Il Messaggero, 1 settembre 2021
Toilet break, spaghetti, e pannoloni. Il fair play nel tennis
Paolo Bertolucci, da ex tennista professionista, oggi opinionista Sky, è il caso del giorno agli Us Open: le lunghe pause toilette che si prende il numero 3 del mondo, Stefanos Tsitsipas. È successo anche contro Murray. Che ne pensa?
«Una buffonata, un comportamento antisportivo: la regola va cambiata. Dopo un set magari di una mezz’oretta, uno esce dal campo e si cambia la maglietta? Basta, deve finire».
Casi sempre più eclatanti.
«Ne ho parlato con esponenti dell’Atp e mi è stato risposto che la tendenza è mettere i giocatori nelle migliori condizioni per esprimersi».
Negli anni 70, non succedevano cose così?
«All’epoca nessuno usciva dal campo dopo un set o due, eppure le partite erano al meglio dei cinque set. Io la penso così: se il giocatore ha una prostatite sono problemi suoi, non può sostenere una partita di tennis».
Come si potrebbe risolvere questa forzatura della regola?
«Basterebbe che fosse permesso di allontanarsi solo al giocatore che è in vantaggio. Chi lo richiede, al 99%, in quel momento ha dei problemi di gioco. Magari ringrazieremo Tsitsipas: comportandosi così in tornei tanto importanti, ha portato il problema ancora più in evidenza».
Prima del toilet-break c’era il medical time-out.
«È stato il precursore. Sempre su richiesta di chi sta perdendo e spesso prima della battuta dell’avversario. Succede solo nel tennis».
Quando giocava lei quali sistemi c’erano per innervosire l’avversario?
«Al massimo Nastase faceva casino per distrarti dicendoti: Bravo Spaghetti, Maccaroni, sai che è stato culo, vero?».
Però è finita la pantomima del passaggio dell’asciugamani dal raccattapalle.
«La nuova regola è stata l’unica cosa positiva nel tennis nella pandemia. Non c’è più nessuno che si deterge il sudore dopo l’ace e il 15-0».
E i tic di Rafa e Djokovic che battono tante volte la palla prima del servizio?
«Rafa e Djokovic un po’ di tempo te lo tolgono, ma lo sai già: ti prendi quei dieci secondi prima di concentrarti».
A lei quale tattica di disturbo la innervosiva di più?
«A me davano terribilmente fastidio gli avversari ladri, quelli che rubano sistematicamente».
Possibile che durante quelle fughe Tsitsipas riceva suggerimenti da papà Adpostolos?
«No, è scortato da un giudice di linea».
Come avrebbe risolto uno di voi la moda-Tsitsipas?
«Avrebbe seguito il Tsitsipas della situazione, avrebbe anche potuto indossare un pannolino sopra i pantaloncini per irriderlo: era capace di tutto. Ma così magari gli avrebbe tolto il vizio».