Corriere della Sera, 31 agosto 2021
Matteo Bassetti aggredito dai no vax. Intervista
È stata un’escalation di intimidazioni per il professor Matteo Bassetti, direttore del reparto di Malattie infettive all’Ospedale San Martino di Genova. Un’escalation che è culminata, lo scorso lunedì sera, in una vera e propria aggressione verbale e quasi fisica, molto violenta, con minacce di morte a lui e alla sua famiglia.
«Ero appena rientrato con mia moglie e i miei figli da una breve vacanza in Sardegna – racconta il noto infettivologo —. L’aereo è arrivato a Genova alle dieci, alle undici ero a casa. Poi sono uscito per comperare certi piccoli sigari che ogni tanto fumo: c’è un tabaccaio, vicino a casa, aperto fino a tardi. Sto per rientrare e vedo su di me uno sguardo di persona che mi riconosce».
E poi?
«Ha cominciato a ricoprirmi di insulti (tralasciamo qui le parolacce) e mi urlava: “I vaccini fatteli tu”. E ancora: “Ti ammazzo”».
Come ha reagito?
«Non mi sono avvicinato a casa e ho tirato dritto, come se non avessi sentito, mentre lui mi gridava: “Girati s...”. Così mi aveva istruito la Digos: sono sotto sorveglianza e ho subito chiamato una loro pattuglia di cui ho il numero diretto, senza passare dal 112. In tre minuti sono arrivati».
E il suo aggressore?
«Quando ha sentito le sirene è corso via, ma è stato subito raggiunto dagli agenti. Ho saputo che si tratta di un uomo di 46 anni che è stato portato in Questura».
Ha avuto paura?
«Veda lei! Abito in una zona residenziale di Genova, era piuttosto tardi, anche se in giro c’erano persone che hanno assistito alla scena e sono pronti a testimoniare. Ma soprattutto ero preoccupato per la mia famiglia. Mia moglie e i miei figli erano in casa e hanno sentito le grida. Oggi il più piccolo, che ha 12 anni, è voluto andare via».
E adesso?
«Il mio aggressore è stato denunciato direttamente dalla polizia, e anche da me: è la settantesima denuncia che presenta il mio avvocato».
Ecco: da tempo lei è bersaglio di aggressioni, prima attraverso i social e ora direttamente, nel mondo reale e non più virtuale. Quando sono cominciate?
«Direi attorno a dicembre dell’anno scorso, quando si sono resi disponibili i vaccini. Io ho sempre assunto posizioni pro vax, come del resto tutti coloro che fanno il mio mestiere e le ho sempre sostenute».
Come si sono manifestate queste aggressioni?
«All’inizio con insulti e minacce di morte a me e alla mia famiglia, soprattutto sulla mia pagina Facebook. Poi con lettere anonime indirizzate al mio ospedale, successivamente con telefonate, sempre anonime, alla segreteria dell’ospedale e a mia moglie. Negli ultimi giorni, via Telegram, hanno reso pubblico il numero del mio cellulare: continuo a ricevere messaggi di insulti e minacce».
Nel frattempo lei ha anche assunto posizioni meno allarmiste nei confronti della pandemia e più aperturiste rispetto ad altri suoi colleghi. Possono aver condizionato l’atteggiamento dei no vax?
«Le mie posizioni “morbide” sono state poi confermate dai numeri. No, credo che il vero problema, per i no vax, siano i vaccini. Parliamo di no vax, ma ci sono anche i no-green pass».
Che cosa c’è dietro questi movimenti che usano i social e occupano le piazze?
«Un errore sarebbe considerarli folkloristici e personalistici: al loro interno c’è un po’ di tutto. Molte di queste persone sono veri e propri delinquenti, gestiti non si capisce bene da chi: il colore politico non c’entra, a mio avviso. Lo slogan è “andare contro” e il vaccino anti Covid è l’obiettivo principale che hanno scelto. La magistratura e lo Stato, però, devono intervenire: sono fenomeni pericolosi (nel frattempo sono stati aggrediti anche due giornalisti, ndr), anche se promossi, alla fine da quattro gatti. Che hanno, purtroppo, molta visibilità».