Il Messaggero, 28 agosto 2021
L’amore tra l’architetto e Margherita d’Austria
Lei, una delle nobildonne più celebri del Cinquecento. Lui, inventore visionario, esploratore, avventuriero. Lei figlia illegittima di Imperatore, quel Carlo V sul cui impero non tramontava mai il sole, lui erede di un’umile famiglia di artigiani del legno di Bologna. In un altro mondo sarebbero stati soltanto Margherita e Francesco, amanti uniti dal gusto del bello e delle anticaglie, appassionati di leggende e di storie di spiriti, di quelle da leggere col fiato sospeso, alla luce della lanterna. Ma il loro mondo era un altro, quello in subbuglio del Cinquecento, un secolo squassato dalle lotte di religione, dominato da intrighi e alleanze, che solo per caso unì il destino della Madama Margherita D’Austria a quello del capitano Francesco De Marchi. Un sodalizio appena accennato nelle pagine dei libri di storia, in cui De Marchi appare come semplice architetto militare al servizio della famiglia di lei (prima i Medici, poi i Farnese), ma che nasconde una vicenda molto più complessa, su cui farà presto luce un film documentario, L’Architetto e Margarita, in produzione per Film Kairos e girato tra Lazio, Abruzzo e Fiandre.
LA RICERCA
Scritto da Alberto Pinelli e Cecilia Calvi, sulla base di documenti ufficiali fra cui «un centinaio di lettere che De Marchi inviò alla sua Madama», il film esplora il complesso rapporto tra i due personaggi storici, «legati da un sentimento profondo, sincero – dice Pinelli – e mai del tutto chiarito». Amante dell’avventura e poeta autodidatta, De Marchi era approdato alla corte di Margherita già trentenne e padre di due figli – Antonio e Cleopatra, avuti da una gentildonna che non volle mai sposare – al servizio del marito di lei, lo sregolato Alessandro De Medici, cui Margherita era stata data in sposa giovanissima. Brillante e abile con le parole, De Marchi si fece apprezzare per le sue acute cronache di corte e per le imprese estreme in cui si cimentava con spirito da pioniere. La prima, il 15 luglio del 1535, fu l’immersione nel lago di Nemi, alla ricerca delle mitiche navi di Caligola, realizzata per mezzo di scafandri sperimentali su modello di Leonardo Da Vinci.
LE IMPRESE
Fu la prima delle avventure incredibili che l’architetto dedicò a Margherita, allora poco più che una bambina, ma che lo ricompensò tenendolo a servizio anche dopo l’assassinio del marito – avvenuta appena un anno dopo il matrimonio. A Roma, dove la nobildonna prese residenza nel palazzo che porta ancora il suo nome (Palazzo Madama, appunto, ma anche Villa Madama, sempre a Roma), Margherita fu data in sposa all’appena quindicenne Ottavio Farnese, nipote del Papa, da lei talmente detestato da presentarsi in abito nero alle nozze. In quegli anni De Marchi viaggiò molto, al seguito di Margherita – che cercava ogni scusa per allontanarsi dal marito, con il quale non intendeva consumare il matrimonio – ma anche da solo, esplorando e cartografando gli appennini abruzzesi. In omaggio a Margherita, le mappe riportano da allora i nomi delle Montagne della Duchessa e del lago della Duchessa, da lui esplorati mentre la donna esercitava la sua autorità di Governatrice dei Paesi Bassi.
CHIACCHIERE
Quando Margherita fece finalmente ritorno nei feudi italiani, nel 1569, fu accolta da De Marchi con una gioia che l’uomo non riuscì a trattenere nelle sue cronache, e che suscitò più di un chiacchiericcio negli ambienti romani: «Sua Altezza sta così sana e così bella e allegra come non la si è vista da molti anni», scriveva nel 1572. Un anno dopo, sempre per Margherita, De Marchi tentò la sua impresa più famosa, la scalata del Gran Sasso: fu il primo uomo a compiere l’impresa, a 68 anni, nell’agosto 1573. Sarebbe morto appena quattro anni dopo – precedendo di poco l’amata – nella città de L’Aquila, dove aveva risieduto a lungo proprio Margherita, nel palazzo che oggi porta il suo nome, Palazzo Margherita, devastato dal terremoto del 2009.