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 2021  agosto 28 Sabato calendario

Dentro l’universo no vax

Il nonno di Bill Gates untore della Spagnola. La fuga dall’Afghanistan arma di distrazione di massa dagli imbrogli sul Covid. E, insieme, terapie di antiparassitario per cavalli, diete liquide per guarire «in 48 ore», la guida per ristoranti che non cavillano sul green pass.

Insomma, un vortice di alto e basso, rimedi della nonna e credenze escatologiche sotto il ritornello che dall’America fino a casa nostra ripete «noi, no, non ci fregate!» in faccia ai «sacerdoti dell’ordine economico mondiale», vera, odiatissima Spectre dei No vax. 
L’universo antivaccinista è una vertigine che tutto spiega col Grande Inganno contro l’uomo comune. Ed è anche un posto dove la lite pianta radici nella storia. È lecito dubitare che ne sia consapevole l’intero popolo sceso in piazza quest’estate da Bolzano a Catania contro il «veleno per topi» «che ci rende schiavi della dittatura sanitaria»: fascisti e lunatici, anarcoidi e adepti di QAnon, arruffapopoli o soltanto poveri cittadini confusi al punto da mischiare il lasciapassare verde con la gialla stella imposta agli ebrei. Ma la diatriba tra miracolismo e razionalità è antica e risale ad altre epidemie e ben altri protagonisti, benché la rottura del patto di fiducia sociale sia certamente un frutto intossicato dell’era di Internet, come ricorda Gerald Bronner. 
«Innesto bestiale»: questo pare pensasse, ad esempio, Leone XII del vaccino antivaiolo nel 1824, fino al punto da meritarsi poi dure parole di Croce, dato che il vaiolo ammazzava 400 mila europei l’anno. Ci vuole tuttavia cautela, perché ancora oggi i cattolici insorgono contro la «fake news ante litteram», sostenendo che il Papa si limitò a togliere l’obbligo vaccinale introdotto due anni prima, senza tuttavia vietare la tecnica di Jenner. Qualche decennio dopo, la Societas universa contra vaccinum virus, in una Londra ancora piagata dal morbo, si appellava alla divina provvidenza contro le pratiche mediche. Non troppo diversamente, in fondo, dall’internazionale antivaccinista denunciata ora dal Center for countering digital hate. 
Il mese scorso la ong americana, ripresa dai giornali di mezzo pianeta, ha snocciolato la lista dei «dodici più grossi diffusori mondiali di bufale sui vaccini» (titolo facile, la sporca dozzina). Il 65% della disinformazione totale sulla pandemia è attribuibile a loro, con 59 milioni di follower sulle maggiori piattaforme social: osteopati, psichiatri olistici, tribuni islamisti e, ciliegina, Robert Kennedy jr (i vaccini causano «un’ondata di morti sospette», posta l’attempato rampollo di Bob, senza uno straccio di prova). Per fermare l’uso dell’ivermectina, l’antiparassitario per bestiame propagandato dall’ostetrica Christiane Northrup al posto di Pfizer o Moderna, l’agenzia federale Fda ha dovuto ammonire i cittadini: «Non siete cavalli! Smettetela». Il più prominente della combriccola (tre milioni e mezzo di follower, 100 milioni di dollari di patrimonio), Joseph Mercola, si dichiara perseguitato da Biden e considera «le vaccinazioni obbligatorie parte di un piano per resettare l’economia globale»: il suo articolo sui miracoli terapeutici dell’acqua ossigenata è stato rilanciato su Facebook 4.600 volte. 
Il sistema della disinformazione 
Una ricerca Usa ha individuato 12 diffusori di fake news sul Covid a livello globale. Il 65% della disinformazione è attribuibile a loro 
