Corriere della Sera, 2 settembre 2021
Intervista a Ludovica Nasti, attrice di "L’amica geniale"
Ti piacerebbe un film su una calciatrice?
«Magari!».
Giochi ancora?
«Certo. Sono tesserata con la Campania Puteolana, in una squadra mista: oltre a me c’è un’altra ragazzina. Tra poco riprendono gli allenamenti. Giocare mi libera da tutti i pensieri e mi diverte molto».
Indossi la maglia numero 10. Una bella responsabilità.
«È il mio numero fortunato e poi sono attaccante».
Sei riuscita a conoscere Insigne?
«Solo di vista alla festa di compleanno di Grecia, la figlia di Reina. Ancora non facevo nemmeno l’attrice».
L’amica geniale sta crescendo. Ludovica Nasti aveva 11 anni quando ha cominciato a vestire i panni di Lila nella serie tv di Saverio Costanzo tratta dai romanzi di Elena Ferrante. Il 26 settembre ne compirà 15. Tra poco comincia il secondo anno del liceo linguistico di Pozzuoli, la sua città, dove vive con il padre Vittorio, 56 anni, impiegato comunale, e la madre Stefania, 50, titolare di una boutique, che però non manca mai di starle accanto. Come adesso, sul treno che la porta a Venezia per Mondocane, il film di Alessandro Celli con Alessandro Borghi, dove lei è Sabrina, una delle protagoniste femminili.
Ludovica, ormai hai interpretato diversi ruoli, adesso sei sul set di «Romulus 2»: a quale sei più affezionata?
«Un po’ a tutti, perché ognuno mi ha trasmesso una felicità diversa. In tutti riconosco la mia forza. Quando ho superato il casting per L’amica geniale non potevo immaginare che recitare mi sarebbe piaciuto così tanto».
Ti capita di emozionarti davanti a un attore o un’attrice?
«Sì, sempre! Perché io guardo le serie tv e i film da spettatrice, anzitutto. Per esempio quando andammo a Los Angeles per L’amica geniale a un certo punto è arrivata Jennifer Garner e abbiamo fatto una foto insieme. È stato bello».
Hai incontrato il tuo idolo, Sophia Loren?
«Eh no... Non ancora».
La tua storia personale è un esempio di forza e speranza. Fai ancora i controlli per la leucemia linfoblastica B?
«Sì, l’ultimo a maggio e mi hanno detto che posso rifarli tra due anni. Finalmente li abbiamo diradati...».
Qual è stato il momento più duro?
«Il periodo in ospedale. Non avevo ancora 5 anni e i miei genitori sono stati bravissimi a edulcorare tutto come nel film La vita è bella».
In che modo?
«Per esempio le trasfusioni di sangue erano diventate trasfusioni di Coca Cola... Oppure sui capelli, quando li ho dovuti tagliare, il nostro motto è stato: ricresceranno più belli, più lunghi, più forti. Mamma è stata la mia colonna: dormiva ogni notte accanto a me su una sedia. Mia sorella Martina veniva fuori con il mio nipotino Gennaro, che era appena nato, per farmelo vedere, e con mio fratello Lorenzo lanciava in aria le mongolfiere di carta per farmi esprimere un desiderio. Guarire è stato un gioco di squadra, tutti hanno fatto qualcosa, a partire dai medici dell’ospedale Pausilipon di Napoli».
Nel libro che hai pubblicato l’anno scorso con Fabbri, «Diario geniale», hai scritto che l’oggetto cui tieni di più è una Madonnina di Medjugorje. Perché?
«Durante la malattia tutta la mia famiglia si affidò a lei. Poi, quando sono guarita, siamo andati insieme a Medjugorje per ringraziarla. Siamo tornati fino a due anni fa, poi è scoppiata la pandemia».
Chi sono le tue coetanee di riferimento?
«Greta Thunberg di sicuro. E tra le attrici Millie Bobby Brown, per il suo lavoro e per l’impegno con l’Unicef».
Qual è il film che hai visto più volte?
«Buon compleanno Mr. Grape, con DiCaprio e Depp».