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 2021  agosto 27 Venerdì calendario

«Così Walter Bonatti s’innamorò di mia mamma»

«Dirigere Alessio Boni e Nicole Grimaudo nei luoghi dove Walter e mia madre erano stati felici, è stato come vederli rivivere: un vero scollamento spazio-temporale. Un’emozione forte e bella». Chi racconta queste sensazioni è Stefano Vicario: regista della docufiction Sul tetto del mondo. Walter Bonatti e Rossana Podestà, quella storia la conosce bene, visto che dell’attrice è il figlio maggiore. In onda su Rai1 il 12 settembre e prodotta da Stand by Me, con Boni e Grimaudo nei ruoli dei due protagonisti, Sul tetto del mondo fa rivivere la forza di un rapporto nato tra due che più diversi non si può: lei diva della Hollywood sul Tevere, donna fatale in Elena di Troia e 7 uomini d’oro; lui uno degli uomini che nel 1954 fecero l’impresa del K2, poi esploratore nei luoghi più impervi del pianeta per il settimanale Epoca.
Figlio del produttore e regista Marco Vicario, altra colonna del nostro cinema negli Anni 60 e 70, Stefano è regista come il padre, ma televisivo: ha firmato un’infinità di programmi, serie e fiction tv (I Cesaroni, Che Dio c’aiuti, Licia dolce Licia), un film (Sottovento!) e soprattutto ben sette Festival di Sanremo, mettendo nel conto anche il prossimo.
Racconta persone che fanno parte della sua vita, ma non firma la sceneggiatura. Come è stato essere dentro e fuori un progetto così personale?
«Simona Ercolani me lo ha proposto e mi è subito piaciuto. Non ho partecipato alla sceneggiatura: molta parte ce l’ha la ricostruzione documentaria. Mentre la parte fiction, il loro privato, è costellata di cose mie su di loro» .
Che persone erano?
«Erano due adulti (mia madre 47 anni, Walter 51): con vite strutturate, personalità complesse, un passato agli antipodi. Si sono incontrati nel momento giusto, liberi da altre storie e si sono molto amati, regalandosi una vita che mai avrebbero vissuta: Walter portò mia madre, che non era particolarmente sportiva, nei suoi viaggi in capo al mondo; lei gli diede quella famiglia per cui pareva inadatto e che forse lui mai avrebbe avuta. Si trovò improvvisamente "nonno" di 9 nipotini urlanti e scatenati. Eh, no, non fu facile per lui».
È leggendario il modo in cui si conobbero, complice un’intervista dove la star del cinema disse che, per stare su un’isola deserta, avrebbe scelto Bonatti. Poi lui le scrisse.
«Una buffa lettera dallo stile pomposo e ottocentesco che molto la divertì. Ma anche la stuzzicò. Si telefonarono, si incontrarono a Roma. Lui sbagliò il luogo dell’appuntamento e lei lo trovò per caso: stava litigando con un vigile. "Giri il mondo e ti perdi a Roma?", lo provocò. Mio fratello, che era stato istruito per andare a liberarla da questo sconosciuto, venne sbrigativamente fatto smammare. Fu un colpo di fulmine».
Il primo ricordo di Bonatti?
«Mamma lo portò subito all’Argentario. Un bell’uomo, carismatico, dalla stretta che stritolava. Ricordo gli occhi di mamma: correvano trepidanti tra noi e lui: cosa sarebbe successo? Ma lei era bravissima a mettere insieme i pezzi».
Lei non era più un ragazzino.
«Avevo 26 anni, vivevo una fase incerta: ero come sulle montagne russe quando la cremagliera ti porta in cima e non sai cosa ci sarà dopo».
E ora che cosa l’attende?
«Ora tv: a Roma, regista ancora una volta di Avanti un altro con Bonolis, e a Milano, con Fazio a Che tempo che fa. A ottobre esce, edito dalla Nave di Teseo, Il re degli stracci, un noir con un barbone come protagonista».