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 2021  agosto 30 Lunedì calendario

L’amicizia tra Liliana Cavani e Geppy Gleijeses

Il distacco di una manciata d’anni di fronte all’immensità dell’amicizia è niente. Soprattutto quando, andando avanti nel tempo, è proprio lo spessore del rapporto a dettare le sue regole che prescindono dall’età. Liliana Cavani e Geppy Gleijeses la loro amicizia l’hanno forgiata sul lavoro. Si sono scelti per ammirazione e rispetto e si sono ritrovati simili nel pensiero e nel linguaggio non solo teatrale. «L’amicizia - dice la grande regista Liliana Cavani - è come l’acqua o la luce e non è raro che sia più importante della famiglia. È equilibrante e stimolante. Dieci anni dopo il nostro lavoro su Filumena Marturano e dopo l’altro successo su Pirandello, con Geppy resta una grande armonia creata fin dai tempi del nostro primo incontro, che si è trasformata in amicizia. Nulla di immediato, ma la frequentazione costante, il sentirci affini in tante idee e nel modo di essere ha piano piano creato un ponte di comprensione e di affetto che si è andato sempre più consolidando. All’inizio gli ero semplicemente grata per la fiducia che mi aveva accordato. Prima di Filumena non avevo mai diretto uno spettacolo di prosa. Lirica sì, lì mi sentivo nel mio ma in questo caso, senza musica, senza canto a confortare la parola, avevo dei dubbi. La sua fiducia totale mi ha tranquillizzata, il teatro mi ha fatto riflettere sulle nostre somiglianze. Riflettere e divertire. Oltretutto andavo a toccare il testo di Eduardo De Filippo, autore che avevo conosciuto sia pure non in modo approfondito».
Anfitrione involontario
Anche per Gleijeses l’amicizia è fondamento di vita. «Ci sono amori che nascono e finiscono, come diceva Patroni Griffi, persino quello tra una madre e un figlio può spegnersi. L’amicizia vera è un gioiellino rarissimo e prezioso che ti porti per sempre. Affinità mentale, piacere fisico nell’incontrare l’altro. Ho amato molte donne ma ho pochi amici eterni. Noi napoletani ci portiamo dentro il culto dell’amicizia che ha un po’ il ritmo del mare, il rumore dei tuffi insieme, degli scherzi in acqua, del rumore del gozzo che torna in porto. É l’amicizia tra ragazzi che cresce con te. Poi c’è il rapporto adulto che arriva già maturo, quando ci si sceglie riflettendo. Così è accaduto con Liliana Cavani. Finalmente dovevo interpretare Domenico Soriano in Filumena Marturano. Cercavo un regista particolare, speciale. Mi venne l’idea di Liliana Cavani. Un’impresa folle ma è nel mio costume tentare l’impossibile. Riuscii a farmi ricevere a casa sua, un’appartamento bello che le corrispondeva perfettamente, scevro da orpelli, come lei. In quest’assenza di oggetti vidi subito la foto di Liliana e di Eduardo sul set de Il portiere di notte. Lo presi come un segno del destino. Cavani non mi avrebbe detto di no. Da lì ci fu una lunga marcia di corteggiamento e di avvicinamento. Liliana venne a vedermi a teatro ma ancora non mi aveva detto di sì. Finalmente una sera, al ristorante, davanti a una pezzogna all’acqua pazza, fece cadere le sue riserve. Dopo l’enorme successo di Filumena che abbiamo portato anche all’estero, abbiamo voluto bissare con Pirandello, Il piacere dell’onestà. Mi diverte il pensiero di essere stato il suo anfitrione a teatro».
Libera e appassionata
Di lui, a lei piace che si affidi; di lei, a lui piace il suo essere «pura, libera, appassionata che fa poche chiacchiere e molti fatti. Una regista che ha rispetto per le persone e amore per gli attori. Il nostro è un legame che nasce dall’artigianato. E forse sono i legami più duraturi. Fare teatro è un atto d’amore, è un dono reciproco, come fare un figlio insieme. Ci sta che poi ti separi e non ti vedi più, che si rompa tutto e che ci si lasci malissimo. Ma quel figlio, comunque vadano le cose, c’è stato e resta. Fortunatamente tra me e Liliana nulla è andato storto. Così come era nato il rapporto con Luca De Filippo che aveva sempre rispettato il pensiero del padre. Eduardo mi vide una volta recitare e disse che "per questo giovane revoco il veto a rappresentare le mie opere" e così è stato sempre».
E sempre per amicizia, Liliana Cavani è stata chiamata ad essere membro del Comitato d’Onore del Festival di Capri, assieme a Dacia Maraini e a Masolino D’Amico, anche questo nato per amicizia con i capresi doc. L’associazione Festival Internazionale lancia l’evento per le arti dal vivo che sembrava un’utopia, dice il direttore artistico e ideatore Geppy Gleijeses e che invece ambisce a diventare competitor di Avignone e di Edimburgo. Dal 10 di settembre partirà a Capri per poi toccare anche Procida, prossima capitale della Cultura. Per quest’anno, considerato come prologo, sono pronti i quattro appuntamenti che comprendono, l’11 settembre Il resto di niente di Enzo Striano sulla rivoluzione partenopea del 1799, un reading con Stefania Sandrelli e Marisa Laurito accompagnate al pianoforte dal maestro Sandro Di Plama. Il 14, la reunion dopo 40 anni dalla separazione, della Nuova Compagnia di Canto Popolare e di Eugenio Bennato. Il 17, Geppy Gleijeses evocherà Le aneme Pezzentelle blues, accompagnato da una piccola orchestra e da tre giovanissimi attori, ritroverà le poesie proibite di Russo, Ruccello, Moscato, De Filippo e Viviani. E per finire in bellezza un grande concerto delle musiche napoletane ottocentesche che si terrà all’interno della Grotta Azzurra di Capri con il pubblico sulle barche a godersi la musica. A Procida il 19, andrà in scena Il malato immaginario di Molière con Emilio Solfrizzi e altri undici attori, una sorta di messaggio benaugurante alla prosa che torna forte e vivace.
Dice Gleijeses: «Per amicizia di chi vive a Capri e si occupa dell’isola tutto l’anno. Per amicizia di un posto che ha visto crescere me e i miei amici. Per amicizia di chi non ha lavorato per due anni e che ora ricerca vita e impegno professionale. Per amicizia si può rischiare e provare a ricominciare».