Questo sito utilizza cookies tecnici (propri e di terze parti) come anche cookie di profilazione (di terze parti) sia per proprie necessità funzionali, sia per inviarti messaggi pubblicitari in linea con tue preferenze. Per saperne di più o per negare il consenso all'uso dei cookie di profilazione clicca qui. Scorrendo questa pagina, cliccando su un link o proseguendo la navigazione in altra maniera, acconsenti all'uso dei cookie Ok, accetto

 2021  settembre 04 Sabato calendario

Parla Fauci

CERNOBBIO Pur partiti dopo e più lentamente degli Stati Uniti, i principali Paesi europei si sono dimostrati più efficienti nel vaccinare gran parte della popolazione contro Covid-19. Lo dicono i dati, perché le somministrazioni hanno raggiunto il 78% degli abitanti eleggibili in Spagna, il 72% in Francia, il 71% in Italia, il 64% in Germania, ma solo il 61% negli Stati Uniti. Da ieri però lo dice anche Anthony Fauci, capo dei consiglieri medici della Casa Bianca e direttore dell’Istituto nazionale per le malattie infettive negli Stati Uniti.
Come spesso gli accade, Fauci non si è nascosto dietro formule diplomatiche intervenendo ieri al Forum Ambrosetti di Cernobbio. «Nei Paesi europei il sistema di fornitura dei servizi sanitari è molto più accettabile, più uniforme e giusto per tutti – ha detto Fauci per spiegare la copertura più ampia in Italia o in Francia —. In quei sistemi è molto più facile avere una distribuzione più equa dell’intervento. Speriamo che anche gli Stati Uniti possano evolvere in quella direzione». Fauci ha poi avuto dalla platea di Villa d’Este una domanda sull’ultimo zoccolo di popolazione che esita a vaccinarsi, perché teme che magari fra qualche anno i prodotti di Pfizer, di Moderna, Johnson&Johnson o AstraZeneca abbiano effetti collaterali pericolosi e ancora non testati. Anche su questo punto l’immunologo italo-americano ha evitato i giri di parole. «Se guardiamo all’esperienza clinica che abbiamo su molti decenni con molti vaccini, questi timori non sono nuovi – ha riconosciuto —. Ma l’esperienza clinica ci dice qualcosa di chiaro».
Ci sono le reazioni immediate che durano al massimo un giorno o due quando il braccio duole, si registrano un fenomeno allergico, brividi, febbre o dolori muscolari. «Ma tante persone si chiedono cosa può succedere con eventi negativi che arrivano dopo – ha riconosciuto ieri Fauci al Forum Ambrosetti —. Se guardi alla storia dei vaccini, virtualmente tutti gli effetti successivi alle prime 48 ore arrivano nei primi trenta o al massimo 45 giorni». Dunque mai dopo due o tre anni, per esempio. Ha spiegato Fauci: «È per questo che, prima che i vaccini siano approvati negli Stati Uniti o nell’Unione Europea, persino per l’autorizzazione all’uso di emergenza, si devono aspettare sessanta giorni dopo l’ultima persona nel campione selezionato per i test clinici ha avuto l’ultima dose». Secondo Fauci, dunque, «la possibilità di avere un evento avverso nel lungo periodo sono quasi zero. E dico”quasi zero” solo perché niente ha probabilità pari allo zero assoluto in biologia. Ma mi sento di schierarmi con molta forza contro l’idea che possa esserci un evento avverso due o tre anni dopo la somministrazione».
Lo scienziato prevede oggi che i Paesi avanzati possono superare la fase epidemica di Covid-19 solo quando una «proporzione schiacciante» della popolazione sarà vaccinata. Dunque convincere gli esitanti – se non i no vax ideologicamente schierati – diventa ogni giorno di più una chiave per la salute pubblica. Di tutti.