il Fatto Quotidiano, 3 settembre 2021
Intervista a Noemi
Noemi, che voci sente nella testa?
Detta così sembro matta!
Il monologo interiore.
Solo la mia, è malata di protagonismo. Penso troppo, ma sono felice di aver recuperato un dialogo onesto con me stessa. A lungo ho sentito le tante voci delle persone che mi dicevano cosa avrei dovuto fare.
È rinata.
Mi vergogno a dirlo, ma lo stop generale mi ha permesso di riordinare le priorità della vita e del lavoro.
La musica dal vivo è ripartita. Quasi.
Sere fa, al Power Hits a Verona, alla fine di Makumba con Carl Brave mi sono presa dieci secondi per cantare a cappella e godermi quel pubblico. A Sanremo, con l’Ariston vuoto, era stato un incubo.
Questa è un’estate di polemiche per la caotica gestione dei concerti. Qualcuno non rispetta le regole, le istituzioni non applicano direttive chiare.
Nel mio tour la gente sta seduta e se provano ad assembrarsi li bloccano. Ho anche scelto un repertorio più morbido. Ma non possiamo aspettare ancora Godot.
In che senso?
Se ai concerti si può accedere solo con Green Pass e tampone, è ora di allargare la platea, sempre rispettando le norme. Diamo valore alla campagna sanitaria. Non è come l’anno scorso: il 70% della popolazione è vaccinata, anche il settore della musica può andare avanti. Senza un cospicuo numero di spettatori paganti, i tecnici finiranno sul lastrico.
Perché voi artisti non fate massa critica per premere sulle istituzioni?
Metterci d’accordo su un documento è complicato, ma serve una nuova spinta. Il mercato della musica non è di serie B, mentre gli stadi di calcio sono già pieni. Il tempo sta scadendo.
È vaccinata?
Certo. La sacca dei no-vax è una cicatrice di ignoranza nel nostro Paese.
C’è stato un giorno preciso in cui ha sentito di aver ritrovato il contatto con se stessa?
Subito dopo aver visto la copertina del mio album Metamorfosi. La foto del mio volto sorridente, un po’ sfocato. Ero io, pronta ad affrontare la mia trasformazione. I classici e la scienza ce lo insegnano: nulla resta in uno stato permanente.
Ora le riviste le dedicano scatti in pose sensualmente eleganti.
Più che sul corpo, ho affrontato un percorso a ostacoli a livello mentale. Ero abituata ad autosabotarmi. Temevo che apparire carina togliesse spazio al messaggio nelle canzoni. Invece è il contrario. Ho imparato a non scomparire dentro la mia pelle.
Qualche fan potrà aver pensato: Noemi non è più quella della porta accanto.
Il punto è: non puntare alla perfezione, devi andare bene per te stessa. Mostrarti sincera per ciò che sei, altrimenti inganni chi ti segue. E poi sono sempre stata molto sportiva, tranne una parentesi in sovrappeso.
Se incontrasse la Noemi adolescente che per vergogna faceva il bagno con la maglietta?
Le darei una carezza. La timidezza è ok, quando il corpo cambia e non sei più una bambina. Le suggerirei di cogliere l’occasione di crescita per acquisire consapevolezza, non disagio.
Questa nuova generazione di ragazze?
Siamo ancora in un mondo dove devi nascere dalla parte giusta. In Afghanistan stanno tornando al Medioevo, qui si può sperare nella fluidità dei ventenni. Cominciano a cadere le barriere tra i sessi. A patto anche che alcune donne rinuncino al maschilismo alla rovescia. Finiamola coi preconcetti.
La sfido: stasera alla Festa del Fatto proponga un brano mai affrontato dal vivo.
Sarebbe bello pescare tra gli stornelli, o nel canzoniere romanesco. Lella di De Angelis.
Che pare da gita in pullman, mentre parla di un femminicidio.
Sì, è tragica. Ma ricordo mio padre con la chitarra e mamma che la intonava. Felici.
Dopo Vasco, Curreri, Moro, Fossati, Masini, Sangiorgi, quale grande autore vorrebbe scrivesse per lei?
De Gregori! Citofoniamo al Principe con un buon vinello!