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 2021  settembre 03 Venerdì calendario

Lo sprint sulle riforme attese in Ue

Bell’affare hanno concluso Borghi e Salvini: volevano limitare o bloccare l’estensione del Green Pass per strizzare l’occhio ai no-vax, e si ritroveranno con l’obbligo di vaccinazione, una misura che mercoledì sera, dopo il soprassalto interno alla maggioranza determinato dal voto della Lega con l’opposizione, sembrava quasi impossibile realizzare senza approfondire le divisioni interne alla maggioranza. Draghi invece rilancia. E nella conferenza stampa di ieri, accompagnato da uno stuolo di ministri anche per dimostrare la solidità del governo, annuncia senza mezzi termini che sia l’obbligo, sia il richiamo (terza dose) dei vaccini si faranno.
Il Capitano leghista resiste. Aveva chiesto una «cabina di regia» per trovare un nuovo punto di compromesso dopo la rottura parlamentare, e il presidente del consiglio replica alzando la posta. Tanto da lasciare interdetto il ministro della Sanità Speranza, che forse non se l’aspettava o non in termini così perentori. Ma Draghi è così: le beghe interne alla sua larga e litigiosa maggioranza le lascia ai partiti; quelle interne ai partiti («ognuno ha due, tre, quattro, cinque posizioni diverse») ai leader che devono governarli, e sempre meno ci riescono, a giudicare da quel che sta accadendo. Perché se il Green Pass divide la Lega, le delocalizzazioni (e non solo) dividono il Pd, e via andando. Tutto ciò alla vigilia di una stagione in cui Draghi ha intenzione di non perdere tempo sulle riforme attese in Europa: fisco e concorrenza, oltre a giustizia penale e civile che già sono in Parlamento.
Già che c’è, Draghi mette a punto un paio di questioni rimaste in sospeso nel dibattito politico estivo: piena difesa della Lamorgese, ma disponibilità a fare l’incontro chiesto da Salvini, nel quale appunto si ritroverebbe con di fronte una ministra con le spalle coperte dal premier. E una parola chiara sul Quirinale: «offensivo» parlarne. Non solo nei confronti di Mattarella, ma anche nei suoi, visto che non ama essere tirato in ballo ogni due per tre. Naturalmente il discorso non è affatto chiuso: ma Draghi ha voluto sgomberare il campo da qualsiasi dubbio su una sua eventuale disponibilità, che se poi non dovesse trovare sbocco, si ripercuoterebbe negativamente sul governo che punta ad arrivare a fine legislatura.