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 2021  settembre 01 Mercoledì calendario

La logistica di Amazon domani non avrà concorrenti

Da tre anni l’Autorità per le comunicazioni monitora il mercato dei servizi postali in Italia, una cosetta – si legge nell’ultimo aggiornamento, appena pubblicato – che nel 2020 ha movimentato circa 850 milioni di pacchi e generato un fatturato stimato tra i 5 e i 6 miliardi di euro (le imprese attive, a stare al ministero dello Sviluppo, sono poco meno di 4.000, quelle rilevanti meno di dieci). Ecco, in questi tre anni, seguito pian piano dall’Authority, il gigante Amazon s’è preso non solo un gran bel pezzo delle vendite online, ma – grazie all’integrazione verticale col suo servizio di consegne e alla pressione che può fare su concorrenti e imprese venditrici – anche il mercato dei pacchi: pare ieri, ed effettivamente era ieri, cinque anni fa, che era un piccolo operatore nelle consegne a casa; oggi è il primo, domani sarà praticamente l’unico.
Per capire bisogna partire dall’inizio. La logistica è un mercato enorme: un’ottantina di miliardi in Italia nel 2020 secondo una stima dell’Osservatorio Gino Marchet del Politecnico di Milano. I servizi postali, cioè all’ingrosso la spedizione di pacchi, sono una nicchia, la più visibile, di questo mercato, che ha tre sotto-categorie: i pacchi spediti dal consumatore (C2X), che valgono il 3% dei ricavi, quelli tra aziende (B2B, business to business) e quelli da aziende a consumatore (B2C, business to consumer): quest’ultimo segmento, minoritario fino a pochi anni fa, vale oggi il 70% in volume e il 51% in fatturato (2,5-3 miliardi) con una crescita annua media superiore al 30% nell’ultimo quinquennio contro il 2% del segmento B2B, dominatore del mercato nei decenni precedenti. È nel business to consumer, il settore più promettente e quello che maggiormente “deve” al Covid e alle relative restrizioni, che la posizione di Amazon è ormai dominante.
L’inchiesta Agcom mostra, infatti, che i problemi di concorrenza sono presenti solo nel settore delle consegne a casa e che questi problemi coincidono con la presenza sul mercato dell’azienda Usa. Tradizionalmente il B2C era diviso in consegne deffered (differite) ed “espresse”: una distinzione che non ha più senso, la consegna media, anche tra le deffered, è 1-2 giorni lavorativi. Nel segmento dei pacchi consegnati a casa dalle imprese, la crescita di Amazon è incredibile: si stima valesse circa il 4% nel 2016, il 20% nel 2018, era già al 36% l’anno scorso, è prevista salire ancora al 51% quest’anno e al 66% nel 2022 (un paio di miliardi di ricavi, dunque, apportati al bilancio della casa madre solo dalla divisione Amazon Italia Transport). Gli altri operatori verranno semplicemente espulsi dal mercato o giù di lì: il gruppo Poste Italiane in questa simulazione passa in quattro anni – dal 2018 al 2022 – dal 30 al 19% del segmento B2C; Gls dal 17 all’8%; Brt dal 10 al 4%.
Il ritmo di Amazon semplicemente non è sostenibile per nessuno: “Nel primo quadrimestre di quest’anno, rispetto allo stesso periodo del 2020, sia i ricavi sia i volumi di Amazon hanno registrato aumenti pari al 90% circa (rispettivamente +87% e +91%), nettamente superiori agli aumenti annui medi registrati dagli altri operatori che effettuano consegne e-commerce nazionali, pari rispettivamente al 34% per i ricavi e al 37% per i volumi”, scrive l’Autorità. In sostanza, cresce tre volte più degli altri, perché “è in grado di trasferire il potere detenuto sul mercato a monte delle vendite e-commerce al mercato a valle delle consegne dei pacchi per l’e-commerce”. E qui veniamo alla già citata “integrazione verticale”.
Secondo “Statista”, citata da Agcom, Amazon nel 2019 vendeva in Italia 2,9 miliardi di euro di merci e copriva il 17% del totale delle vendite online: per capirci Zalando, al secondo posto, valeva il 3% e 517 milioni (adesso la situazione è sicuramente cambiata a vantaggio della società Usa). Amazon dunque è oggi contemporaneamente sia un concorrente delle grandi aziende di servizi postali che loro principale committente: è infatti il primo cliente in termini di fatturato di un’impresa su due e tra i tre più importanti di due imprese su tre.
Questo e le pressioni che può fare sulle aziende venditrici, tanto sulle merci che sulla scelta dei servizi di consegna, la mettono in una posizione oggettivamente dominante: “Da un lato, il potere di mercato detenuto dal lato della domanda come acquirente di servizi di consegna le consente di incidere sulla capacità competitiva dei suoi concorrenti, ad esempio comprimendone i margini. Dall’altro, la possibilità di consegnare in proprio, riducendo o azzerando i volumi commissionati ai concorrenti, rafforza il suo potere negoziale nei confronti dei fornitori terzi”. Risultato: “C’è la possibilità che Amazon in futuro possa essere l’unico operatore in grado di avvantaggiarsi della crescita del mercato delle consegne di pacchi derivante dallo sviluppo dell’e-commerce”. Se non è chiaro qual è il problema, basta aspettare quando non avrà concorrenti per capirlo.