il Fatto Quotidiano, 4 settembre 2021
Giappone, Suga s’è dimesso in 5 minuti
Nella sala riunioni dei dirigenti del Partito liberal-democratico ieri mattina nessuno sospettava ciò che il premier giapponese stava per annunciare. “Per gestire al meglio la pandemia occorre un’enorme quantità di energia, così come per portare avanti la campagna elettorale per la presidenza del partito”, ha esordito Suga Yoshihide con il solito viso imperturbabile e il tono neutro da ex portavoce, per poi concludere: “Per me sarebbe impossibile affrontare entrambi gli impegni, così ho deciso per uno dei due”. Il premier giapponese ha quindi proseguito chiarendo che nell’ultimo mese del mandato tutti i suoi sforzi si concentreranno sulle misure da prendere per arginare in maniera significativa, la diffusione senza precedenti del Covid. Mandando così all’aria la sua improbabile rielezione come capo del partito Ldp.
Si è dimesso in cinque minuti con tanto di inchino, anche se formalmente si dovrà aspettare il 29 settembre per l’addio e la scelta di un nuovo primo ministro. C’entrano in questa mossa i 16.000 nuovi contagiati e le 60 persone decedute nelle ultime 24 ore per Covid-19, ma non si tratta solo degli alti numeri della pandemia ad avergli fatto prendere la via del non ritorno. C’è di più e il premier lo aveva intuito già alla sua nomina, avvenuta un anno dopo le dimissioni del ben più carismatico Shinzo Abe. Molte delle sue scelte non hanno avuto esiti positivi: continui cambiamenti di misure, stati di emergenza, confusa tempistica nella campagna vaccinale. Le critiche nei suoi confronti provenivano ormai sia dagli stessi colleghi di partito che da quelli dell’opposizione, da analisti e intellettuali. Su radio Tokyo Fm lo ha preso in giro anche lo scrittore Haruki Murakami sostenendo: “Deve avere una vista molto buona per la sua età. Io che sono suo coetaneo, di vie d’uscita dalla crisi pandemica non ne vedo proprio nessuna”.