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 2021  agosto 28 Sabato calendario

Il segreto di Sofia Goggia

tanca, serena, determinata. Dopo l’allenamento da fachiro in palestra, Sofia Goggia si concede cena e relax. Il premio per una dura giornata di lavoro. La regina prepara il rientro miscelando emozioni intense e cura certosina di quel suo invidiabile patrimonio di risorse fisiche e mentali. Per la campionessa di sci alpino la passata stagione, iniziata alla grande, è diventata un calvario a causa di una banale caduta sulla pista turistica di Garmisch il 31 gennaio. La lesione al ginocchio destro le negò i Mondiali di Cortina, a cui teneva particolarmente. Amarezza compensata poi dalla Coppa del mondo di discesa, trofeo vinto grazie ai successi accumulati nella prima parte della stagione agonistica.
La nostra donna-jet, affascinante mix di doti fisiche e intellettuali, ironica e pungente, ama la pittura di Van Gogh, divora libri e saggi, è una tosta, una che non si arrende mai. La sua storia è un concentrato di grandi rinascite e di rivincite clamorose, come quella che sta preparando ora, senza trascurare il minimo dettaglio. Dopo gli infortuni è sempre tornata più forte, e a 28 anni, l’erede della fuoriclasse americana Lindsey Vonn, sua grande amica, ha ancora molto da dare e tanti obiettivi da centrare. Classe e determinazione compongono il suo Dna e nulla sembra proibito. E poi c’è l’onda lunga di un’estate trionfale per lo sport tricolore, una spinta in più per chi queste inebrianti emozioni le ha già vissute. Nel suo palmares compaiono due coppe del Mondo di discesa libera (2018 e 2021) e due medaglie iridate ma soprattutto l’oro olimpico della libera conquistato alle Olimpiadi invernali di Pyeongchang. Impresa storica.
Sofia Goggia si racconta aprendo l’album dei ricordi e accompagnandoci nel suo mondo di calcolate certezze, svelando l’anima di quelle risorse interiori che da sempre la spingono in alto. «Le medaglie di questa splendida Italia alle Olimpiadi di Tokyo mi hanno caricato di energia e dato più consapevolezza. E mi hanno fatto tornare indietro di tre anni, a quando ho vinto l’oro olimpico in discesa ai Giochi invernali di Pyeongchang nel 2018. Ho aperto il cassetto dei ricordi rivivendo i miei momenti magici. Uno dei più belli è il flashback della premiazione, non posso dimenticare la gratitudine profonda che ho provato quando sul podio mi hanno messo al collo quell’oro vinto nella libera».
L’azzurra si è immedesimata nelle imprese recenti che hanno issato il tricolore e fatto squillare l’Inno di Mameli. «È stato bellissimo rivivere momenti così intensi grazie alle magie di altri atleti. Ho seguito le gare, anche se il fuso orario mi ha costretto a tour de force pesanti. Ero in ritiro con la squadra a Les Deux Alpes, il ghiacciaio francese dove siamo tornate in pista dopo la pausa estiva, e mi svegliavo alle tre di notte per seguire le gare di nuoto, poi alle cinque dovevo alzarmi per l’allenamento. Però non volevo perdermi neppure un minuto di questo evento così esaltante». La tv è stata una potente calamita. «Tokyo è stata una full immersion di emozioni. Vincere l’Olimpiade è qualcosa di talmente grande, un concetto talmente puro, che ti resta dentro per sempre. Quando penso a quella intensità emotiva, l’occhio cade sulla mia medaglia d’oro, quella della Corea. La vedo lì, a casa mia, è magnifica, vera, e resterà per sempre. Forse non sono ancora riuscita a metabolizzare ciò che ho fatto. Secondo me non c’è nulla di paragonabile all’immensità dei Giochi. E anche se vinci la Coppa del Mondo generale, nulla può competere con la bellezza e la forza di una medaglia a cinque cerchi, il sogno della vita di ogni atleta».
Non solo Tamberi e Jacobs. «Ho tifato per Paltrinieri e mi sono ritrovata a urlare come una matta sul divano dell’hotel per la magia del gesto atletico di Filippo Tortu nella 4x100, gara spettacolare e di rara intensità. Lo davano per finito, invece è stato l’asso della squadra nella gara più amata dagli italiani. Ha scritto una bellissima pagina di sport con quel suo sprint imprevedibile».
