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 2021  agosto 30 Lunedì calendario

Per tre italiani su quattro torna la fiducia nel Papa

Papa Francesco sta attraversando un momento difficile. Per motivi di salute, anzitutto. Di recente, infatti, ha subìto un’operazione impegnativa, al Policlinico Gemelli di Roma. Così, durante la lettura ai parlamentari cattolici, tenuta nei giorni scorsi in Vaticano, è rimasto seduto. E si è scusato, per questo. Inoltre, nel prossimo dicembre compirà 85 anni. Il predecessore, Joseph Ratzinger, Papa Benedetto XVI, ne aveva solo uno di più quando, nel 2013, decise di rinunciare al suo ruolo. Perché gli mancavano le necessarie energie spirituali. E fisiche.
Così, si sono diffuse voci circa una possibile rinuncia di Papa Francesco. Anch’egli, cioè, potrebbe “dimettersi”, per affidare la Chiesa a una guida autorevole, ma più solida. “In salute”.Tuttavia, questa svolta improvvisa potrebbe determinare conseguenze non prevedibili. Per la Chiesa e non solo. Anzitutto, perché si definirebbe uno scenario senza prospettive chiare. Anche nell’immediato. Una Chiesa con tre Papi, due “emeriti” accanto a uno “effettivo”, perderebbe “senso”. Perché ridimensionerebbe l’autorità di una figura che deve essere e restare “unica”. Testimone e riferimento per chi crede. Per chi ha “fede”. E non solo. Potrebbe, infatti, indebolire la “fiducia” nella Chiesa e verso chi la guida. E la “fiducia” è una variante, per quanto relativa, della “fede”.
Peraltro, Papa Francesco non appare in procinto di uscire di scena. E neppure di spostarsi altrove. Divenire “emerito”. “Autorevole”, ma privo di “autorità”. Lo dimostrano alcune iniziative recenti. Anzitutto, il decreto che prevede un limite di 10 anni per coloro che guidano movimenti e associazioni riconosciuti dalla Chiesa. Per evitare personalismi e “chiusure”. E lo conferma l’attenzione del Pontefice verso gli avvenimenti tragici che hanno coinvolto (in qualche misura: travolto) l’Afghanistan. Insomma, Papa Francesco non ha l’atteggiamento di chi ha intenzione di mettersi da parte. In tempi rapidi. Ma c’è un’altra “ragionevole ragione” che renderebbe “poco ragionevoli” le sue dimissioni. Riguarda la sua popolarità. Che appare in sensibile ripresa, negli ultimi due anni.
Attualmente, infatti, 3 italiani su 4 (secondo un recente sondaggio condotto da Demos) esprimono fiducia nei suoi riguardi. Si tratta del dato più alto registrato dal 2017. Molto più elevato rispetto a quello verso la Chiesa. Stabile, poco sopra il 40%.
Certo, il consenso espresso al momento della sua elezione sfiorava l’unanimità (quasi il 90%). Ma era condizionato – e amplificato – dalla novità. L’arrivo di una figura diversa, per immagine, stile e linguaggio, rispetto a chi l’aveva preceduto. Tuttavia, la popolarità di Papa Francesco è scesa in modo significativo dopo il 2016, quando, dall’82% è calata al 72%, nel 2018. Questo ridimensionamento dipende da alcune ragioni. Dettate, in parte, dagli scandali finanziari che hanno determinato le dimissioni imposte dal Papa stesso al Cardinale Giovanni Angelo Becciu. Per anni suo collaboratore.
Ma al declino del consenso verso il Papa ha contribuito anche il costante sostegno espresso a favore dei “poveri del mondo”. In particolare, verso gli immigrati, che premono ai nostri confini. E danno un volto alle nostre paure. Oggi il timore suscitato da questo tema, rispetto a qualche anno fa, è stato ri-dimensionato dalla principale, se non unica, minaccia che ci inquieta. Il Virus. Che non ha confini. E si riproduce e diffonde tra noi.
Così la fiducia nei confronti di Papa Francesco è risalita in misura rilevante. Di circa 10 punti, negli ultimi due anni. Molto più rispetto alla Chiesa. Si tratta di un orientamento trasversale. Perché supera le differenze di “fede”. Religiosa. E politica.
Fra coloro che si dichiarano cattolici “praticanti” assidui, infatti, la fiducia verso Papa Francesco è pressoché totale. Oltre il 90%. Ma è (largamente) maggioritaria anche fra i “saltuari” (82%) e (seppure di poco: 52%) fra i “non praticanti”. A conferma di un “Dialogo fra credenti e non credenti” sottolineato da Eugenio Scalfari. In diverse occasioni.
La fiducia verso Papa Francesco si conferma trasversale in prospettiva politica. D’altronde, le “fratture” di un tempo sono cadute insieme al “muro”. La fiducia verso il Papa, infatti, supera il 90% fra gli elettori del Pd e di Forza Italia. Ma appare elevatissima presso la base del M5S. E ampia – seppure più bassa – anche fra chi vota per la Lega e per i FdI. A differenza della Chiesa, apprezzata in misura molto minore. Maggioritaria solo fra chi vota per il Pd.
Come abbiamo già osservato in passato, dunque, si ripropone la tendenza osservata in politica. Dove la “personalizzazione” costituisce il tratto dominante. Così avviene nella Chiesa, dove la figura di Papa Francesco è divenuta determinante. Per questo è difficile pensare che possa “dimettersi” ora. Perché provocherebbe conseguenze pesanti sulla “fede” nella “sua” Chiesa.