Corriere della Sera, 2 settembre 2021
Google produrrà chip in casa
Made by Google, fin dalle fondamenta. Secondo le indiscrezioni di Nikkei Asia, il colosso di Mountain View sta sviluppando internamente i chip che, a partire dal 2023, equipaggeranno i computer portatili e i tablet che funzionano con il (suo) sistema operativo Chrome.
La notizia non stupisce: innanzitutto perché la nuova strategia è già stata messa in atto con gli smartphone Pixel – altro prodotto di Google sia lato hardware sia per quello che riguarda il sistema operativo (Android) – che nella prima metà del 2021 hanno visto diminuire la quota di mercato del 7% rispetto all’anno precedente (fonte: Counterpoint Research, negli Stati Uniti).
La sesta generazione di Pixel, che debutterà in autunno, proverà a recuperare posizioni anche con il nuovo chip proprietario Google Tensor, che promette maggior sicurezza e punta su Intelligenza artificiale e machine learning (per ora non si sa molto di più, ulteriori dettagli arriveranno nelle prossime settimane).
Per Mountain View il modello di riferimento è dunque Apple, che usa i sui suoi processori fin dalla quarta generazione di iPhone e lo scorso anno si è emancipata da Intel anche per quello che riguarda i Mac fissi e portatili
La casa della Mela non è l’unica: anche le statunitensi Amazon, Facebook, Microsoft, Tesla e le cinesi Baidu e Alibaba Group Holding stanno rispondendo al cosidetto chip shortage — la carenza globale di semiconduttori che pesa su svariati settori, dall’elettronica di consumo all’auto, e potrebbe durare altri due anni – mettendo in cantiere soluzioni proprietarie per prodotti e servizi cloud.
Tornando a Google, Nikkei scrive che sta assumendo ingegneri da Israele, India e Taiwan e che i nuovi processori «si basano su architettura Arm, la società britannica di chip controllata da Softbank la cui proprietà intellettuale è utilizzata in oltre il 90% dei dispositivi mobili di tutto il mondo».
La sfida, come spiegato alla testata asiatica dall’analista di Isaiah Research Eric Tseng, sarà nella competizione con le realtà già consolidate del settore, come Intel, Nvidia, Qualcomm e altri. Sul piatto, come detto, ci sono l’indipendenza dai fornitori esterni e una migliore integrazione fra software e hardware, e dunque prodotti più performanti. La partita è iniziata.