Avvenire, 28 agosto 2021
Boom mondiale del mattone
Se c’è un mercato che a livello globale non ha risentito negativamente dell’effetto Covid è sicuramente quello immobiliare. Al contrario di quanto si potesse immaginare ai tempi dello scoppio della pandemia, i lockdown e il rallentamento (o in alcuni casi il fermo) di tante attività economiche non hanno intaccato il valore del mattone. Anzi, paradossalmente, l’aumento del tempo trascorso in casa ha avuto l’effetto opposto. Anche l’impossibilità di mangiare al ristorante per mesi e mesi e di prenotare viaggi, riducendo il campo delle opportunità di spesa, sono fattori che hanno contribuito. Risultato? La compravendita di case è stata la principale valvola di sfogo della ricchezza accumulata dalle famiglie nell’ultimo anno e mezzo. I prezzi delle abitazioni sono cresciuti praticamente ovunque. Nel primo trimestre dell’anno l’aumento mondiale è stato del 7,3%. Si tratta dell’impennata più rapida registrata dalla fine del 2006, secondo uno studio della società di consulenza immobiliare britannica Knight Frank, che ha analizzato il mercato in 56 Paesi. La classifica dell’escalation dei prezzi è guidata dalla Turchia (con un aumento del 32%), seguita dalla Nuova Zelanda (22,1%) e dal Lussemburgo (16,6%). Con i profondi cambiamenti del 2020, si spiega nel report, è stata generata una massiccia rivalutazione dei bisogni abitativi delle persone. Ovviamente incidono anche le condizioni economiche- finanziarie, con i bassi tassi d’interesse che spingono le persone ad accendere i mutui.
Restringendo il campo d’analisi all’Occidente, il trend non cambia. Nel primo trimestre dell’anno, nei Paesi Ocse, il costo delle case è cresciuto del 9,4%. Anche l’Europa non fa eccezione. In base all’European Housing Report 2021 realizzato da RE/MAX Europe l’effervescenza del real estate residenziale è dovuta ai first-time buyers (chi compra casa per la prima volta) e ai move-up buyers (chi compra una casa più grande e più costosa di quella che possiede). Sono diminuite, invece, le operazioni effettuate come investimento e gli acquisti di immobili da mettere a reddito per le difficoltà dettate dal Covid. Ma non sono solo i dati delle compravendite a segnalare il boom: cresce anche il numero di cittadini che sta valutando che cosa fare. Da un sondaggio recente, a partire da marzo 2020, il 30% degli europei ha preso in considerazione l’idea di trasferirsi e il 40% ha in programma di comprare o vendere casa nel corso del 2021. Il 37%, poi, valuta di trasferirsi fuori città, alla ricerca di case più ampie con stanze da adibire a studio o in generale per lo smart working. È scattata una corsa agli spazi, alla ricerca di aree esterne, ma senza che i prezzi delle case nelle grandi città ne risentissero. In Italia, i prezzi mediamente sono saliti dell’1,1% nel primo trimestre 2021, anche se ovviamente si registrano andamenti molto diversi a seconda delle città e delle zone.
Negli Stati Uniti si sta assistendo a un balzo dei prezzi senza precedenti. Gli ultimi dati di luglio segnalano come la vendita di case esistenti abbia battuto le attese, arrivando a sfiorare i 6 milioni rispetto a una previsione di 5,83 milioni. Il prezzo medio di un’abitazione esistente è salito al valore record di 359.900 dollari, con un +17,8% sul 2020. Nonostante non sia passato molto tempo dalla crisi dei mutui subprime, negli Usa la maggioranza degli esperti è convinta che questa volta non ci sia il rischio bolla. In alcuni Paesi tuttavia, dalla Nuova Zelanda al Canada, le autorità si stanno muovendo anche sul piano fiscale per raffreddare l’esuberanza del mercato. In generale, il pericolo più grande è quello del rafforzamento delle diseguglianze. Perché sono le famiglie più ricche il motore di questa ripresa immobiliare, mentre quelle con redditi bassi e i giovani rischiano di doversi spostare a vivere in aree.