Non dissimile da quello dell’ong americana è il lavoro sull’Europa del centro di monitoraggio NewsGuard, che lo scorso anno solo per l’Italia ha indicato tra i maggiori diffusori di falsità sul virus lo psichiatra e autoproclamato patriarca Alessandro (Primo) Meluzzi, in testa con 77 mila follower su Twitter, tallonato dal canale ByoBlu di Claudio Messora e dall’immancabile senatore Elio Lannutti, uscito indenne da un processo per aver riesumato la bufala antisemita dei protocolli dei Savi di Sion. 
La responsabilità delle grandi piattaforme, pigre nel fermare il rimbalzo delle menzogne, è sempre più in questione. I coniugi Bollinger, tra i promotori dell’adunata trumpiana del 6 gennaio, sostengono che Bill Gates punti a iniettare a tutti un microchip assieme al vaccino, affermazione che abbiamo spesso riascoltato in Italia. Mentre in Francia spopola Hold-up, il film di Pierre Barnerias che descrive il Covid-19 come un olocausto programmato contro i poveri, noi sembriamo al solito tributari dell’America pure nei deliri. Bill Gates (l’Antictisto di Manhattan, per il fascista Fiore) ossessiona i No vax quanto Soros i sovranisti. Sulle pagine social di qualche giornalista in pensione si può leggere che Frederick Taylor Gates, consigliere dei Rockefeller, è sospettabile, nientemeno, di aver diffuso nel 1918 l’epidemia spagnola tramite vaccini sperimentali tra le truppe americane. Frederick era nonno di Bill. Forse. Perché il meglio del post è nella «possibile rettifica» finale: «Vari lettori mi segnalano che Frederick T. Gates non appare come antenato diretto di Bill Gates. Potrebbe trattarsi di un caso di omonimia». Potrebbe. Ma loro, gli astuti follower, mica ci cascano. Così scorrono i veleni carsici della Rete, «lo scopo dell’epidemia è il Tso di massa: ti devi fare iniettare direttamente in vena i prodotti commercializzati da Bill Gates», e si invoca «un processo di Norimberga» per Gates, Fauci e persino per Figliuolo. 
La percentuale di No vax italiani varia molto a seconda dei sondaggi (quest’estate dal 20% a meno del 10%). Il rischio per i media è sovrastimare un fenomeno causa folclore. E tuttavia è difficile resistere quando Antonio Pappalardo, il generale dei gilet arancioni, sibila sospettoso: «Kabul caduta in pochi giorni è un grande imbroglio! È partito l’ordine: in Italia e in Europa si sono rotti le balle del Covid, bisogna creare il caso Afghanistan». Enrico Montesano ci ha svelato del resto che avevano sparato quattro (4!) vaccini anti-Covid al povero Zingaretti e Miguel Bosé dopo una pluriennale terapia da due grammi di cocaina al giorno s’è detto disintossicato e certo dell’inesistenza del virus. I Cinque Stelle, che dell’avversione per la scienza avevano fatto un brodo di coltura, sono da un pezzo approdati nel Palazzo e dunque considerano reprobi Sara Cunial («è più facile morire uccisi da un asteroide che dal coronavirus») e Davide Barillari, che si punta al braccio una pistola (si spera giocattolo) per simboleggiare la «roulette russa» dei vaccini. 
Gravi ma non seri, gli antivaccinisti nostrani non meriterebbero forse grande attenzione se dietro di loro non s’intuisse un pezzo di società silente. Un sito raccoglie in tutt’Italia imprenditori che «rinunciano espressamente ai documenti sanitari», perché «le persone che non si fanno testare o vaccinare sono segregate»: centinaia di bar, ristoranti, palestre, piscine, uffici dicono «no a questa discriminazione disumana» aderendo a una sorta di guida semiclandestina. Qualcosa è sceso pe’ li rami fino al garzone dell’angolo, da un discorso pubblico nel quale Vittorio Sgarbi si doleva che si fosse «sostituito Dio con il vaccino» e che ricorda un po’ l’affidamento alla provvidenza contro il vaiolo. Capita tuttavia che la provvidenza talvolta si distragga. Così, specie nelle campagne, i sudditi di Leone XII si distrassero a loro volta, smettendo di vaccinarsi. L’effetto furono due epidemie e cataste di morti nei dieci anni successivi.