Corriere della Sera, 28 agosto 2021
Biografia di Chiara Goretti (capo della segreteria tecnica del Recovery)
Chiara Goretti ha imparato a muoversi in terra d’infedeli da quando nel 1991 mise piede per la prima volta in Senato, in un ruolo che fino al giorno prima non esisteva: economista al servizio della commissione di bilancio del Senato. Era stato Beniamino Andreatta a volere quel posto con un bando di concorso, sicuramente nella speranza di introdurre almeno un po’ di logica economica in uno dei momenti di sbando più profondo della finanza pubblica nella storia repubblicana. Chiara Goretti, fresca di un master di economia all’Università di York dopo una laurea alla Luiss di Roma, aveva passato un anno a casa a studiare diritto costituzionale. E alla fine aveva vinto quel concorso, senza conoscerne ancora tutte le implicazioni. Perché applicare una dose di razionalità finanziaria alla classe politica del crepuscolo della prima repubblica, all’apice della corruzione e della spesa facile, significava passare da alieni. O da nemici.
Sono passati trent’anni e non è detto che a Goretti serva ancora la stessa arte della dissimulazione delle proprie competenze, sviluppata allora per farle meglio valere.
Competenze
L’ esperienza: rendere compatibili obiettivi economici ed esercizio delle istituzioni
Ma adesso che Mario Draghi l’ha nominata coordinatrice della segreteria tecnica del Recovery plan italiano (il Pnrr, nel gergo politico-amministrativo), le tornerà senz’altro utile l’esperienza specifica che ha segnato tutta la sua carriera: rendere compatibili gli obiettivi economici e di finanza pubblica con il funzionamento delle istituzioni, cioè con il sistema democratico. È quel che Goretti ha fatto al servizio di bilancio del Senato, avendo per anni come capo e maestro Paolo De Ioanna (il quale poi sarebbe stato il più stretto collaboratore di Carlo Azeglio Ciampi e Tommaso Padoa-Schioppa al ministero dell’Economia). È quel che Goretti ha fatto poi nel 2013 e 2014 da collaboratrice di Carlo Cottarelli, quando quest’ultimo era commissario alla spending review. Ed è anche ciò che lei fa da anni all’Ufficio parlamentare di bilancio, un’autorità indipendente di controllo della politica economica – prevista dalle norme europee – che i partiti stanno cercando di depotenziare e asfissiare neanche fossimo ancora nel 1991.
Certo anche le altre competenze maturate ai tempi di Andreatta, quelle di galateo istituzionale, potrebbero tornare utili a Goretti adesso che si prenderà cura del Recovery. Perché il suo compito è guidare una struttura di quindici persone incardinata nella Presidenza del Consiglio, il cui mandato non è del tutto chiaro. O meglio lo è in apparenza, secondo la legge: aiutare a risolvere i problemi tecnici che dovessero sorgere nei vari ministeri responsabili dei singoli progetti del Pnrr, mentre il ruolo di coordinamento resta al ministero dell’Economia. Fin qui la teoria. Non è difficile però immaginare che a Palazzo Chigi si speri che la nuova segreteria tecnica, sotto la guida di Goretti, assuma anche funzioni di stimolo e indirizzo nell’esecuzione del piano più complesso della storia repubblicana: una cinquantina di riforme e progetti per oltre duecento miliardi, da realizzare sulla base di un cronoprogramma stringente e controllato ad ogni tappa da Bruxelles. Se questi sono i compiti, in parte ancora non scritti, Chiara Goretti dovrà ricordarsi di quando entrò in Parlamento come funzionaria nel 1991. Perché fra i ministri tecnici del governo Draghi non sarà certo in terra di infedeli, come allora fra i senatori della tarda prima Repubblica. Ma anche adesso dovrà saper conciliare il tatto, nel muoversi fra i grandi ego dei palazzi romani, con l’imperativo di badare al sodo.