La Stampa, 30 agosto 2021
Cina, l’università dichiara guerra ai gay
Comunità Lgbt, star di cinema o tv e loro fan, utenti della Rete. Nella Cina permeata dal concetto di «sicurezza nazionale» di Xi Jinping c’è sempre meno spazio per tutto ciò che in qualche modo possa portare a una qualsiasi forma di attivismo. Poco importa se nel mondo fisico o in quello digitale. Poco importa se si tratta di gruppi passibili di rappresentare istanze politico-sociali, di diritti di alcune categorie di cittadini o semplicemente di comportamenti ritenuti immorali. Nella stretta sono coinvolte anche importanti istituzioni pubbliche. Nell’ambito di un "censimento"" interno, la Shanghai University ha chiesto ai suoi campus di schedare gli studenti non eterosessuali o che si identificano nella comunità Lgbt. La direttiva, non confermata dall’ateneo ma circolata sui social cinesi, richiede inoltre di raccogliere informazioni su posizioni politiche, contatti sociali e «salute mentale» degli iscritti. Il tutto a poche settimane dalla cancellazione di decine di account di gruppi universitari pro Lgbt da WeChat.
Negli ultimi anni la comunità omosessuale ha subito una crescente marginalizzazione e ora viene vista anche come un ostacolo alle politiche di sostegno demografico. Più che una persecuzione omofobica, la vicenda sembra però rientrare all’interno di un più ampio bisogno del sistema cinese di identificare e monitorare possibili attivisti e forme di aggregazione potenzialmente operanti al di fuori della linea del Partito. Le minoranze, comprese quelle etniche, sono percepite come un possibile rischio: vanno private della loro componente associativa e dotate in maniera eterodiretta delle corrette «caratteristiche cinesi».
Tra i gruppi presi di mira sono entrati anche i milioni di fan e follower delle star del cinema e della televisione. La Commissione centrale per l’ispezione disciplinare ha annunciato di voler mettere ordine alla «caotica» industria dell’entertainment, colpendo le abitudini «malsane» che «instillano valori scorretti» nei giovani. Uno sforzo che rientra in un vasto programma di salvaguardia della sicurezza politica e ideologica del mondo digitale. Qualche settimana fa, gli ammiratori di Kris Wu avevano annunciato un piano per farlo evadere dal carcere, dopo che il cantante sinocanadese era stato arrestato per l’accusa di stupro. Campanello d’allarme per le autorità, che hanno avviato un giro di vite sui fan club online, percepiti come possibili rischi per la sicurezza. Sono già stati cancellati 150 mila post, 4 mila account e 1300 gruppi, mentre sono state rimosse 39 app. Azione recepita dalla piattaforma di video streaming iQiyi, che ha cancellato tutte le "idol competition", programmi in cui le star si sfidano per conquistare i voti degli utenti. Stop anche alla terza stagione del popolarissimo talent show Youth with You.
Tutto ciò che prevede la partecipazione attiva degli spettatori e tutti coloro in grado di attrarre le simpatie di masse di fan sono coinvolti in una «campagna di rettificazione» nella quale la fama deve essere accompagnata dal patriottismo. Nell’epoca della «prosperità comune» non esiste tolleranza per le paghe eccessive e, ovviamente, per l’evasione fiscale. La popolare attrice Zheng Shuang è stata condannata a una multa da 46 milioni di dollari per il mancato pagamento di tasse sui suoi compensi. Nei mesi scorsi era già finita nei radar del governo dopo aver avuto due figli negli Stati Uniti tramite la maternità surrogata, pratica proibita in Cina.
Il nome di un’altra star del grande schermo, Zhao Wei, è stato invece bannato da tutte le piattaforme in cui appaiono film e drammi televisivi nei quali ha recitato. Non sono state fornite spiegazioni, ma potrebbe esserci un collegamento col suo rapporti privilegiato con Jack Ma, il fondatore di Alibaba caduto in disgrazia negli ultimi mesi. Zhao, tra le altre cose ex ambasciatrice di Fendi in Cina, e il marito avevano comprato anni fa quote di Alibaba Pictures. Di questi tempi, essere considerati vicini a Ma non è certo un vantaggio, come ha scoperto a sue spese Zhou Jiangyong. Il capo del Partito di Hangzhou, la città natale di Alibaba, è finito sotto indagine per corruzione contestualmente alla richiesta delle autorità centrali ai funzionari di tutti i livelli di interrompere qualsiasi rapporto con le imprese private in grado di rappresentare un conflitto di interesse. Ant Group ha smentito qualsiasi coinvolgimento ma sui media circola la voce che Ant Financial possieda poco meno del 15% di una compagnia guidata dal fratello minore di Zhou.
Le celebrità sono chiamate a essere dei buoni esempi. Il noto attore Zheng Zhehan è diventato vittima di un boicottaggio dopo che sui social è circolata una sua foto del 2018 in cui si trovava davanti al Santuario di Yasukuni a Tokyo. L’edificio shintoista è dedicato a chi è morto servendo l’Impero giapponese, comprese 1068 persone condannate per crimini di guerra. Diversi brand hanno interrotto i contratti di collaborazione con Zheng. Non mostrare amore per la patria non è una possibilità.