C’è un’attrazione fatale tra Goggia e i Giochi. Un concentrato di adrenalina pura che già spalanca nuovi orizzonti. «Spenta la fiaccola di Tokyo, tra pochi mesi, a febbraio 2022, tocca a noi, i protagonisti degli sport invernali. La Cina ospiterà i Giochi a Pechino. E si sa, per l’Estremo Oriente ho una passione speciale. Difendo la medaglia d’oro nella velocità. Sto lavorando con il massimo impegno, in palestra, sugli sci e anche con la mountain bike. Seguo il mio programma e il traguardo è sciare il più veloce possibile. Come sempre. Ho un sogno, riconfermarmi in discesa, ma voglio anche migliorare in supergigante e mettere in pista tutte le mie risorse nel gigante. Purtroppo a causa del Covid è saltata la trasferta in Argentina, là sono in lockdown. Peccato, perché a Ushuaia c’è un’atmosfera particolare che ti consente di staccare dal mondo e lavorare con grande intensità sulla neve. Dovremo ripiegare su un piano B, come abbiamo già fatto l’anno scorso».
Il segreto di Sofia è alzare sempre l’asticella. Mai accontentarsi. «L’obiettivo che voglio raggiungere è trovare costanza nel rendimento. Ecco, essere veloce e costante: si vince così. La preparazione fisica procede al meglio e quella mentale dà ottimi frutti».
Lei ha sempre curato in modo maniacale l’influenza del cervello sul fattore atletico. Un rapporto che mette in crisi tanti atleti e che mette in campo altrettanti specialisti. Ma Goggia non cerca aiuti, ha una collaudata ricetta personale. «Un mental coach? No, grazie. Non fa per me. Io sono la mental coach di me stessa. Ho trovato l’equilibrio perfetto ormai da due anni, da quando sono seguita da una psicoterapeuta che mi permette di lavorare a un livello più profondo. Ho rimodellato delle falle emozionali con le quali tutti noi cresciamo. Per disossare scleri mentali molto radicati, sto facendo quel percorso ed è positivo. Quando raggiungo il mio livello di serenità e di benessere vado più veloce e il livello del mio rendimento sale. Ho notato che quando sto bene dentro mi sento libera dai mille condizionamenti che la vita e la società ti impongono e così mi esprimo meglio. Anche se per la verità io mi esprimo sempre! Ma ora sto raggiungendo un alto livello di consapevolezza. Il benessere mentale è più importante di ogni medaglia e per essere la più grande devi avere cura di te stessa. È una formula che ho già sperimentato, quando sto bene vado forte in gara».
Grande attenzione, naturalmente, è dedicata all’alimentazione. «Nello stato psicofisico di un’atleta ricopre un ruolo importante. Da anni mi affido alla mia nutrizionista, Luisa Finotti. In realtà mangio di tutto ma seguo la sua regola ferrea: “colazione da re, pranzo da principe e cena da povero”. Bella ehh? La mattina mi concedo di tutto, oltre a caffè e due fette di pane e miele anche banane o fichi. Poi proteine, alterno uova e fette di tacchino. A metà mattina lo spuntino con frutta o proteine, poi pranzo con verdure e legumi. A metà pomeriggio una mela, e alla sera solo verdure. Non metto mai carboidrati in corpo dopo le 17. I miei cibi preferiti? Il sushi, carne e pesce, tutto in realtà. Poi, ovvio, se vado a cena una sera mi concedo di più, anche un po’ di vino, e compenso il giorno dopo». La lettura è uno dei grandi amori di Sofia. «In questo periodo sono molto calma, in pace con me stessa. Durante l’estate ho letto romanzi leggeri, ora sto leggendo il libro “È molto semplice” di Massimiliano Allegri, tutto molto tranquillo, sono in un momento così. Con l’età si diventa saggi...».
Arricchita da questa serenità interiore, la stella azzurra prepara il debutto agonistico. L’Italia rosa è cresciuta molto intorno a lei, sono arrivati successi entusiasmanti grazie alle imprese di Federica Brignone (che ha vinto la coppa del Mondo generale) e Marta Bassino (una coppa del mondo di gigante e oro mondiale nello slalom parallelo). Ma c’è anche qualche inquietudine all’interno del gruppo, ad esempio la volontà annunciata dalla Brignone di utilizzare come allenatore il fratello Davide («Ho bisogno di punti fermi e lui è uno di questi, pazienza se qualcuno non lo capisce»). Goggia è l’ambasciatrice e la più esperta: tocca a lei smussare gli spigoli. «La forza dell’Italia rosa dello sci è la squadra. Ne sono fermamente convinta. Noi tre, io Federica e Marta, abbiamo vinto così, con la forza del collettivo. Certo è come mettere tre cavalli di razza in un recinto, si spingono uno con l’altro. E poi sono fondamentali tecnici competenti, nel nostro caso nessuno meglio di Gianluca Rulfi, il coach che prima di noi ragazze aveva portato in alto la squadra maschile. Solo lui poteva ottenere risultati così prestigiosi. Questo è il nostro segreto. Distruggere un meccanismo così perfetto sarebbe folle».