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 2021  settembre 03 Venerdì calendario

La corsa alle materie prime

Manca tutto. I pallet nei parcheggi della logistica del Cuneese, i semiconduttori nelle fabbriche di Tesla in America, le confezioni per il latte in Inghilterra, gli infissi del Nord-Est del mobile. Tutto manca. E la situazione è destinata a peggiorare, allungando un’ombra pericolosa sulla ripresa. Con la conseguenza che l’economia globale rischia di correre una sfiancante corsa a ostacoli: ritmi da boom, trappole ovunque. Gli ordini si accumulano, i prezzi volano. «Il mondo dopo il Covid-19 faticherà a ripartire perché c’è troppa domanda e poca offerta», spiegava in maggio Goldman Sachs in una nota riservata ai clienti istituzionali. Eccoci al dunque.
Secondo gli analisti di Deutsche Bank le zone più colpite sono la Ruhr e il Nord Italia, che stanno già rallentando la produzione. Una sbandata che preoccupa a pochi mesi dal Natale. «Dobbiamo prenotare con mesi d’anticipo quel che prima era a portata di consegna in pochi giorni. C’è una richiesta senza precedenti nel settore della carta. E poi mancano i pezzi di ricambio per il comparto produttivo», raccontava poche settimane fa Alberto Balocco, che non può escludere un aumento dei prezzi dei suoi panettoni. «L’aumento dei noli, dei prezzi per il trasporto dei container, è spaventoso. Le ricadute sui costi della logistica sono enormi», denuncia Umberto Ruggerone, presidente di Assologistica.
Stesso copione nell’edilizia, in affanno anche con la manodopera, quasi spiazzata dall’effetto Superbonus, che ha messo in moto lavori per 5,6 miliardi di euro. «L’aumento dei prezzi e la tensione sulla materia prima a livello mondiale ha creato grande incertezza e problematiche», racconta il presidente di Ance, Gabriele Buia. Da inizio anno il prezzo del rame è salito del 21,63%, quello dell’alluminio del 35,76%, quello del litio del 98,92 per cento. Settembre e il rientro in ufficio portano altre incognite: scarseggiano la cellulosa per la carta e i polimeri plastici per i dossier. Anche i supermercati stanno monitorando la situazione: le fiammate sui costi rischiano di scuotere la filiera, e arrivare al consumatore. L’indice Fao dei prezzi mondiali dei prodotti alimentari dice che, ad agosto, c’è stata un’impennata del 32 per cento. Zuccheri, cereali, carne. È una marcia verso la normalità che sembra non trovarla mai: McDonald’s a Londra ha rinunciato ai Milkshakes, i piccoli provano a resistere. «Ci attendono tempi particolarmente difficili», dice Federico Maccari, ad di Entroterra.
Le pepite d’oro, però, sono i chip: servono ovunque, per le lampade notturne e le lavastoviglie. Bmw, Daimler e Volkswagen si sono fermate, Stellantis ha fatto slittare il rientro a Melfi. «Rischia tutta la componentistica» denuncia la Cgil. Big Tech si è già mossa. Google li produrrà in casa, come Apple. Ma non è detto che riescano a fermare gli aumenti sotto Natale —