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 2021  settembre 04 Sabato calendario

Periscopio

Forza Italia e Alleanza nazionale erano più vicine di quanto non lo siano gli azzurri e la Lega oggi. Eppure quella fusione non ha mai funzionato. Alla fine sono usciti sia Fini, sia i fondatori del Fratelli d’Italia. Guido Crosetto, FdI. (Stefano Filippi). La Verità.

La nostra esistenza è stata, per mesi e mesi, filtrata dagli schermi. La videochiamata ai nonni che non potevano rischiare una visita a domicilio. La maledetta Dad. La call con i colleghi sparsi tra mare, montagna e città. Senza dimenticare il Binge watching (vedere più puntate di una serie Tv in sequenza); il teletifo per il telecalcio negli stadi vuoti; i compleanni e le nascite festeggiati con brindisi virtuali su WhatsApp. Massimo Donelli. QN.
La vedova e il figlio di Corrado non volevano che tornasse in tv La corrida, della quale detengono i diritti. Io li persuasi a cambiare idea. Gli spiegai che non è che in Arena non si fa più l’Aida perché è morto Giuseppe Verdi. E La corrida ebbe il 32 per cento di share. Un trionfo. Vittorio Giovanelli, ex braccio destro di Silvio Berlusconi per la tv. (Stefano Lorenzetto). l’Arena.

Nei due decenni del nuovo millennio, a cavallo tra l’uno e l’altro, si conclama il fallimento dei governi di alternanza e l’ultima parola nella guida del Paese passa ai capi dello Stato. Le mosse decisive di questi anni sono di Giorgio Napolitano e Sergio Mattarella. L’uno e l’altro agiscono in proprio e come fiduciari dell’Ue, mentre Parlamento e governi restano a guardare in stato di subordinazione. Giancarlo Perna: “Ring”, 2021, la Verità.
Oggi bisogna difendersi dai libri soprattutto perché i banconi delle librerie sono invasi da libri-non-libri, libri scritti da della letteratura, pseudolibri, surrogati, libri Vip, libri che però non di rado scalano le classifiche delle vendite, spinti dalle promozioni. Luigi Mascheroni: “I libri non danno la felicità”. Oligo editore. 2021.
Una figura eminente del riformismo europeo, l’ex primo ministro di François Mitterand Jacques Delors, in un’intervista a Le Monde di molto tempo fa disse: «Da Pierre Mendès-France ho imparato una grande lezione: è meglio perdere un’elezione che perdere l’anima. Un’elezione si può rivincere dopo cinque anni, che vuole che sia? Ma se si perde la bussola, o si perde l’anima, per ritrovarle ci vogliono generazioni». Meditate, gente (di sinistra), meditate. Michele Magno. ItaliaOggi.

Quando ha sentito dire dalla Raggi che «Roma è una Ferrari che ho rimesso in pista», Gualtieri s’è abbandonato a un tormentato «fa uscire il fumo dalle orecchie!». Calenda, invece, s’era concentrato sulla Ferrari: «Mi sa che è una 348, non entrano le marce…». La Raggi, tempo prima, aveva risposto al sobrio «vai a casa» pronunciato dal leader di Azione, con un signorile «in tanti ricordano i tuoi fallimenti da ministro, da Ilva a Mercatone Uno ad Alitalia». Tommaso Labate. Corsera.
Il tema era molto bel impostato: era necessario bloccare la fuga a di Rocco Buttiglione (che spasimava dalla voglia di portare i Popolari verso il Polo della libertà) e impedire così che i resti della Dc fossero trasferiti fra i ranghi berlusoconiani. Pensa che ti ripensa, rimastica e rimugina e rumina, Andreatta si pulì gli occhiali con la cravatta, infilò in tasca la pipa accesa e pronunciò le parole fatali: «Proviamo con Romano». Edmondo Berselli: “Sinistrati”. Mondadori. 2008.

Le nuove megabanche globali si sono liberate dal proprio originario rischio sui loro prestiti, trasferendolo a terzi. Lo hanno fatto impacchettando i propri crediti in “prodotti finanziari” a volte denominati bond a volte denominati in altro modo, tutti comunque destinati ad essere collocati sul mercato presso acquirenti attratti dagli alti rendimenti, confusi dalla complessità degli strumenti, quasi sempre inconsapevoli del rischio “spazzatura” che potevano così assumere. Giulio Tremonti: “La paura e la speranza”. Mondadori. 2008.
Una guerra infinita. Eppure il professore afghano di italiano si accalorava a spiegare a noi giornalisti che in 4 anni il Paese aveva avuto una Costituzione, un Parlamento, e avrebbe avuto libere elezioni. «Elezioni, capite? Ma vi rendete conto?», diceva commosso. A Kabul il 132esimo Reggimento di Artiglieria stava a Camp Invicta, e noi giornalisti anche. Una fortezza circondata da filo spinato e ronde. Un giorno andai all’Ambasciata italiana. Alle otto del mattino trovai il cappellano che nella chiesetta vuota diceva Messa, solo, il fido lupo Benjamin accucciato dietro l’altare. Sulle macerie e la polvere e la miseria di Kabul un sacerdote innalzava ogni mattina l’Eucarestia. Marina Corradi, scrittrice. Avvenire.

Io, Borg lo facevo giocare male. Attaccavo, prendevo rischi, gli rompevo gli schemi. E non mi facevo intimidire dalla sua aria ieratica: essere ironico e dissacrante mi ha permesso di non prendere le cose troppo sul serio (né lui né me stesso) e di cogliere dietro la maschera di ghiaccio le sue insicurezze. Bjorn è un matto calmo. Serissimo quando giocava, un pazzo totale fuori dal campo. Ci stiamo simpatici da sempre, senza sapere perché. Ancora oggi mi diverto a insultarlo: Bjorn non sei mai stato capace, gli dico, e lui ride, ride moltissimo... Adriano Panatta, tennista. (Gaia Piccardi), Corsera.
Nel tardo pomeriggio di quel giorno, mentre la tradotta diretta in Russia percorreva la via Mestre-Postumia, sfilò a passo d’uomo davanti all’immenso ossario di Redipuglia dove sono riunite, nel luogo stesso dei terribili combattimenti per Trieste, centomila salme di caduti nella prima guerra mondiale. Tutti i soldati si erano ammassati ai finestrini o agli sportelli dei carri per vedere: l’ambiente carsico retrostante, più pietroso che verde, veniva a costituire una sorta di anfiteatro; dalle ultime propaggini dell’Adriatico, il sole, già declinante, illuminava di sbieco lo spaventoso cimitero, mettendo in rilievo ogni particolare. “Accidenti” si diceva Ambrogio “accidenti. Che ammonimento! E accaduto quando? Meno di venticinque anni fa.. Fortuna che la guerra adesso non è più a quel modo, non costa più tanti morti…”. Eugenio Corti. “Il cavallo rosso”. Ares. 23.ma edizione.
Avevo una serie di piani B dopo la crisi di ascolti. Mi dicevo anche: “Apro un ristorante e lo chiamo C’era un ragazzo”. Alla fine del primo piatto avrei preso la chitarra e cantato qualcosa. Gianni Morandi (Chiara Maffioletti). Corsera.
L’uomo ci prova, la donna sceglie se resistergli. Fernanda Pivano (Gianluca Mercuri). 7, Corsera.
Se ho capito Vittoria, devo dire che nessuna mi ha capito più di lei. Roberto Gervaso, scrittore.