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 2021  settembre 04 Sabato calendario

Torna all ’asta la bambina "triturata" di Banksy


LONDRA – «Anche il desiderio di distruggere è un desiderio creativo». Citando Pablo Picasso, l’artista concettuale più misterioso del nostro tempo spiegava così tre anni or sono la decisione di ridurre in poltiglia una delle sue opere più note, Girl with a balloon, facendola finire dentro un tritacarta nascosto nella cornice proprio nel momento in cui veniva messa all’asta. Ma il progetto, come è noto, fallì parzialmente, non si è mai del tutto capito se per una furbizia del suo autore o per un errore meccanico: e adesso il quadro torna all’asta, a un prezzo come minimo quintuplicato.
Qualcuno dirà che non è arte. Di sicuro è un business redditizio per il proprietario e per Sotheby’s, che il 14 ottobre vende, anzi rivende, il quadro di Banksy, brillantemente ribattezzato dalla casa d’aste, subito dopo il singolare incidente, Love is in the bin ovvero “L’amore è nel cestino": dove il prezioso foglio di carta doveva finire interamente stritolato, se il meccanismo avesse funzionato come doveva. Poiché la distruzione si è fermata più o meno a metà, invece che in un cestino ora finisce di nuovo sotto il martello del banditore. Il prezzo originale, quando venne messo all’asta nella sua interezza nell’ottobre 2018, era stimato fra 200 e 300 mila sterline. Passato in parte attraverso il tritacarta, e così diventato, come spiegò Sotheby’s con notevole senso del marketing, «la prima opera d’arte della storia creata in diretta durante un’asta», è stato acquistato lo stesso da un anonimo collezionista europeo per 1 milione di sterline. Adesso il collezionista in questione ha pensato che sia venuto il momento di fare fruttare lo scaltro investimento e lo rimette in vendita, sempre da Sotheby’s, a un prezzo stimato fra 4 e 6 milioni di sterline: cinque o sei volte tanto, non male nel giro di trentasei mesi. L’immagine della bambina (ridotta in striscioline e fuori dalla cornice tranne la punta dei capelli) e del palloncino rosso (che rimane solitario e intatto dentro il quadro) è stata mostrata ieri ai giornalisti nella sede londinese di Sotheby’s a Bond Street. Dove, questo fine settimana, verrà allestita una speciale esibizione dell’opera al pubblico. Quindi, a metà ottobre, sapremo chi se l’è aggiudicata, o più probabilmente per quanti soldi, poiché spesso in questi casi l’acquirente preferisce mantenere l’anonimato. Il graffitaro senza volto, come Banksy è stato chiamato per il suo rifiuto di farsi identificare, pubblicò un video su Instagram, qualche giorno dopo la parziale distruzione della “Ragazza col palloncino”, lasciando intendere che il tritacarta, da lui inserito segretamente nella cornice e a quanto pare azionato in sala con un telecomando da un suo emissario, si era inspiegabilmente inceppato: «Nelle prove che abbiamo fatto in precedenza aveva sempre funzionato». Vero? Falso? Alex Branczik, responsabile dell’arte contemporanea a Sotheby’s, escluse che si trattasse di una cospirazione, magari in combutta con la sua casa d’aste, ideata apposta per fare sensazione e veder lievitare il prezzo: «Eravamo coinvolti direttamente in questa cosa? Assolutamente no. Pensate davvero che Banksy, che ha iniziato con i graffiti a Bristol evitando in ogni modo le autorità locali, volesse collaborare con l’establishment dell’arte?». Come che sia, la satirica street art di cui oggi Banksy è considerato il maestro assoluto continua ad attirare l’attenzione dei critici, del pubblico e dei collezionisti. Sarà pure vero che anche il desiderio di distruggere nasconde una pulsione creativa, come sosteneva Picasso e magari potrebbe confermare Freud, ma la morale di questa incredibile storia è che alla fine c’è sempre un Paperone che passa a pagare alla cassa: più che nel cestino, Love is in the bin (allusione a Love is in the air, canzone cult del 1977 di John Paul Young) finisce nel portafoglio di Sotheby’s e dei suoi danarosi clienti.