Corriere della Sera, 30 agosto 2021
Il migliore amico di Piero Chiambretti
Piero Chiambretti, chi è il suo migliore amico?
«Sono due, e sono agli antipodi».
Vediamo.
«Uno è Fabrizio Moretti, è di Prato, mamma inglese: ha 44 anni e fa il gallerista. L’altro è Mario Baldassarri, ha 75 anni e da 30 organizziamo insieme un torneo di tennis per Vip a Milano Marittima».
Cominciamo da Fabrizio. Quando vi siete conosciuti?
«Vent’anni fa a Montecarlo, in uno scenario a me non congeniale. Eravamo a cena allo stesso tavolo e, pur non conoscendolo, gli chiesi un favore un po’ particolare...».
Racconti.
«Avrei avuto di lì a poco un incontro al buio con una ragazza sentita solo per telefono. Preso dall’entusiasmo, l’avevo invitata a raggiungermi a Montecarlo e dovevo andare a prenderla alla stazione di Nizza. Quando la incontrai, mi resi conto che non era l’anima gemella e così chiesi a Moretti di intrattenerla al posto mio: lei comunque era simpaticissima e molto intelligente. Da quel momento gli fui riconoscente e gli diedi il mio numero di telefono, cosa che non faccio quasi mai perché la parola amicizia va centellinata con amore e discrezione: conosco persone che hanno due milioni di follower e poi passano il compleanno da sole con la madre...».
E poi da allora?
«Dopo un mese e mezzo, dovevo fare una serata a Pitti Uomo, e visto che lui viveva sulle colline di Prato lo chiamai, gli chiesi se si ricordava di me e gli proposi di raggiungermi a Firenze. Ma andò al Palazzo Pitti, anziché dov’erano le sfilate, il che me lo rese doppiamente simpatico».
Lo ha invitato anche ai suoi programmi?
«Certo, la prima volta a Chiambretti c’è su Rai 2, con la regia di Gianni Boncompagni. Avevo un pubblico di 150 ragazze: quando Moretti arrivò quasi svenne! Con il passare degli anni entrambi abbiamo dato una svolta importante alle nostre carriere: lui da mercante d’arte con una Galleria a Firenze ne ha aperta un’altra a Londra e poi a Montecarlo, fino a diventare un punto di riferimento internazionale».
Frequenta la sua casa?
«Sì, abbiamo fatto diverse vacanze insieme e abbiamo conosciuto i rispettivi genitori: era molto amato da mia madre e credo che pure io fossi molto stimato da suo padre. Entrambi non ci sono più, e il dolore della perdita ci ha avvicinato ancora di più; l’aiuto di un amico che ti chiama tutti i giorni è decisivo, perché la morte di un genitore crea una ferita che non si rimargina».
Sua figlia come lo chiama: Fabrizio o zio?
«Moretti, come faccio io. Con lui passiamo tante ore divertenti, ridiamo molto. È generoso, ci fa sempre regali belli e charmant, che si tratti di un quadro per me o di un giocattolo per Margherita».
E adesso parliamo di Mario. Con lui quando vi siete conosciuti?
«Trent’anni fa a una partita di tennis per beneficenza. Lui è un personaggio unico, quasi un attore della commedia all’italiana, basta sentirlo parlare: un romagnolo andato in Germania per vendere le scarpe del papà di Arrigo Sacchi, e infatti guai a toccargli il ct. Insieme quasi per gioco abbiamo cominciato a costruire il Vip Master, un torneo di tennis annuale dedicato ai Vip: dal Principe Alberto a Nicola Pietrangeli, da Valeria Marini all’ultimo dei disgraziati delle telenovelas».
Pure Mario ha invitato ai suoi programmi?
«Sì, e talvolta è stato fatto sedere in posti ingrati, come dietro una colonna... Quando mi ruppi la gamba, nel 2001-2002, per sette mesi stetti fermo, anche professionalmente. E Mario, in quella lunga degenza, è stato sempre al mio capezzale, nonostante i chilometri per raggiungermi. Perché l’amicizia è questo».
(Mario Baldassarri, di Chiambretti dice: «Prima il suo difetto era la permalosità: capitava che di sette giorni passati insieme per cinque non parlasse. Ora non più, la figlia l’ha fatto cambiare, ha trovato un ruolo bellissimo, si diverte, ha ripreso una verve incredibile. I suoi fan stanno svegli fino alle due e un quarto per guardarlo, e io mi assicuro che ci siano anche i miei amici». Fabrizio Moretti, invece: «È un amico molto fedele, più di una fidanzata. E devoto, che è il suo grande pregio. Lo considero il Picasso della tv, nessuno può capire la sua genialità se non vedendolo lavorare: lo fa a 360 gradi, è il factotum dalla scaletta alla coreografia, è bravo, veloce. Vederlo è bellissimo»).