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 2021  agosto 28 Sabato calendario

Ronaldo alla Juventus è stato un brutto affare

La Borsa aveva celebrato a suon di rialzi lo sbarco a Torino di Cristiano Ronaldo nell’estate del 2018. La Borsa plaude (tiepidamente) all’addio del campione portoghese che ieri è volato a Manchester sponda United, che in extremis ha superato il City.
Una parabola, quella del titolo bianconero quotato a Piazza Affari, che ha seguito l’ascesa di CR7 e la sua progressiva normalizzazione, in un triennio funestato dalla pandemia e caratterizzato dal mancato successo a livello europeo. Quella Champions che era il target principale dell’operazione e la cui mancata conquista ha pesato anche sul bilancio economico dell’ingaggio di Ronaldo. Da luglio 2018 a luglio 2019 le azioni della Juventus erano cresciute di quasi l’80%, da 0,85 a 1,51 euro. Ieri la società della galassia Exor (che detiene il 63,8% del capitale), che ha varato un aumento di capitale da 400 milioni, ha chiuso le contrattazioni con un +1,23% a 0,78 euro, dopo aver toccato un massimo di 0,80. Un ritorno al passato dunque. 
L’acquisto di CR7 rappresentava una scelta oggettivamente rischiosa. Tracciarne un rendiconto preciso è peraltro complesso, poiché non ci sono state in questo triennio quelle condizioni normali dentro le quali sarebbe stato possibile misurare le performace economiche in modo plausibile. Tuttavia è possibile fare dei ragionamenti prudenziali basati su alcuni risultati economici. Anticipando le conclusioni, si può dire che la Juventus vincendo almeno una Champions nel quadriennio ronaldiano avrebbe potuto addirittura chiudere in attivo l’operazione. Ma anche senza un successo in Champions, in un mondo senza pandemia, il disavanzo dell’affare sarebbe stato accettabile, anche alla luce degli effetti positivi nel medio-lungo termine per il brand Juventus. Con il materializzarsi dello scenario peggiore, invece, l’operazione si è rivelata nettamente deficitaria. 
Sul piano sportivo la bacheca della Juve in questo periodo si è arricchita di due scudetti, due Supercoppe italiane e una Coppa Italia, ma in Europa il club non è mai andato oltre i quarti di finale nel 2019. Un flop anche monetario, aggravato da alcune scelte effettuate dal management sportivo che hanno appesantito i conti senza potenziare la rosa. In particolare con l’inserimento in organico dei cosiddetti “parametri zero”: Emre Can, Rabiot e Ramsey. Essendo arrivati da svincolati, il cartellino è costato zero, ma gli oneri accessori complessivi per i tre acquisti hanno superato i 20 milioni (a favore dei procuratori), a cui aggiungere circa 30 milioni di stipendi lordi per i calciatori. 
Soffermandosi sui conti relativi a Ronaldo, l’impegno che la Juventus avrebbe dovuto sostenere nel quadriennio per il cinque volte Pallone d’oro si sarebbe dovuto aggirare sui 360 milioni (90 a stagione tra stipendio, tasse e l’ammortamento di 29 milioni). L’arrivo di Ronaldo a Torino, d’altro canto, ha assicurato ricavi strutturali aggiuntivi già dal primo anno. Il club bianconero infatti ha registrato nel 2019 un incremento di oltre 50 milioni grazie agli sponsor (con i rinnovi di Adidas e Jeep, l’intesa con Allianz sui naming rights dello stadio e l’accordo con Cygames). Inoltre nel primo anno di CR7, i ricavi da gare sono aumentati di 14 milioni e quelli da merchandising di 16. Senza la pandemia, che ha quasi azzerato questi ultimi surplus, la Juventus avrebbe potuto incassato complessivamente tra i 250 e i 300 milioni in più nei quattro anni di contratto di Ronaldo. Certo non tutti accreditabili a Cr7, ma l’effetto Ronaldo (e del suo seguito social) pare inconfutabile per gran parte di questi proventi. Una vittoria in Champions o comunque risultati migliori di quelli raggiunti e altri incrementi delle performance economiche legate ad area commerciale, diritti tv e stadio avrebbero potuto ulteriormente migliorare la situazione. Avrebbero, per l’appunto. Perché il Covid-19 ha cambiato le carte in tavole e perché Ronaldo ha deciso di dire addio all’Italia con un anno d’anticipo. Una scelta presa nonostante sul piano fiscale vi fossero delle agevolazioni, in caso di permanenza nel nostro Paese. Il trasferimento lo porterà a perderle dal 2022 (la cessione ad agosto glieli garantisce per il 2021). Dopo un anno e mezzo di confronto con l’Agenzia delle Entrate sul perimetro dei redditi esteri su cui applicare tali benefici (100mila euro di forfait annuale), l’esito del ruling non è stato evidentemente così soddisfacente da indurlo a restare. A Torino l’addio anticipato di CR7 libera circa 60 milioni sul monte ingaggi (ritenute Irpef incluse) e con l’indennizzo da circa 29 milioni versato dallo United si è evitata la beffa di una minusvalenza.