Questo sito utilizza cookies tecnici (propri e di terze parti) come anche cookie di profilazione (di terze parti) sia per proprie necessità funzionali, sia per inviarti messaggi pubblicitari in linea con tue preferenze. Per saperne di più o per negare il consenso all'uso dei cookie di profilazione clicca qui. Scorrendo questa pagina, cliccando su un link o proseguendo la navigazione in altra maniera, acconsenti all'uso dei cookie Ok, accetto

 2021  agosto 29 Domenica calendario

Certi allenatori e le solite mancate verità

«Abbiamo troppa fantasia e se diciamo una bugia è una mancata verità, che prima o poi succederà», parole di Fiorella Mannoia. La canzone è Quello che le donne non dicono. Andrebbe messa in sottofondo alle conferenze stampa degli allenatori di calcio, per capire quello che (non) dicono. Allegri, una settimana fa: «Ronaldo mi ha detto che resta alla Juve» (fa errori di ortografia anche a voce?). Sarri, in contemporanea: «Correa non è pronto per giocare» (per la Lazio no, per l’Inter abbastanza). Simone Inzaghi, poco dopo l’arrivo ad Appiano Gentile: «Con Lukaku ho parlato tanto, vogliamo realizzare i sogni dei tifosi» (quali, quelli del Chelsea? Davvero poi è «rimasto spiazzato»? Pensava che Conte fosse andato via perché gli vendevano Pinamonti?).
È un gioco delle parti, certo. Una recita settimanale: va in scena la conferenza stampa, su il sipario, mister. Sopperisce al bisogno di titoli di giornali e siti, al minutaggio mancante dei notiziari. Alle rappresentazioni vengono inviati, con i giornalisti, esegeti ad personam, traduttori simultanei dallo spallettese all’italiano, esperti di linguaggio del corpo capaci di capire se il sorriso di Sinisa è pacifico o assassino, decrittatori del messaggio incartato nell’ovvio. A ciascuno il suo ruolo. Il diligente cronista chiede ad Ancelotti se arriva Mbappé e quello distende il sopracciglio: «Domanda strana, non me l’aspettavo». Poi via con la raffica di banalità: decide il club, certo la rosa è fantastica, ma lui è un gran giocatore. Qualcuno traduce: cabrones, si estoy aquì è perché me l’han prometido. Per molti sono 15 minuti di istrionismo e popolarità, per altrettanti una sofferenza contrattuale a cui manderebbero un sosia o dove portano qualche giocatore come scudo umano. Qualcuno guarda l’addetto stampa come Conte guardò Di Maio («Questo posso dirlo?»), altri stracciano il copione e vedi il custode prendere il cellulare e lanciare l’allarme.
Basta una mezza verità a stupire l’uditorio. È un’improvvisazione che rompe il patto tra la società e il mister, un’onda anomala nel mar della comunicazione. Juric, lo spaesato: «Non mi aspettavo i tagli di Cairo». Ma dai, che se ne diceva a Papalla? C’è chi ha decodificato: preannuncio di dimissioni. Davvero? «È difficile spiegare certe giornate amare, lascia stare…ma non saremo stanche neanche quando ti diremo ancora un altro sì». Si prepari, Juric, se resta, con il calcio femminile su La7, il presidente potrebbe chiederle di schierare, per esigenze pubblicitarie, una squadra mista. Poi vediamo come ce la racconta.