ItaliaOggi, 3 settembre 2021
In morte di Claudio Ciocca, chef della Dolce vita
«La famiglia Campilli ricorda con grande affetto il compianto Claudio Ciocca». L’annuncio funebre fatto pubblicare su Il Messaggero dai discendenti dell’On. Pietro Campilli, (1891-1974) più volte ministro della Repubblica nei governi di Alcide De Gasperi, poi presidente della Montedison e del Cnel, rende omaggio all’amicizia che i Campilli, al pari di tante altre importanti famiglie romane, nutrivano nei confronti dello storico ristoratore dei Castelli Romani, morto improvvisamente martedì scorso all’età di 89 anni.
Ma dietro quell’annuncio e il ricordo di un’amicizia c’è molto di più: una storia da romanzo, quella di Claudio Ciocca, che coinvolge il mondo del cinema e la Dolce Vita romana, dove il cuoco scomparso approdò grazie al legame fraterno con il regista Federico Fellini.
Ciocca, infatti, è stato per decenni il patron indiscusso dell’Osteria del Fico Vecchio, uno dei ristoranti più antichi d’Italia (con una storia che risale al 1547) che la sua famiglia porta avanti con successo dagli inizi del 1800 e che con lui ai fornelli conquistò i palati del jet-set internazionale.
Furono i frati della millenaria Abbazia greca di San Nilo (attuale sede della Chiesa bizantina cattolica in Italia) ad aprire sulla via Latina, oggi via Anagnina, l’osteria usata dai viandanti per rifocillarsi e abbeverare i cavalli dove spesso si fermavano anche cardinali e pontefici diretti ad Anagni.
Per la posizione amena sulla strada che da Grottaferrata sale verso i Pratoni del Vivaro, l’altopiano che ospitò il centro ippico del Coni per le gare delle Olimpiadi di Roma 1960, il «Fico» è sempre stato un punto di riferimento per buongustai e bella gente.
Anche Benito Mussolini vi fu ospite spesso ai tempi del Ventennio. Terminati i pasti, tra un bicchiere di Frascati e l’aria fresca della zona, si divertiva a giocare a bocce con i gerarchi locali.
Ma il nome di Ciocca è legato indissolubilmente a quello di Federico Fellini (1920-1993), che dal dopoguerra alla sua scomparsa fu il cliente più importante e assiduo del locale. Quando Cinecittà divenne la Hollywood sul Tevere, le grandi produzioni cinematografiche fecero arrivare in Italia i più importanti attori dell’epoca, molti dei quali iniziarono a frequentare i ristoranti dei Castelli che spesso raggiungevano a bordo di Vespe o Lambrette ancora con gli abiti di scena indosso.
Una volta arrivò anche Fellini con Giulietta Masina e da quella volta non smise più di farsi cucinare i suoi piatti preferiti da Ciocca (tra i quali c’erano le famose uova alla bavosa) a pranzo e a cena.
Molte sceneggiature dei suoi film più famosi sono nate al «Fico», dove il regista premio Oscar portava anche le sue maestranze, con le quali, tra una portata e l’altra, decideva scenografie, ipotesi di riprese, cambiamenti, con bozzetti disegnati a penna sui tovaglioli del ristorante, poi diventati cimeli da collezione della famiglia Ciocca.
Giorno dopo giorno il rapporto tra Claudio e Fellini iniziò a diventare più intenso, sfociando in una vera e propria amicizia. Divennero inseparabili. Si sentivano al telefono la mattina e il regista, da buon superstizioso, non prendeva decisione senza essersi consultato con Claudio Ciocca, che considerava il suo portafortuna.
Per sdebitarsi di tanto affetto, Fellini lo volle come attore in molti suoi film e per Ciocca iniziò uno dei periodi più divertenti della sua vita. Qualche piccola parte, poi qualche occasione di maggiore visibilità, ma chi lo avrebbe mai detto che quel simpatico ristoratore, piccolo di statura, faccia da caratterista, sarebbe diventato attore?
Con Fellini recitò in Prova d’orchestra, Ginger e Fred, Casanova, La città delle donne, E la nave va. Del suo volto si accorsero anche altri registi e per lui arrivarono occasioni anche con Nanni Moretti, che lo fece recitare in Sogni d’oro, Franco Amurri e Lina Wertmuller. Fu amico di Marcello Mastroianni, Sophia Loren, Sergio Leone, Eduardo De Filippo e tanti altri cineasti che passarono dal suo ristorante.
Qui provarono il gusto della buona cucina romana anche personaggi come Gary Cooper, Frank Sinatra, Antonio Banderas e più recentemente personaggi come Marco Giallini, Massimo Boldi, Max Tortora, Belen Rodriguez, Gianni Minà, Giovanni Trapattoni e l’ex presidente del consiglio Giuseppe Conte.
Claudio Ciocca era nato a Roma per volere della mamma, la nobile Ottavia Bufacchi di Sassogrande, e questo rappresentava il suo cruccio più grande: amava visceralmente la sua Grottaferrata e avrebbe voluto nascerci.
Il sindaco Luciano Andreotti, lo scorso maggio, lo aveva insignito della cittadinanza onoraria per i meriti acquisiti nel mondo della ristorazione di qualità e come promotore delle tradizioni locali. Non amava gli aerei e quando capitava qualche bella occasione per viaggiare era sempre indeciso.
«Fellini – raccontò una volta – voleva che andassi a tutti i costi in America con lui, Masina e Mastroianni a ritirare l’Oscar alla carriera che gli sarebbe stato assegnato. Andai all’aeroporto con le valigie, pronto a partire, ma mentre loro stavano salendo a bordo io feci finta di andare a comprare delle riviste e presi la porta dell’uscita.
Fellini se lo era immaginato che sarebbe andata così e infatti fuori dall’imbarco c’era già una macchina pronta a riportarmi a casa».
In una recente intervista aveva anticipato il suo congedo dall’esistenza: «Mi sono goduto tutta la Roma della Dolce Vita, ho avuto tante soddisfazioni personali e lavorative, ho vissuto nella città che amo con la mia famiglia. La mia è stata una vita meravigliosa e dovessi rinascere vorrei rifare tutto quello che ho fatto».