la Repubblica, 2 settembre 2021
Un’idea per le pensioni
Non è mai una buona idea cambiare radicalmente le regole del sistema pensionistico all’ultimo momento, perché chi è vicino alla pensione si vede stravolgere i programmi di una vita e non ha tempo per porvi rimedio. Eppure anche questa volta si arriva all’ultimo minuto a decidere che fare di “Quota 100” (cioè i pensionamenti anticipati con almeno 62 anni d’età e 38 di contributi). Secondo la bozza del Pnrr Quota 100 avrebbe dovuto cessare di esistere al termine della sperimentazione triennale decisa dal Conte 1. Ma il riferimento è scomparso nel testo finale inviato a Bruxelles.
Intendiamoci: la questione è spinosissima e questo spiega la titubanza sia del governo Conte 2 che del governo Draghi. Se il governo decidesse di aspettare la fine naturale di Quota 100 dopo i tre anni di “sperimentazione”, per gli esclusi si creerebbe un nuovo scalone (cioè un aumento dei requisiti per il pensionamento) di ben sei anni nella notte fra il 31 dicembre 2021 e il 1 gennaio 2022, pari a quello introdotto nel 2011 che probabilmente segnò l’inizio della fine del governo Monti. E oggi non ci sono le stesse condizioni di emergenza economica del 2011 da invocare per cercare di spiegare ai malcapitati questa disparità di trattamento. Le proposte per ovviare al problema vanno dalla cosiddetta “quota 41” (si può andare in pensione con 41 anni di contributi indipendentemente dall’età) a “quota 102” (combinazione di 63 anni di età e 39 di contributi oppure 64 anni di età e 38 di contributi). Il costo di queste misure è molto alto. Secondo le stime dell’Inps, quota 41 costerebbe fino a mezzo punto di Pil all’anno. La Cgil stima un costo più basso perché ipotizza una propensione al pensionamento implausabilmente bassa per i lavoratori con una quota retributiva alta, che induce ad andare in pensione prima possibile.
C’è tuttavia un modo per riconciliare una maggiore flessibilità nell’età di pensionamento con la sostenibilità del sistema: si può andare in pensione quando si vuole, a partire da 63 anni, ma accettando una riduzione attuariale, che oggi si applica alla sola quota contributiva, sull’intero importo della pensione, cosi come proposto dall’Inps 6 anni fa (nel rapporto “Non per cassa ma per equità"). Oggi questo significherebbe una riduzione media di un punto e mezzo per ogni anno di anticipo rispetto alla pensione offerta da quota 100; in futuro ancora meno dato che le generazioni che andranno in pensione nei prossimi anni avranno una quota contributiva più alta su cui la riduzione è già comunque applicata in caso di pensione anticipata.
Sarebbe un modo per ridurre le disparità di trattamento fra le pensioni contributive e le pensioni “miste”, perché permetterebbe anche ai titolari di quest’ultime di andare in pensione prima, purché abbiano almeno 20 anni di contributi e una pensione superiore ad una soglia minima (attualmente circa 1450 euro al mese) per non rischiare di finire in condizioni di indigenza, soprattutto quando incoraggiati fortemente dall’impresa a lasciare.
La soglia a 1450 euro è nettamente al di sopra della soglia di povertà Istat. Si potrebbe abbassarla a mille euro, circa 2 volte la pensione minima, rendendo più ampia la platea potenzialmente interessata alla pensione anticipata.
Una riforma di questo tipo non aumenterebbe il cammino del debito pubblico previsto per il futuro, perché i costi aggiuntivi dal 2022 in poi rispetto a uno scenario in cui Quota 100 venisse davvero interrotta nel 2021 sarebbero pressoché interamente compensati da importi pensionistici leggermente più bassi. Non ci sarebbero esodati dato che la possibilità di andare in pensione anticipatamente rimane, anche se con una leggera riduzione degli importi. Si potrebbe dare la possibilità alle grandi imprese con esuberi di pagare contributi aggiuntivi per i loro dipendenti per invogliarli a prepensionarsi. Si potrebbe, inoltre, togliere il divieto di cumulo introdotto dal Conte I, permettendo a chi volesse farlo di lavorare in modo regolare e versare contributi rimpinguando così la propria pensione.