la Repubblica, 29 agosto 2021
Nella mente di un No-Vax
Nel fronteggiare il complottismo che aleggia sulla pandemia, chi si sforza di argomentare, di esporre fatti, viene preso per agente segreto del complotto stesso. A buon diritto Emmanuel Macron, anzi lui e tutti i democratici, sono impensieriti dall’escalation di movimenti complottisti che invitano alla disobbedienza civile. Detto questo, se si ha intenzione di convincere qualcuno, conta di più capire la struttura psicologica che sorregge il suo pensiero, anziché coprirlo d’insulti o di grandi discorsi.
Sono numerose le persone fortemente convinte che «ci stiano mentendo», che i morti per Covid siano molti meno di quanto si dica o che, addirittura, il virus non sia altro che un’invenzione di chi è al potere e vuole imporre ai popoli misure liberticide, come ha affermato il filosofo Giorgio Agamben. È evidente che le contraddizioni dei nostri governanti, in un primo momento contrari e poi favorevoli al green pass, sommate a un’applicazione tardiva del provvedimento avvenuta nel bel mezzo delle vacanze estive, non hanno certo giovato.
Resta però il fatto che, al di là di una serie di domande legittime, a volte esiste anche una struttura paranoica impossibile da controllare razionalmente. Nel fronteggiare il complottismo che aleggia sulla pandemia, quanto più si tenta di argomentare, di esporre fatti, tanto più si viene scambiati per agenti segreti del complotto stesso. Per fortuna la maggioranza dei cittadini non si lascia abbindolare e ha a cuore sia se stessa che gli altri, ed è quindi pienamente consapevole della realtà di un virus che ha già causato la morte a più di 4 milioni di persone in tutto il mondo.
Quando studiavo psicologia all’università (non venivo dall’ École Normale Supérieure, anzi, non avevo nemmeno tentato l’esame di selezione, e mi ero convinto che non mi avrebbero mai ammesso agli studi di filosofia; così, per puro caso, mi sono iscritto a psicologia...), uno psichiatra che ammiravo per intelligenza e abilità pedagogica ci impartì un corso magnifico di psicopatologia. Era il professor Hanus, e ci raccontò una storiella per farci capire la differenza tra psicosi e nevrosi.
Lo psicotico, diceva, è qualcuno che si allontana dalla realtà e inizia a delirare. A differenza dalla nevrosi, che si manifesta attraverso altri sintomi, è il delirio la principale caratteristica di una psicosi. Lo psicotico è colui che sostiene che «due più due fa cinque». Se proviamo a contraddirlo ci identificherà subito come nemici, e se insistiamo penserà che siamo coinvolti nella congiura ordita a suo danno. Ho conosciuto una signora convinta che Topolino abitasse nel lavello della sua cucina, ci raccontò il professore. Avevo cercato di farla ragionare: «Signora, lo sa, vero, che Topolino non esiste e che, in ogni caso, non potrebbe vivere nelle tubature di un lavello...». La signora giunse alla conclusione che io ero senz’altro complice di Topolino.
Anche la persona affetta da nevrosi, esattamente come lo psicotico, crede che due più due faccia cinque ma, specificava il professore, a differenza dello psicotico «questa faccenda lo disturba e il fatto di sentirsi scomodo è segno che sa che si sta sbagliando, quindi non ha ancora perso contatto con la realtà». I grandi nevrotici, infatti, spesso provano una specie di vergogna, si sforzano di nascondere agli altri i loro sintomi. Non delirano, sono consapevoli del loro comportamento fuori della norma, ma nessuna spiegazione plausibile riesce a convincerli, tanta è la potenza della rimozione e della riluttanza. Uno psichiatra tedesco ha riassunto con grazia, ma anche con notevole rigore, questi comportamenti: «Il nevrotico costruisce castelli in aria, lo psicotico li abita e lo psichiatra ne riscuote l’affitto!».Questa divertente descrizione di un singolare ménage à trois ci permette di capire due elementi essenziali a cui i nostri governanti dovrebbero ispirarsi, quando si rivolgono ai cittadini: in uno Stato di diritto ogni decisione del governo è ratificata da entrambe le Camere, e quindi è puro delirio continuare a parlare di «dittatura sanitaria», ma si dovrebbe tener conto del fatto che le inclinazioni paranoiche non sono una questione d’intelligenza.
Ed è per questo che persone colte, spesso addirittura prestigiosi intellettuali, si asserragliano in una logica complottista; in questo tipo di situazioni, per convincere chi non è ancora convinto, i nostri politici farebbero meglio a cedere la parola a personalità che ispirano vera fiducia – magari grandi simboli dello sport, o del mondo dell’arte o di qualsiasi altro campo, eccetto la politica – anziché salire pomposamente in cattedra a far lezione a dei manifestanti che nessun argomento razionale potrà mai convincere che l’unico nemico delle nostre libertà non è il vaccino, e non è nemmeno il green pass, ma il virus.Esiste una forma paranoica impossibile da controllare razionalmente Il governo decide, le Camere ratificano È puro delirio parlare ancora di dittatura sanitaria.
(©Le Figaro/Lena – Leading European newspaper Alliance)