-tropicale, Ida ha poi proseguito verso il Nord-Est riversando diluvi eccezionali che mercoledì 1° settembre a New York hanno determinato una delle peggiori alluvioni urbane della storia statunitense (214 mm d’acqua sono piovuti in 24 ore a Newark, massimo mai registrato in tutto l’agglomerato di Nyc). Bilancio di 59 vittime e danni per oltre 50 miliardi di dollari, sesto uragano atlantico più dannoso negli Usa e secondo in Louisiana dopo Katrina. Proprio mentre Ida era in azione, usciva su Nature Climate Change lo studio Extreme sea levels at different global warming levels coordinato da Claudia Tebaldi del Joint Global Change Research Institute (Maryland), secondo cui entro il 2100, anche con un riscaldamento globale moderato (i +1,5 °C auspicati dall’Accordo di Parigi), metà delle località costiere mondiali saranno allagate almeno una volta all’anno, specie in occasione di tempeste, da estremi di marea che oggi hanno ricorrenza solo centenaria. Negli ultimi giorni le alluvioni hanno infierito anche in Catalogna e Andalusia, Messico, Indonesia, Sud Sudan, Ghana, nell’Assam indiano e ad Auckland, in Nuova Zelanda, mentre proseguono gli incendi in California e la Fao segnala che la siccità minaccia la sussistenza di 7 milioni di afghani peggiorando la crisi umanitaria. Intanto, con la caduta in mano ai talebani, l’aeroporto di Kabul dal 31 agosto ha cessato di trasmettere i preziosi dati meteorologici, base per l’elaborazione delle previsioni, fondamentali per trasporti, sicurezza, agricoltura ed economia. In un mondo sempre più colpito da eventi meteorologici estremi, quintuplicati negli ultimi 50 anni anche a causa dei cambiamenti climatici, proprio lo sviluppo di avanzati sistemi di allerta ha permesso di ridurre allo stesso tempo le vittime di almeno tre volte, dice il nuovo Atlas of Mortality and Economic Losses from Weather, Climate and Water Extremes dell’Organizzazione meteorologica mondiale. Ma il vantaggio riguarda soprattutto i Paesi ricchi: in quelli in via di sviluppo, ancora in attesa di efficaci servizi di protezione civile, si è concentrato in questo mezzo secolo il 91% delle perdite umane.